Ivano Veccia e la sua pizza “revolution”
di Isabella Puca
Ischia – É appena tornato da un vero e proprio tour enogastronomico che lo ha visto protagonista insieme alla sua pizza, parliamo del giovane Ivano Veccia che ha portato una vera e propria rivoluzione tra impasto e ingredienti al top. Dai piatti del disk jockey a quelli della pizza, il passo per Ivano è stato davvero breve, ma accomunato da una grandissima passione. «L’idea di fare il pizzaiolo mi piaceva sin da piccolo – ci racconta- poi ho iniziato anche con la musica e mi è andata bene. Sono cresciuto in una famiglia dove fare il pane o la pizza è sempre stata una tradizione; papà era chef. Ho iniziato che avevo 9 anni, erano gli anni ’90, feci una settimana al Limoneto come ragazzo di bottega, ma ero piccolo. L’anno dopo andai da Enzo Barone alla Terra del fuoco e ci sono rimasto per circa 7 anni. Ero molto giovane, avevo 14 anni, e il Cratere fu il mio primo ristorante. La sera ero pizzaiolo e la notte mi trasformavo in dj e in tutto questo andavo anche a scuola». La scorsa estate il re dei food blogger, Luciano Pignataro, lo ha nominato nella classifica dei dieci migliori pizzaioli emergenti, una grande soddisfazione che di certo non si aspettava. «Avevo smesso di fare le pizze per un po’, il lavoro dj subentrava bene e iniziai a fare solo quello per 3 – 4 anni. Quando stava per nascere la mia bambina ripresi a Forio al Martinarosa. Avevo una buona esperienza e iniziammo ad avere buoni risultati, l’anno dopo arrivai da Nello al Limoneto. Ero in contatto con i grandi chef come Nino di Costanzo, e andai a fare degli stage con Enzo Coccia; Nino mi aiutò davvero tanto. Volevo cambiare il modo di fare la pizza e Nello mi ha appoggiato e continua a farlo, anche se a volte con un po’ di fatica». Lo scorso anno Ivano raccolse intorno al suo forno i quattro chef stellati ischitani ricreando per loro una pizza ad hoc, raccogliendo sapori inediti e riproponendoli al pubblico isolano, «all’estero è una cosa che vedevo molto, per ogni chef stellato una pizza. L’iniziativa, riproposta qui a Ischia, ha avuto un discreto successo. In quell’occasione ho conosciuto Tommaso Esposito che si occupa della pizza nel blog di Luciano Pignataro e da lì uscì questa classifica inaspettata. Da allora abbiamo fatto il botto, ancora lo ringrazio perché aiuta tutti noi giovani ad emergere. É un giornalista molto severo sulle critiche quindi è una classifica che leggo con orgoglio». Quella messa in atto da Ivano qui sull’isola è una vera e propria “Pizza revolution” nata da un forte spirito di osservazione fuori dall’Italia e dentro la nostra isola, «il segreto sta nell’utilizzare prodotti dop come il pomodorino giallo o quello del “piennolo”, chi ma ci aveva pensato a utilizzarli qui a Ischia? Invece di usare carciofo in scatola abbiamo iniziato a usare quelli freschi, e proporre nuove pizze a seconda delle verdure di stagione. Abbiamo iniziato un filone e vedo che ci stanno seguendo in molti. Credo sia un bene guardare i nostri prodotti tipici, e poi si stanno aprendo molte aziende agricole come la Don Nicola a Barano con cui collaboriamo spesso». Tra le sue proposte anche una pizza con i fagioli zampognari, un’ altra eccellenza gastronomica della nostra isola. «La rivoluzione parte anche dall’impasto. Mio fratello è panettiere e ci confrontiamo spesso. Ho la fortuna di avere anche dei forni a casa e spesso, facendo cene per gli amici, ho sperimentato varie farine, come quelle in pietra, non solo la 00. Siamo stati i primi a fare la pizza al carbone vegetale; fu una moda, ma ci portò bene. Inizia a farla per gioco, eppure ebbe un gran successo». Tra le pizze preferite c’è senza dubbio la “Tradizione foriana” con la scarola riccia condita a parte con melanzane sott’olio, olive, capperi e pomodorini a volte anche la “papaccella”, una specialità che arriva dritta, dritta, dal comune di Forio e che ha fatto conoscere Ivano fuori dall’isola. «Per fare la pizza buona – ci svela Ivano – devi fare meno sbagli possibili. Parliamo di un prodotto artigianale, quindi gli sbagli sono dietro l’angolo, dall’impasto alla lievitazione, alla temperatura del forno. Ci sono una miriade di fattori a cui fare attenzione, ma sbagliando di meno si può avere una pizza quasi perfetta. Anche se, secondo me, la perfezione di una pizza è soggettiva, un po’ come l’arte. La più buona è la margherita ma è anche la più difficile da fare. Può sembrare una pizza banale, ma il difficile sta proprio nel farla apparire speciale». Il tour che lo ha visto nei mesi scorsi trionfare con la sua pizza in quel di Brescia è stato un successo per lui inaspettato, «sono uscito spesso da Ischia, ma qui sono stato trattato da vip, non me l’aspettavo. É partito tutto da un gioco, sono molto amico con Michela Muratori e Francesco, l’enologo dell’azienda, mi dicevano che lì facevano una pizza come la mia e allora, siamo andati a controllare». Mentre sul piano degli chef abbiamo già le nostre eccellenze che fanno parlare di sé nel resto d’Europa, in campo di pizze siamo davvero sulla buona strada, «credo che bisogna continuare a guardare la nostra tradizione, dobbiamo valorizzare i nostri prodotti che ancora non sono riconosciuti a livello nazionale». Nei progetti futuri di Ivano c’è la voglia di migliorare e fare sempre di più puntando alla stagionalità e siamo certi che continueremo a sentire parlare di lui in positivo. «Cosa accomuna fare il dj e il pizzaiolo? Senza dubbio la passione, ma il passo è breve. Una volta sui flyer leggevi i nomi dei dj ora leggi quelli degli chef. Resto un rockettaro, la play list al locale la faccio io». foto Lucianopignataro.it