Ci ritorniamo. Già, ritorniamo a sollecitare l’attenzione su quella degradante e pericolosa situazione cartellonistica di aspetto medioevale che insiste su una delle strade più eleganti del Comune d’Ischia, Corso Vittoria Colonna, in pieno centro urbano. Sfrangiate e rovinate, quelle vecchie, arrugginite lamiere, sono diventate da tempo delle vere “armi bianche” soprattutto nella parte inferiore ed orizzontale, talmente corrosa dal processo di ossidazione da trasformarsi in un bordo tagliente, una vera lama, sormontata da frammenti aguzzi. Vi è anche da aggiungere che tali parti corrose sono poste ad un’altezza di facile accesso dove anche un bambino, nella sua ingenuità, potrebbe urtarvi contro, ferendosi gravemente, con le ovvie conseguenze di quello che ne segue al taglio di un ferro arrugginito. Squarci di lamiera su scheletri traballanti che hanno subito tutti gli effetti del tempo, dove ancora si cerca di attaccare dei manifesti ( tra l’altro accostando in modo promiscuo pubblicità e necrologia), ecco quello che rimane dei cartelloni pubblicitari sul centralissimo corso Vittoria Colonna che risulta accorsatissimo nel periodo della stagione estiva.
La realtà che supera le promesse
Forse è proprio vero che in molti casi l’azione amministrativa è guidata da una politica che per sbaglio o volontà, diventa troppo invasiva in alcuni punti del territorio e troppo lasciva nei confronti di vecchi manufatti, dove il tempo e l’incuria la fanno da padrone. Può dipendere, probabilmente, da una scarsa percezione della sicurezza,che poi è anche una diretta conseguenza del degrado che comincia a serpeggiare, o forse da un alto grado di autoreferenzialità, al punto tale da dover dimenticare o addirittura di non saper più leggere i problemi reali che i cittadini reclamano, come quello di non ferirsi ad una struttura ferrosa posta su di un marciapiedi, che tra l’altro, dovrebbe essere, per sua natura, un luogo maggiormente protetto. Sentirsi al sicuro, passeggiare su strade liberate dalla bruttezza di totem ingombranti, rappresenta quel “qualcosa” che ricade sulla vivibilità quotidiana fortemente legata al sentimento che ci lega a dei luoghi così tanto familiari da dover soffrire di fronte agli scempi e alla noncuranza che si avverte per gli stessi. E’ la realtà che supera le promesse, quelle che dovrebbero concretizzarsi in modo diverso nella gestione della cosa pubblica, ed allora la stampa ritorna a svolgere con modi più o meno garbati il suo ruolo di cane di guardia dei cittadini e a sollevare ciò che è socialmente rilevante per la comunità. Quelle vecchie e arrugginite lamiere non possono e non devono riflettere il progetto della “Bella Ischia”, un sogno lanciato ai cittadini dal Sindaco Enzo Ferrandino, ma intanto, quelle stesse, in completa disarmonia con l’intero contesto di un corso elegante e ben curato, sono ancora lì, e luccicano al sole come lame taglienti. Un pessimo biglietto da visita, rivestito di sola indecenza, nonché un pericolo per l’incolumità pubblica, non può che tradursi in una soluzione di buon senso che renda Ischia più bella e più pulita e che soprattutto migliori la qualità della vita di ognuno di noi: occorre intervenire, per il bene di tutti.
Ordinanze e Medioevo dei giorni nostri
Intanto proprio sul corso Vittoria Colonna vige dallo scorso mese di Luglio una stringente ordinanza di divieto per l’asciugatura dei panni dai balconi che su di essa si affacciano. “Una consuetudine che risulta in contrasto con il decoro dei centri storici in un Comune ad alta vocazione turistica” aveva ribadito il Sindaco Ferrandino alle diverse e vivaci polemiche che si erano ben presto sviluppate nel bel mezzo della scorsa estate, anche perché le sanzioni previste per i trasgressori giungono fino a 500 euro. Ma l’Ente ha proseguito nella sua azione, volta ad assicurare sicurezza e decoro all’estetica cittadina e nei primi giorni di questo mese di Maggio, un’ altra ordinanza, la n. 61 impone di intervenire su di una facciata fronte strada in via G.B. Vico, mentre in via Pontano l’ordinanza n. 60 chiama alle responsabilità i diversi proprietari del palazzo Villari per opere di sistemazione dell’intonaco di un muro di cinta, oltre ad eliminare AD HORAS il pericolo per la pubblica e privata incolumità derivante dalla precarietà dell’intonaco della facciata che volge sulla stessa strada. Ordinanze che sono votate al buon senso, certo, ma che fanno apparire quella profonda dicotomia tra pubblico e privato in tema di compiti e responsabilità, ed ecco perché ci si chiede come sia possibile che vecchi e deturpanti totem, possano rimanere indisturbati a ferire qualche innocente bambino o un passante distratto ed ancora perché quel senso di decoro sembra non più avvertirsi, benché liberare le strade dalla bruttezza dovrebbe essere uno dei principali compiti di ogni amministrazione comunale. Ma non finisce così, è una pietra che rotola.
Sul marciapiede che costeggia via Michele Mazzella, appena pochi metri dopo l’ingresso del supermarket CONAD, sporge dal suolo, come un fungo, una base quadrata metallica, in realtà un cubo dai bordi taglienti, dove ci si può facilmente ferire o inciampare. Probabilmente quella struttura ferrosa e arrugginita era destinata a sostenere un parchimetro, ma poi l’azione amministrativa, per i motivi che noi tutti conosciamo, si è fermata su quel tratto di strada ma facendo rimanere un altro baluardo che da oltre due anni rappresenta un pericolo, segnalato con appena un pò di nastro rosso, probabilmente apposto dai vigili urbani. Parliamo sempre di un marciapiedi e quindi, lo ripetiamo, di ciò che dovrebbe essere, per sua natura, un luogo maggiormente protetto per i pedoni ma dove insiste e luccica al sole un’altra arma bianca, un altro dejà vu , testimone di una colpevole leggerezza per la quale si è ancora in tempo per porre riparo ed offrire protezione. Davvero non è possibile pensare a delle soluzioni che vadano a ripristinare le condizioni di sicurezza? Davvero non è possibile eliminare uno sconcio simile che rappresenta ogni giorno di più una vera minaccia per i passanti e per i tanti studenti che quotidianamente, attraverso quella strada, raggiungono la loro scuola? non possiamo pensare che il piatto della bilancia penda solo da un lato.