«Ischia, adesso è l’ora di cambiare passo»

Il sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino traccia un bilancio della stagione turistica ormai al tramonto e guarda alle nuove tendenze dei vacanzieri spiegando che Ischia ha le carte in regola per cogliere l’auspicata inversione di tendenza. Poi spazio anche a destagionalizzazione, scuole, caso balneari e demolizioni

Partiamo dalla stagione turistica, ormai in archivio. Più qualità e meno quantità come nel 2023 e questo spesso è stato auspicato, anche se adesso in controtendenza ci si chiede se un’isola che scoppia di strutture ricettive e attività commerciali possa fare a meno del turismo di massa. Un interrogativo non di poco conto, non trova?

«C’è un trend che va sempre più consolidandosi e che riguarda la platea turistica che rivolge la propria attenzione all’isola ed è una platea internazionale che pian piano ci sta scoprendo. Un fetta significativa di questo turismo è quello americano che ritrova nella nostra isola quella “genuinità” difficile da riscontrare altrove. Questo è un aspetto e un valore aggiunto che ci deve inorgoglire ma bisogna lavorare per migliorare offerta e servizi ed alzare l’asticella e questo tocca farlo sia al privato che al pubblico. I feedback, ripeto, continuano ad essere positivi, tutto ciò deve farci da sprone ed è una testimonianza che siamo sulla strada giusta».

Ha parlato di miglioramento dei servizi, ma forse Ischia dovrebbe ripensarsi visto che le aspettative di queste nuove frontiere del turismo sono diverse rispetto agli standard che possiamo garantire oggi…

«Ischia non è all’anno zero, parliamo di una realtà turisticamente consolidata: a mio avviso non servono rivoluzioni copernicane, non ne abbiamo bisogno. Abbiamo operatori che hanno cognizione, conosciamo la cultura dell’ospitalità. Non dobbiamo, insomma, voltare pagina, ma solo apportare piccoli e significativi ritocchi alle politiche di offerta che sono state praticate fino ad ieri e ricalibrarle in relazione alle esigenze delle nuove tipologie di ospiti che ci scelgono. A rendere questo percorso più agevole e rapido c’è anche il fatto che gli operatori che stanno lavorando nell’ottica di migliorare la qualità del servizio stanno ottenendo maggiori risultati e buone performances, segnale ulteriore che la rotta tracciata è quella giusta».

Resta il nodo su come rendere Ischia appetibile anche d’inverno: alcuni colleghi sindaci pensano che sia meglio lavorare su sei mesi fatti bene, altri nella destagionalizzazione credono ancora in maniera più o meno marcata. Qual è il suo punto di vista?

«Un segreto, una sorta di “mission” delle nostre attività ed iniziative – a cui dobbiamo protendere – è sicuramente cercare di aumentare il numero di presenze allungando quanto più possibile il periodo di stagione turistica sul territorio. Ecco, i numeri andrebbero spalmati in un lasso temporale più lungo e questo porterebbe anche a non stressare eccessivamente una serie di servizi nei periodi di picco massimo garantendo maggiore serenità e tranquillità all’intera filiera turistica che eroga servizi e prestazioni».

Per farla breve, servirebbe una platea tedesca come quella dei “tempi belli” che si concentrava sull’isola soprattutto in primavera ed autunno?

«A mio avviso i numeri ci sono, tra l’altro arrivano anche una serie di iniziative che aumentano l’offerta e che prima non erano così diffuse. Penso alle escursioni in collina o lungo i sentieri che costeggiano l’intera isola, oggi sta diventando un elemento di forza della nostra offerta turistica, in tanti guardano alle esperienze che un territorio può offrire e garantire. Faccio l’esempio della manifestazione “Andar per cantine”: parliamo di un appuntamento ormai consolidato, che riscuote sempre maggiore successo e valorizza quella vocazione vinicola che fa parte del nostro “dna” e che forse non avevamo mai pienamente valorizzato. Anzi, per un periodo era addirittura stata una “cenerentola” delle attività economiche ma la verità è che può diventare trainante in termini di indotto turistico specialmente in un periodo compreso tra settembre e ottobre garantendo un ritorno in termini di presenze e qualità».

Apriamo una parentesi sulle scuole: da un punto di vista anche simbolico, cosa significa la riapertura del Rodari?

«Parliamo di un plesso demolito e poi ricostruito, una roba che da queste parti non è che si veda così spesso. Anzi, ad essere sinceri fino a qualche anno fa sarebbe sembrata una cosa impensabile. E non sarà l’unica operazione…».

Quale può essere l’effetto domino di una operazione del genere?

«Dopo quello che è successo con la pandemia, attraverso il PNRR è stata avviata una fase di rilancio dell’economia partita proprio dalla disponibilità di questi fondi che tra l’altro consentono al comparto pubblico di poter ammodernare una serie di infrastrutture. A mio avviso un Comune quando redige l’elenco delle priorità deve mettere al primo posto la scuola: noi abbiamo approcciato in questa direzione e siamo davvero orgogliosi del fatto che in un arco di tempo ristretto siamo riusciti a demolire e riedificare una scuola rendendola al passo coi tempi sotto tutti i punti di vista. Ma attenzione, l’inaugurazione della Rodari non deve essere vista come un punto di arrivo ma di partenza: vogliamo proseguire questo percorso virtuoso, iniziato con un evento in ogni caso simbolico per la storia di Ischia».

Ci sono due temi caldi sul tavolo che riguardano l’isola e non soltanto l’isola: uno è quello delle concessioni balneari, un altro quello delle demolizioni. Sono due tematiche che fanno riferimento al governo centrale, in alcuni casi della Regione. Ma vista dall’ottica dell’amministratore locale quale piega sarebbe auspicabile che prendessero queste due questioni e quali sono le sue considerazioni?

«Relativamente alle concessioni demaniali, va detto che dal punto di vista tecnico siamo in attesa di quelle che saranno le determinazioni del governo centrale, anche perché abbiamo bisogno – unitamente ai nostri uffici – di ricevere una linea di indirizzo chiara ed inequivocabile per poter lavorare bene da una parte ma soprattutto per dare delle certezze agli operatori economici dall’altra. Oggi i balneari rappresentano una fetta importante dal punto di vista economico sul nostro territorio: sono tante le aziende, superano le 80 unità lungo il nostro litorale. Per riconoscere dignità imprenditoriale a queste persone occorre dargli riferimenti giuridici certi in modo tale da programmare e pianificare quella che sarà la loro azione. Farli brancolare nel buio non è una cosa giusta. Anche perché ci sono anche operatori illuminati che hanno sempre investito e garantito servizi di qualità e che per questo motivo vanno oltremodo tutelati. Al pari, s’intende, dei cittadini ai quali va garantito il libero accesso al mare mettendoli in condizione di godere di spazi pubblici e dunque arenili liberi. Spazi che come amministrazione abbiamo intenzione di incrementare, non certo di ridurre anche perché l’indole di noi isolani è caratterizzata per vocazione da un rapporto di simbiosi con il mare. Ma ripeto, serve dare prospettiva a chi svolge questo lavoro e sostiene le proprie famiglie, basta con le “proroghette”».

E per quanto riguarda le demolizioni?

«Qui vanno fatte una serie di osservazioni. Sono consapevole che il fenomeno ha assunto una dimensione oggettivamente molto importante sul nostro territorio, favorito anche da un approccio degli uomini di governo che per il passato sicuramente non hanno legiferato in maniera responsabile su questo tema. Tutto ciò ha fatto sì che a cascata si innescassero processi di abusivismo, dettati anche dal fatto che al cittadino non si è garantito l’accesso ad una casa legittima. Il risultato è stata una deflagrante distorsione del sistema che però oggi è in una fase di “coda”. Non registriamo più negli ultimi anni la realizzazione di nuovi vani abusivi sul nostro territorio. Spesso quando intervengono le forze dell’ordine, i vigili urbani, la vigilanza edilizia, si parla di interventi di manutenzione straordinaria, o comunque di ristrutturazione vicina a immobili che eventualmente non erano del tutto legittimi o su cui pendevano domande di condono. Insomma, non abbiamo più recrudescenze legati a fenomeni di abusivismo. Anche se…».

Anche se…?

«Purtroppo ci sono una serie di procedure penali con annessa sanzione della demolizione che stanno arrivando ad esito e che prevedono il ripristino dello stato dei luoghi. Che non distingue tra la casa abitata come prima o unica abitazione e la villa per le vacanze o la porzioni di un albergo. Dunque le demolizioni avvengono senza alcun principio o criterio, ecco perché è auspicabile che si crei una gradualità nell’intervenire su questi abbattimenti. E se le abitazioni di chi non ha un altro tetto sulla testa proprio non possono essere sanate, almeno sia messe in coda e si intervenga prioritariamente su quelle dove c’è oggettivamente maggiore necessità. Ad esempio, vista la nostra forte esposizione al pericolo idrogeologico, laddove esistono degli elementi di pericolosità sia per il contesto che per coloro che eventualmente ci abitano. Che dire, per adesso non c’è una linea di indirizzo che va in questa direzione, mi auguro che ci si possa arrivare. Recentemente, per alcune demolizioni per le quali non si erano ottenuti i fondi da Cassa Depositi e Prestiti, c’è stata la firma di un protocollo con le somme che sono state messe a disposizione dalla Regione Campania. Ma va riconosciuto che qui siamo davanti ad una serie di immobili davvero pericolosi dal punto di vista idrogeologico e quindi si tratta di interventi che hanno una forte caratterizzazione sotto questo aspetto».

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