Ischia, troppe “falle”: il Comune revoca l’appalto
La ditta che si era aggiudicata i lavori di riqualificazione alla bocca vecchia del porto non ha mai iniziato l’opera: l’ente di via Iasolino risolve il contratto per “grave inadempimento”
Risoluzione del rapporto negoziale per grave inadempimento. È questa la motivazione con cui il Comune di Ischia ha revocato l’appalto all’associazione temporanea di imprese “Baldino Immobiliare s.r.l.- Di Maio Geom. Francesco s.r.l.”. Quest’ultima si era aggiudicata l’esecuzione dei lavori di “riqualificazione delle aree portuali finalizzato alla realizzazione e/o adeguamento dei servizi minimi per il settore della pesca nell’ambito della misura 1.43 del programma operativo Feamp (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca) 2014-2020 relativi a porti, luoghi di sbarco, sale per la vendita all’asta e ripari di pesca”.
Lo scorso novembre l’impresa aveva comunicato una presunta sospensione dei lavori da parte dell’amministrazione nelle aree diverse da quelle demaniali, sospensione peraltro inesistente secondo l’ente comunale. A distanza di poche settimane era poi arrivata la risposta del responsabile del procedimento e del direttore dei lavori, i quali precisarono dettagliatamente che l’Ufficio Circondariale Marittimo aveva rilasciato parere favorevole al progetto, e che quest’ultimo e le migliorie proposte riguardavano aree demaniali per le quali è stata rilasciata autorizzazione della Regione Campania dopo il nulla osta della stessa regione. Soprattutto, l’amministrazione non aveva formalizzato nessuna sospensione degli interventi previsti in area non demaniale. E poi il punto focale: a tutt’oggi la ditta non ha eseguito nessuna lavorazione. Il Comune ha lamentato anche la mancata trasmissione di una serie di atti, quali la documentazione dell’avvenuta denuncia agli enti previdenziali, assicurativi ed antinfortunistici, il programma esecutivo dei lavori, l’elenco nominativo di tutto il personale che sarà presente in cantiere, il piano delle misure per la sicurezza fisica dei lavoratori, e non ha comunicato il nominativo del Direttore Tecnico di cantiere, senza nemmeno installare il cartello di cantiere.
Insomma, uno stallo completo. La ditta era stata quindi convocata per gli inizi di gennaio allo scopo di consegnare l’area, ma già il 31 dicembre la società aggiudicataria comunicava la “non realizzabilità delle opere di cui al progetto in parola e, conseguentemente, l’impossibilità di eseguire tutte le opere contenute nell’offerta migliorativa oggetto di aggiudicazione”, e via con un elenco di presunti impedimenti di varia natura, tecnica e amministrativa.
A stretto giro era poi arrivata la risposta del Comune, secondo cui “la ventilata irrealizzabilità progettuale avrebbe dovuto essere sollevata ed eccepita già in fase di presentazione dell’offerta e non, come poi operato, attraverso infondate contestazioni tecniche nella fase di avvio delle lavorazioni”. L’ente di via Iasolino aveva precisato, con particolare riferimento agli aspetti amministrativi, «che il progetto è dotato di tutti i pareri ed autorizzazioni necessari alla sua cantierabilità ed alla esecuzione dei relativi lavori, non risultando sussistenti nei titoli autorizzatori rilasciati “prescrizioni” preclusive al loro avvio».
Inoltre, diversamente da quanto sostenuto dalla ditta, tutte le aree interessate dall’intervento sono nella disponibilità dell’Ente, mentre per gli aspetti di natura tecnica il Comune sottolineava che tutte le opere progettate – poi dichiarate come “non realizzabili” – sono state oggetto di recepimento da parte dell’Ati Baldino Immobiliare srl – Di Maio geom. Francesco srl nella predisposizione dell’offerta migliorativa risultata poi aggiudicataria. Fra l’altro l’impresa capogruppo aveva effettuato un sopralluogo preliminare dichiarando di avere «…esaminato tutti gli elaborati progettuali, compreso il computo metrico estimativo, di essersi recati sul luogo di esecuzione dei lavori, di avere preso conoscenza delle condizioni locali, della viabilità [..]» ed ancora che l’impresa rinunciava «ad ogni e qualsiasi pretesa futura eventualmente attribuibili a carente conoscenza dello stato dei luoghi…».
Ma soprattutto era evidente secondo il Comune era ormai evidente la «manifesta riluttanza ad avviare i lavori, laddove si consideri che, nonostante la consegna parziale delle aree in data 21.10.2019, ad oggi l’ATI in indirizzo, ha finanche omesso di trasmettere i documenti richiesti dal D.L. con pec del 17.10.2019 (richiesta ribadita con nota prot. 40552 del 23.12.2019) così, come già detto, di avviare le relative lavorazioni come rilevato dal R.U.P. e dal D.L.»
Tutte circostanze che per l’ente, non potevano che incidere irrimediabilmente sulla serietà dell’offerta presentata, in violazione del principio di buona fede e correttezza nell’esecuzione del rapporto negoziale già instauratosi. Gli ultimi due mesi sono trascorsi inutilmente fino a rendere obbligata la via della risoluzione del rapporto per grave inadempimento, peraltro considerando che una dozzina di giorni fa la stessa impresa ha comunicato di sciogliersi dal vincolo negoziale. Ma la decisione a via Iasolino era già presa.