ITT “C. Mennella”, arriva la filosofia
Gianluca Castagna | Forio – Discutono di libertà, uguaglianza, valori. Di questioni cruciali del nostro tempo come il lavoro, l’identità, la giustizia, i fenomeni migratori. Pongono questioni e cercano risposte, argomentano e magari si scontrano, perché i punti di vista – per fortuna – non sono mai uguali.
Sono gli studenti delle classi quarte dell’Istituto Tecnico Economico per il Turismo “Cristofaro Mennella”. Ragazzi e ragazze entusiasti all’idea di incontrare il pensiero filosofico, di abitare le domande che gli frullano per la testa, cercando nella riflessione e nello spunto critico, un orizzonte a cui guardare. Al “Mennella”, un istituto tecnico, il sapere filosofico sta diventando di casa, mostrandosi fecondo laboratorio per allievi, che fin dalla prima classe, sono stati coinvolti in un percorso innovativo e appassionante, che spezza la falsa dicotomia tra cultura umanista e cultura tecnica, abbandona l’accademismo ortodosso di cattedra e dimostra che la verifica o il confronto con i “classici” del pensiero non è appannaggio esclusivo dell’élite liceale.
Il progetto “La filosofia negli istituti tecnici. Per la libertà del pensiero” nasce dalla volontà di un gruppo di insegnanti del “Mennella” di offrire ai loro allievi, che pure si stanno preparando alle professioni tecniche, una formidabile occasione per ampliare orizzonti, modi di pensare, impostare le questioni: attraverso, appunto, l’incontro con quella forma di riflessione sulla realtà che è la filosofia. Riprendendo e connettendo categorie, paradigmi argomentativi, tematiche, legami all’interno degli itinerari curriculari.
L’idea di fondo è la valorizzazione della filosofia come materia capace di allenare logica e senso critico, quindi disciplina interessante non solo per una maggiore integrazione con materie più “tecniche (si pensi alla scienza, o all’epistemologia) ma da estendere a tutti gli individui impegnati in un processo formativo, anche in ambiti extraliceali.
La filosofia insegna a problematizzare, a riflettere sulla realtà e sui saperi, a riconoscere procedimenti logici corretti, a pensare per modelli diversi: è un peccato che questo potenziale formativo – enorme – non solo sia stato sostanzialmente sottovalutato nelle riforma della scuola, ma sia oggi confinato in un linguaggio ermetico, tra le quattro mura dei licei.
La prof.ssa Giovanna Tessitore, il prof. Giuseppe Iacono, la prof.ssa Assunta Barbieri e il prof. Francesco Mattera, hanno constatato nella propria esperienza professionale, spesa soprattutto a insegnare nelle scuole superiori a indirizzo non liceale, che le sfide che sono chiamati a superare i loro giovani studenti nella vita scolastica in termini di consapevolezza della problematicità del mondo, di analisi dei fenomeni che investono la realtà e di riconsiderazione del loro vissuto individuale, trovano nella prassi filosofica una formidabile alleata.
Per queste ragioni hanno progettato un percorso, in collaborazione con Raffaele Mirelli, dottore di ricerca in Filosofia Morale presso l’Università di Friburgo e ideatore del Festival Internazionale di Filosofia di Ischia, per introdurre a livello sperimentale l’insegnamento del pensiero filosofico negli istituti tecnici.
Il progetto, approvato dopo aver vinto non poche resistenze, è rivolo a due delle tre classi quarte dell’Istituto Tecnico per il Turismo “C. Mennella”, le quali incontrano in orario curricolare l’esperto per due ore settimanali, a settimane alternate. Quattro incontri al mese, da novembre 2016 a maggio 2017, nel quale si affrontano in gruppo, con gli strumenti della filosofia, le questioni del nostro tempo che in fondo, a ben vedere, sono le questioni di ogni uomo in ogni tempo. Gli argomenti oggetto di discussione e lavoro, oltre alle prove di verifica proposte ai giovani allievi, saranno monitorate e documentate nei loro esiti in maniera tale da dare scientificità alla sperimentazione, le cui conclusioni saranno presentate alla Dirigente Scolastica prof.ssa Giuseppina Di Guida dagli insegnanti coinvolti e dal dott. Mirelli al termine del percorso progettuale.
«Dobbiamo ritornare a una dimensione umanistica del sapere» sostiene Giovanna Tessitore, docente di Lettere. «Ciò che è scientifico va bene, ma non possiamo pretendere di oggettivare tutto. I sentimenti, le aspirazioni personali, il diritto alla felicità e alla realizzazione di sé vanno riscoperte. Mancano i valori di riferimento, per noi insegnanti è sempre più difficile fare un buon lavoro se intorno alla vita dei nostri allievi c’è una forte assenza di valori. Bisogna convincerli che il successo vuol dire sacrificio, impegno, confronto. La filosofia costruisce e rafforza la facoltà di argomentare, giudicare, decidere delle nostre azioni. Il mio compito è insegnare a questi ragazzi come diventare liberi pensatori, trovare la propria strada per fare delle scelte, guidarli nella ricerca delle loro verità e nella realizzazione delle loro aspirazioni. C’è bisogno di punti di riferimento che non prevarichino la loro personalità ma aiutino a farla emergere. La filosofia è importante per tutti perché tutti viviamo in una realtà che comprime le nostra libertà, e praticare la filosofia significa essere liberi nel pensiero».
Ricordiamoci che il mancato insegnamento della filosofia negli istituti non liceali rappresenta una discriminazione che nasconde un lungo pregiudizio. E’ forse giunto il momento di dare la possibilità a tutti i giovani di avere a che fare con un sapere critico, profondo e umanizzante come quello filosofico?
«E’ così. Ci stiamo disumanizzando, deleghiamo tutto alla tecnologia – continua la Tessitore – mentre penso si debba formare prima l’uomo. L’essere umano prima del professionista. Questo vale per ogni scuola e per ogni percorso formativo, non solo per gli studenti dei licei. Anzi, la filosofia andrebbe insegnata in ogni ordine di scuola, dall’infanzia fino alle superiori. La filosofia è nata con noi, non comprendo né accetto le ragioni di questa separazione che conduce a una ghettizzazione della stessa filosofia in ambiti ristretti».
Per Assunta Barbieri, docente di Economia «Il sapere non è disciplinare. E’ qualcosa di più alto, più ampio, un unicum che non va diviso in comparti. Non ha dunque più senso la distinzione tra sapere umanista e sapere scientifico. Con questo progetto abbiamo inteso sperimentare un percorso che dimostri, anche scientificamente, una maggiore libertà di pensiero, un senso critico più sviluppato, una padronanza della logica e quindi maggiore sicurezza di approccio anche verso discipline ritenute più tecniche. Sicuramente gli alunni delle quarte coinvolti in questa iniziativa si pongono già in maniera più dinamica, critica, consapevole di fronte a temi importanti che sono poi i temi del nostro tempo, dei nostri giorni».
Un percorso sperimentale ma continuativo che ha visto gli studenti protagonisti sin dall’ingresso al “Mennella”. «E’ un cammino di crescita che abbiamo proposto loro sin dalla prima classe – continua la Barbieri – cominciando dalla Magna Grecia, poi l’arte del mosaico di Pompei, Dante, il Rinascimento, i manoscritti e la scrittura, la rivoluzione scientifica del Seicento. Progetti concreti e gratificanti per gli allievi e per la nostra scuola, che ci hanno regalato soddisfazioni a Città della Scienza, permesso di vincere la Medaglia del Senato in un progetto sulla toponomastica femminile. Risultati tangibili, insomma, concreti. In cui la volontà di coinvolgimento da parte degli stessi studenti è cresciuta di anno in anno. Sentono di aver fatto parte di un’esperienza più completa e stimolante della classica lezione frontale alla quale rispondere con una verifica. Lo studio della prassi filosofica è un ulteriore tassello, fondamentale, alla maturazione di individui capaci di riflettere e comprendere adeguatamente la realtà, quindi di progettare il futuro sia nelle scelte di studio che nella partecipazione creativa alla vita sociale».
«Questa esperienza mi ha aperto la mente, mi rendo conto già adesso che quando affronterò una situazione o un problema della mia vita quotidiana, vedrò le cose in modo diverso, cercando di essere più obiettiva, più razionale». A dirlo è Micaela Mendizabal, giovane studentessa della classe IV A dell’ Istituto Tecnico per il Turismo “C. Mennella”. Una delle decine di ragazzi e ragazze alle prese con l’insegnamento di una disciplina, la filosofia, tenuta tradizionalmente fuori dagli Istituti tecnici. «A certe cose non avevo mai pensato prima. Davo per scontato molte cose. Ascoltare e valutare il punto di vista di altri coetanei, anche quando molto diverso dal mi, mi aiuta a guardare le cose nella loro complessità, a scoprire aspetti di cui prima non mi accorgevo».
Sulla stessa lunghezza d’onda Antonia Laura Esposito, classe IV C. «Si pensa erroneamente che l’unica materia che faccia ragionare uno studente sia la matematica, una disciplina che sforza il cervello attraverso l’impiego dei numeri. Partecipando a queste lezioni ho scoperto che la filosofia lo fa ancora di più, perché si ragiona con le parole, con il linguaggio, i pensieri. Mi ha molto appassionato la questione dei valori e dei legami, o la discussioni su temi fondamentali del nostro tempo, dalla disuguaglianza tra uomo e donna al rapporto tra cittadini italiani ed extracomunitari. Sarei molto favorevole all’insegnamento della filosofia negli Istituti tecnici, non è una materia elitaria che va insegnata nei licei e basta. Per me è come la matematica, l’italiano e le altre materie che si insegnano in ogni scuola».
Per Massimo Iacono, IV B «Sono lezioni emozionanti, molto riflessive perché attraverso l’ascolto e il dialogo si comprendono molte cose, anche di se stessi. Credo anch’io che la filosofia andrebbe insegnata dappertutto. Non mi sento così diverso da uno studente liceale, sulla mia carta di identità c’è scritto studente esattamente come sulla loro. Nei fatti so di avere competenze diverse: loro studiano delle cose, io ne studio altre. Magari un mio coetaneo sarà più preparato in filosofia e io in altre discipline. Tutto qua».
Raffaele Mirelli, dottore di ricerca in Filosofia morale presso l’Università di Friburgo, è da due anni direttore del Festival internazionale di Filosofia che si tiene a Ischia nel mese di settembre.
Come cambia oggi il linguaggio nell’insegnamento della filosofia?
«In un contesto già dato, gli approcci cambiano perché ci sono delle peculiarità che vanno modellate. D’altro canto è l’esigenza stessa di fare filosofia a mutare nel tempo. La responsabilità è ovviamente del filosofo, che cambia i mezzi e i modi. Stiamo passando dalla storia della filosofia alla prassi filosofica. Come oggi: ognuno diviene parte integrante del discorso, i banchi vengono eliminati, creiamo un cerchio perché, per dialogare, dobbiamo rimuovere gli ostacoli tra le persone. E’ necessario produrre empatia per ragionare insieme. Un ragionamento collettivo che iniziamo con il silenzio, ci riportiamo verso noi stessi, contiamo il tempo e al tempo stesso creiamo sinergia. Altra prassi: ci teniamo per mano, gli studenti si sintonizzano coi compagni, si predispongono all’insieme. Ciò che faccio come individuo è strettamente collegato con l’altro. E’ la prima vera prassi filosofica: contemplare le relazioni. Con se stessi e gli altri. I fili della filosofia».
Com’è la risposta degli studenti? C’è qualcosa che l’ha sorpresa?
«Partire dal pregiudizio di entrare in una classe, insegnare e basta, diventa tutto riduttivo. Lo stupore avviene quando i ragazzi ascoltano il silenzio e iniziano a ragionare. Con meraviglia vedono gli opposti, provano a capre se c’è un accordo, un terreno condivisibile. I giovani sono più liberi, maggiormente predisposti alla filosofia, ragionano con me. Tirano fuori il loro vissuto familiare, le problematiche delle comunità a cui appartengono, il nostro compito è quello di guidarli, di fornirgli tutti gli strumenti che consentano loro di ragionare, maturare un senso critico, liberarsi dai pregiudizi, anche quelli familiari».
I temi della filosofia abitano già in questi ragazzi.
«Certo. Quello che facciamo, con l’aiuto del linguaggio, la casa dell’essere, è far capire loro le corrispondenze. Libertà, uguaglianza, legalità: si ragiona per opposti, anche scontrandosi, per far comprendere cosa si può affermare e cosa no».
A settembre ritorna a Ischia il Festival Internazionale di Filosofia. Qualche anticipazione?
«L’edizione 2017, dal 23 settembre al 1 ottobre, si occuperà di valori, continuità e cambiamento. Seguiamo un filo conduttore che si allaccia alle precedenti edizioni. Le relazioni entrano nelle mediazioni, nella problematicità delle relazioni. Al Festival ci chiederemo: esistono dei valori universali? Riusciremo a convogliate il dibattito pubblico, grazie alla collaborazione di 80 esperti provenienti da tutto il mondo, ognuno con il suo personalissimo approccio, a creare delle nuove strade percorribili per intendere i valori come monete per uno scambio equo? Le scuole parteciperanno al festival in maniera ampia e articolata. Da quelle elementari alle superiori, non bisogna precludere la partecipazione degli studenti in base all’età. La filosofia non ha età, quando nasciamo siamo già in filosofia. In più, proprio con riferimento ai giovani, lanceremo un progetto “Young thinkers festival become philosopher”, giovani pensatori diventano filosofi. Un’iniziativa pionieristica, verso la quale registriamo già alcune importanti adesioni. L’obiettivo? Prendere i ragazzi, di qualsiasi provenienza scolastica e non solo liceale, e fare esporre loro una tesi. Esattamente come gli adulti».