Ischia è davvero verde?
di Graziano Petrucci
“Ischia green, no black” vale a dire “Ischia verde, non nera”. Così recitava lo slogan che usava Domenico Trani, pioniere della mobilità alternativa, assieme a chi collabora con lui e a rappresentare quanti la pensano allo stesso modo. Domenico ha dovuto smettere di usare la scritta poiché molti trogloditi, leggendola, avevano maturato l’idea che fosse una frase «razzista» di un tizio che intanto era abituato a circolare sulle strade di Ischia con l’auto o la bici elettrica e promuovere così la cultura di una diversa mobilità. Oggi, con la ditta individuale «Only Green» noleggia bici a pedalata assistita regalando la certezza che l’isola, nonostante il traffico, uno dei tanti nostri problemi, è percorribile o pedalando o con l’auto elettrica (lui stesso ne possiede una con tre scooter elettrici). Prima di Domenico altri hanno preferito far crescere l’uso della propulsione alternativa sulle strade isolane. Basta scambiare due chiacchiere con lui per capire che il suo non è un modo per tornare indietro nel tempo ma, al contrario, è un sistema per abbandonare la clava con il suo vecchio paradigma, favorire il turismo sostenibile e saltare nel futuro. Allo stesso modo i fratelli Manna, Anna e Gennaro, per esempio, stanno puntando tutto sui prodotti a km 0 e su una parola chiave: sinergia. Cosa della quale, se ancora non si fosse capito, abbiamo bisogno pure tra le amministrazioni. La questione non riguarda soltanto l’aspetto economico – cui si ricollega il piano per la redazione di una diversa politica di sviluppo identica per tutti e sei i comuni – ma è in special modo culturale. Sarebbe quasi pronto lo schema di Decreto legislativo per attuare in Italia la direttiva europea 2014/94. I Comuni, cioè, non potranno rilasciare permessi di costruire edifici superiori ai 500 mq se non ci sarà l’allaccio per ricaricare veicoli elettrici. poco ma sicuramente un passo avanti. Ancora. Il principale grossista norvegese, Asko, sta testando camion che andranno a idrogeno e per il futuro la Norvegia e altri paesi scandinavi prevedono di eliminare gradualmente dalle strade le auto con propulsione tradizionale. Infatti, dal 2025/2030 non potranno più essere immatricolate auto con motori a scoppio. A dare una mano ad Asko vi è la società Scania, responsabile del progetto di ricerca. Non mancano gli aiuti da parte del governo norvegese, molto sensibile al tema. Per non andare troppo lontano, anche se c’è bisogno di un pizzico di una certa intelligenza per guardare progetti innovativi e replicarli, adattandoli sull’isola, voglio parlare del trinomio «ambiente-territorio-identità» e della sua diversa declinazione. Nei giorni scorsi è finita la nona edizione di “Andar Per cantine”. Circa duemila i partecipanti, segno che il flusso di visitatori sta aumentando. L’anno prossimo sarà la prova che decreterà la crescita o la regressione del tour. Questo Leonardo Polito, il presidente della Proloco di Panza, che sin dall’inizio segue il coinvolgimento di chi vi partecipa, lo sa. Sa pure che per determinare l’estensione della manifestazione dovrebbe imparare a delegare. Impossibile, infatti, poter seguire tutto personalmente, e sa anche che bisogna chiedere l’intervento di altre associazioni. In funzione di questo scopo da anni chiede aiuto alle amministrazioni e, come si può immaginare, ogni anno continua a rimanere inascoltato. Il trinomio, insomma, vuole sviluppare una visione diversa che può sintetizzarsi nella «sinergia». Vale a dire sviluppare un rapporto tra elementi per raggiungere lo stesso fine. Da quello che appare un collegamento naturale e per molti scontato si può nutrire una fetta del comparto turistico e accedere al nocciolo della cultura isolana come alla possibilità di immergersi nelle sue tradizioni. Lo ripeto. C’è la necessità di regolamento unico per i taxi che non è per niente diviso dal ragionamento. A questo strumento sono da ricondurre una serie di vantaggi sia per gli operatori e sia per i comuni con la possibilità di incidere efficacemente sul traffico e incoraggiare l’uso dei mezzi pubblici (sì, anche i taxi forniscono un «servizio pubblico») e favorire l’isola. Non si tratta soltanto di sensibilità verso l’ambiente ma di economia e profitto. Sinergia è anche questo. A livello di politica economica, transitare in questa visione comporta riforme e incentivi per la tutela delle risorse naturali, il potenziamento delle infrastrutture per l’ambiente, l’introduzione di meccanismi di mercato e la creazione di investimenti come l’eliminazione di sussidi dannosi per l’ambiente, specie a livello locale. E nel settore privato equivale a incrementare l’innovazione e sfruttare le opportunità derivanti da un’economia verde. Per far ciò si può incidere pure con i governi comunali e senza scuse. Le risorse ci sono. Basta saperle usare ma mi rendo conto che non tutti sono così intelligenti da cavalcare l’onda verde. Anzi, certi amministratori sanno di sicuro divertirsi ma non come risolvere i problemi. E in questo momento abbiamo bisogno di qualcuno capace di guardare oltre.
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