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Ischia, verde sempre più a rischio J’accuse dell’agronomo Mattera: «Amministratori menefreghisti»

Dopo la marcia trionfale del cemento che ha caratterizzato gli ultimi 50 anni, comprimendo seriamente gli spazi green dell’isola, oggi ci si muove tra il fatalismo e l’indifferenza. La Pineta della Maddalena a Casamicciola è in agonia, la Toumeyella continua a fare stragi di pini, a Zaro si decapita senza pietà e non appare, all’orizzonte, alcun serio progetto operativo che metta insieme le sei amministrazioni per un piano di intervento organico e univoco. Il punto della situazione in un incontro pubblico a cura dell’associazione “Gli alberi e noi”.

Viviamo su un’isola, ma siamo diventati animali urbani. Per numeri, scelte e abitudini. Perché il contesto, specie quello dei centri cittadini, limita notevolmente la possibilità di sperimentare la connessione con il mondo naturale. Eppure è scientificamente provato che entrare in contatto con la natura, nella propria quotidianità, permette di sviluppare non solo il valore e la potenza della nostra dimensione sensoriale e istintiva, ma anche un forte senso di responsabilità verso l’ambiente. Vivere a stretto contatto con la natura, in altri termini, è propedeutico alla sua conservazione. La parola chiave dovrebbe essere ‘prevenzione’. La pronunciamo, scriviamo, leggiamo ogni volta, dopo un disastro. Poi l’archiviamo senza scrupoli.
Gli alberi, ad esempio, sono organismi viventi che diventano adulti, invecchiano e cominciano a deperire. Se c’è un piano del verde, li conosciamo uno per uno e sappiamo come stanno. Sappiamo se è il caso di intervenire. Ma quanti sono i comuni dell’isola d’Ischia che hanno un piano del verde? Un censimento degli alberi, un regolamento sul verde pubblico, un elenco delle piante monumentali esistenti sul proprio territorio? Siamo capaci di pianificare e realizzare una progressiva azione di sostituzione puntuale e di rinnovo di intere alberate composte da piante malate con esemplari più adatti e resilienti, in grado di difendersi meglio dagli attacchi dei parassiti o assorbire meglio le sostanze inquinanti di un traffico da megalopoli asiatica?
Sono tutti interrogativi emersi all’incontro pubblico “Il verde dell’isola verde: facciamo il punto”, organizzato in Biblioteca Antoniana dall’Associazione “Gli alberi e noi” e dove – malgrado i puntuali inviti – non era presente nessuno della ciclopica rappresentanza di amministratori locali del nostro variopinto territorio. Forse perché gli alberi non votano. O forse perché nemmeno una manutenzione programmata e preventiva rientra tra le best practice di buon governo locale. «Abbiamo invitato tutti», assicura Lilly Cacace, presidente dell’Associazione, «ma a parte il sindaco Pascale, trattenuto da altri impegni, gli altri non hanno nemmeno risposto».

Eppure il verde cittadino, per una destinazione turistica come l’isola d’Ischia, è cruciale. Se non altro per la funzione di aumento della resilienza dei centri cittadini, della capacità di adattamento all’inquinamento e agli effetti del cambiamento climatico attraverso interventi di mitigazione (previsti, tra l’altro, anche dal “Patto dei sindaci per il clima e l’energia”, promosso dalla Commissione europea per coinvolgere le comunità negli obiettivi europei di lotta al cambiamento climatico). Invece niente. Anzi, il punto emerso dall’incontro in Biblioteca è per certi versi sconfortante: la Pineta della Maddalena a Casamicciola è in agonia, la Toumeyella continua a fare stragi di pini, a Forio vengono giù che è una bellezza, i privati praticamente se ne infischiano, e non appare, all’orizzonte, alcun serio progetto operativo che metta insieme le sei amministrazioni per un piano di intervento organico e univoco. Insomma, dopo la marcia trionfale del cemento che ha caratterizzato gli ultimi 50 anni comprimendo seriamente gli spazi green, oggi ci si muove tra il fatalismo e l’indifferenza. O millantando, negli appuntamenti fatali di fiere e occasioni pubbliche, decorazioni da isola verde che di “verde”, tufo a parte, conserva ben poco.

«L’isola la stiamo perdendo», è il monito addolorato dell’agronomo Francesco Mattera, tra gli intervenuti all’incontro. Il professionista, “ambientalista selvaggio ed eterodosso” come ama definirsi, afferma di non voler puntare il dito verso il singolo amministratore, né di essere nostalgico e rivolere indietro l’arcadia naturale sopravvissuta bene o male fino agli anni 60. Mattera vuole dire le cose come stanno, tutto qui. Ed è un fiume in piena.
«L’isola d’Ischia è diventata una città. Con tutti gli aspetti negativi di una città e nessun vantaggio. La perdita di aree verdi avviene in maniera tragicamente dolorosa. Abbiamo i sensi per accorgercene: usiamoli. Con chi vogliamo prendercela? Con la Marchalina hellenica? Con la Toumeyella parvicornis? Con i parassiti killer delle piante? Io direi che il responsabile è principalmente l’uomo. Cosa facciamo per difendere il nostro verde? Quale piano di azione, informazione, progettazione stanno studiando i nostri amministratori? Oggi sono stati invitati tutti, compresi gli assessori all’Ambiente. Nessuno è presente. Da tempo segnalavo lo strangolamento alla base dei tronchi degli esemplari di pino in Via Sogliuzzo a Ischia, per via di griglie troppo strette. Non è servito a nulla. Anzi, dopo l’abbattimento, hanno coperto tutto con rappezzi grossolani che sembrano chiudere a ogni ipotesi di ripiantumazione.»
«Per le manifestazioni legate al Natale 2018
– continua l’agronomo – il Comune di Ischia ha speso 200.000 € per le luminarie. Avrei detto: spendiamo meno, impieghiamo il resto per abbattere gli alberi morti che fanno morire anche gli altri. E’ mai possibile destinare così poche risorse a un elemento importantissimo del nostro ecosistema? Evidentemente prevalgono consorterie politiche e vincoli delle categorie. Ma sono deterrenti generici, a Ischia nemmeno un lavaggio sulle alberature stradali è stato compiuto. Mancano gli uomini? Chiedete l’aiuto ai Vigili del Fuoco, almeno nei periodi in cui sono meno impegnati. Come d’inverno, quando anche le piante vivono una fase di riposo vegetativo. La verità è che i nostri amministratori non hanno a cuore la propria terra
Nel bersaglio di Franco Mattera anche la potatura selvaggia a larga scala effettuata nelle scorse settimane in terreni privati nel bosco di Zaro. Tagli veloci e indiscriminati che rappresentano dei veri attacchi al patrimonio arboreo dell’isola. «Quando si interviene su una pianta giovane è un conto; altro discorso è potare una pianta matura com’è stato fatto a Zaro: equivale a un a una condanna a morte. Molti esemplari sono stati capitozzati, è rimasto solo il tronco e qualche bracciolo. Mica si procede così. Gli alberi maturi hanno quella forma perché reagiscono all’ambiente organizzandosi in quella maniera. Quanto più parte destinata alla fotosintesi si sacrifica, tanto più l’albero è costretto ad attingere alle riserve accumulate nel tronco e nelle radici, Un dispendio di energia enorme, uno stress vegetativo eclatante. Se non muore, ci vorranno anni per riprendersi. Lo avranno anche fatto in buona fede, ma le conseguenze di queste azioni sconsiderate sono purtroppo drammatiche. La disciplina dei boschi è molto severa, in questo campo. La Forestale sarebbe dovuta intervenire per sanzionare.»
In effetti, dopo la motosega selvaggia, il risultato è desolante: a Zaro ci ritroviamo alberi che sembrano tristi pali della luce. Senza contare che ogni potatura dovrebbe avere alle spalle un progetto, un motivo, qualcosa per capire quale risultato vogliamo ottenere con la nostra azione.

D’altro canto, anche per il verde pubblico, latita una vera progettualità. «Cosa ne facciamo delle pinete di Ischia?» si chiede l’agronomo isolano. «Molti pini sono morti, ma lo spazio c’è. Le amministrazioni hanno il dovere di immaginare e realizzare uno scenario futuro per le nostre aree verdi. L’Ente pubblico non si attrezza, non progetta, non ha alcuna visione a lungo termine del problema e di come risolvere. Né intercetta fondi di finanziamento per la difesa dell’ambiente
Mattera prospetta poi due possibilità: lasciare che la natura “lavori” con una successione ecologica che venga assecondata, esattamente come sta accadendo nella pineta Mirtina. La seconda ipotesi prevede invece che una parte di pini venga mantenuta, per il resto si decida di intervenire attraverso la piantumazione di altri alberi o piante. Le stesse conifere non sempre soccombono al parassita serial killer. Il pino di Aleppo, ad esempio, non viene toccato dalla letale Toumeyella. Perché non pianificarne la piantumazione di piccoli gruppi, circondati dalla macchia mediterranea?

Il prof. Giuseppe Sollino, anche lui agronomo, ha raccontato la storia di alcuni ecosistemi dell’isola, ricordando che «il modo più efficace per proteggere una specie è la protezione del suo habitat. L’isola d’Ischia è molto vulnerabile, perciò diventa fondamentale avere un approccio consapevole alle questioni del nostro patrimonio arboreo e naturalistico. Gli ecosistemi assolvono a funzioni fondamentali come il controllo del clima, il ciclo nutrizionale e la formazione del suolo. La raccolta dei prodotti forniti dagli ecosistemi forma la base delle nostre economie. Il nostro sviluppo futuro e la nostra sicurezza dipendono dalla loro continua vitali: dovremmo divulgare di più, e meglio, il reale pericolo, farci aiutare da nuove tecnologie e nuovi modelli oggi a disposizione. Su di noi grava una responsabilità etica, perché abbiamo creato cicli viziosi molto pericolosi anche nella nostra vita quotidiana. Dobbiamo costruire un rapporto totalmente diverso con noi stessi, gli altri e l’ambiente

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