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“IO SO”, IL CAMBIAMENTO E LA POSSIBILITA’ DI REALIZZARLO

Le parole sono importanti; possono avvicinare o allontanare; incoraggiare o ferire; accogliere o emarginare. E’ importante parlare, anche denunciare, ma con rigore, competenza, Spirito costruttivo. E’ importante costruire insieme per interrogarci ed interrogare, nel rispetto reciproco, nell’attenzione alle parole. Non per colpire persone, cose, situazioni, realtà, ma per rafforzare la ricerca di Verità. La credibilità e l’autorevolezza di un progetto non vengono misurate dalla risonanza pubblica o dall’attenzione mediatica, ma dalla capacità di lasciare un segno duraturo nel tempo. Educazione, cultura, informazione sono i pilastri dell’impegno contro l’individualismo insofferente delle regole, l’indifferenza al Bene Comune, la crescita della corruzione, degli abusi, della illegalità. Viviamo una società diseguale. Un punto nodale riveste il ”senso di responsabilità”, qualità cardine di ogni politico”gerufen”, chiamato, vocato ad essere e diventare ciò che è. Weber osservò che chi vuole fare politica in generale, ma soprattutto che vuole esercitare la politica come professione, deve essere consapevole di quei paradossi etici e della propria responsabilità per ciò che a lui stesso può accadere sotto la loro espressione. Ciò pone in essere la vexata quaestio del delicato equilibrio tra etica e politica.

Il richiamo ossessivo alla vera o presunta onestà, se per qualcuno assume un significato catartico, al massimo può assurgere a precondizione della politica, ma non a condizione della stessa. Machiavelli separò la sfera etica da quella politica. Nel capitolo XVIII de ”Il Principe” affrescò l’essenza del politico come centauro, figura mitica, ibrida,conflittuale già in se stessa, non uomo né bestia, ma sintesi e dialettica delle due specie, travagliato moralmente nel dissidio indeciso, lacerato nel dover scegliere tra il ”partirsi dal bene potendo” ed  “intrare nel male,necessitato”, sempre attento ad apparire ”tutto pietà, tutto fede, tutto integrità, tutto umanità, tutto religione” per equilibrare lo Stato. Pasolini asseriva di sapere in quanto intellettuale ”senza prove”; egli indicava i giornalisti come ”diffusori di inganni”, in quanto ceto intellettuale largamente asservito. Un intellettuale coraggioso rompe il mandato oligarchico-servile che i partiti assegnano allo ”intellettuale funzionario”, un mandato ”puramente morale ed ideologico”. Nel suo scritto”Io so” del novembre 1974 egli asserisce: ”all’intellettuale profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia si deferisce un mandato falsamente alto e nobile,in realtà servile:quello di occuparsi solo di problemi morali ed ideologici”. Se ogni rivoluzione, per non essere catalogata come effimero ribellismo, deve contenere un disegno, allo stesso modo ogni cambiamento deve essere sorretto dalla capacità di realizzarlo. L’intellettuale ”non funzionario”, come Pasolini si proponeva di essere, deve alla propria libertà morale il proprio potere e la propria credibilità. Potere e credibilità fondano l’autorità. A Pasolini interessava occupare il margine della Polis, anche a costo di non “partecipare del diritto ad avere,con una certa probabilità, prove ed indizi”. Egli vuole rimanere ignorante, perchè la conoscenza lo avrebbe contaminato, poichè la conoscenza è impura. La vera politica, cioè la Verità della polis, è altra dalla Verità intellettuale di chi puramente cerca la Conoscenza.

Scegliendo il piano metastorico si può distillare la libertà di pensiero, che di suo sarebbe costretta a muoversi entro i limiti del reale, dell’esperienza per farne una categoria fuori della Polis, ascetica. Aristotele suggerisce che la Potenza,il Primo Motore, il Pensiero, ha sempre bisogno dell’Atto,cioè di quello che già c’è. Sul piano del mistero, sul piano metastorico, Pasolini poteva isolare il Male dal Bene. Anche noi, seguendo questo leit motiv possiamo immaginare due Ischia, una sporca, disonesta, idiota, ignorante, consumista; l’altra pulita, onesta, intelligente, colta, umanistica. In un momento di svilente populismo, dove si alza preventivamente la bandiera dell’onestà, più simile ad un velo che dietro, spesso, non nasconde altro che il vuoto pneumatico e che funge più da copertina fumogena che lente esaltante di pregresse capacità, esprimo l’esigenza di un carattere fondamentale per Ischia. L’abbandono della partecipazione alla politica non solo non permetterà mai di ”togliere i veli e la maschera al potere”, ma non ci consentirà di riconoscere e selezionare una classe dirigente che abbia capacità per governare ad ogni livello. Tra i frutti avvelenati dell’antipolitica c’è anche l’incompetenza, un mondo dove il sapere perde il controllo sul fare anche se può essere mosso da buone intenzioni. Rimarco la necessità di scelte politiche forti, tali da non imbarcare Ischia in governicchi ”balneari” e di transizione, buoni per tenere la seggiola a qualcuno, ma non risolutivi dei nostri palesi quanto atavici problemi. Serve una politica con competenze tecniche che si misuri con i problemi reali. Dohrendorf asserisce che ”la pura moralità non ha posto in politica, dove interessano le conseguenze politiche delle azioni”. E’ bene ritornare a concetti e pratiche fondamentali per il buon andamento di una comunità. La partecipazione volontaria alla vita pubblica del cittadino-elettore deve essere improntata alla ricerca della persona migliore e meglio attrezzata rispetto ad un ufficio. Come si è perso il concetto di meritocrazia, sembra che la ricerca del più bravo sia diventata secondaria. Prima di tutto la ricerca della competenza ogni volta che siamo chiamati ad esprimere la nostra partecipazione. Essa è la nostra responsabilità politica principale, in un sistema rappresentativo il quale distingue ruoli e forme della partecipazione nella cosciente impossibilità dimensionale di un autogoverno.

La passione politica dovrebbe essere costruzione di comunità dove i rapporti sociali vengono valorizzati lasciando spazio alla libera e responsabile espressione delle persone. Obiettivo di riferimento:il Bene Comune. I contenuti irrinunciabili della politica sono fondati sul primato e sulla centralità della persona umana. Non esistono lotte volte al potere tra persone che dovrebbero ritenersi civili ma piuttosto un profondo esame di coscienza e consapevolezza che dovrebbe già rispondere di per sé alla possibilità di ricoprire un ruolo,un posto. La nostra gente isolana è fatta, si, da persone istruite ma anche da molti cuori semplici che non vanno confusi ed, anzi, deve essere nostro compito preservarli da chiacchiere superflue. Il mio vagheggiare si scontra con l’irrinunciabile rapporto con la realtà nello sforzo di essere ad ogni costo me stesso di fronte agli altri ma soprattutto al cospetto del potere. La libertà che mi fuoriesce percorre il sentiero del sogno al fine di rincorrere una verità che fugge come cavallo imbizzarrito. Marquez all’indomani della morte di Allande nella tragedia cilena mi ricorda che ”non è possibile cambiare la forma del mondo senza provocare terremoti sulla Terra”. Ischia non è un caso speciale ma è quella provincia più vulnerabile perchè dominata dal romanticismo della legalità. L’incontro con il mondo contadino è potere di una terra che ha bisogno di sangue ed umori per nutrirsi e partecipare all’eterno ciclo di vita, morte e rinascita.

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Il mio fuoco interiore mi alimenta l’urgenza della parola come forza rivelatrice ed unica forza rivoluzionaria. In un tempo in cui non è consentita ignorantia alcuna né superficialità su ciò che il futuro riserva, e a livello ambientale locale, e a livello di progresso umano bisogna sensibilizzare la nostra comunità sulla riscoperta del Valori, quelli veri che da sempre fungono da spina dorsale della integrità di ogni uomo. Unire le intellighentie di uomini con sensibilità e spessore, vuol dire creare le nuove basi per una rivoluzione del pensiero e dell’es, e, di conseguenza, rivoluzionare un modus operandi. Possano il nostro pensare ed agire nei confronti del nostro prossimo ma anche della nostra comunità essere autentici, sempre. Basta con le lotte che si riducono ad inutili beghe popolari. Sia la nostra Coscienza interna a proclamare se siamo  o no adatti ad un ruolo che salvaguardi sempre il Bene Comune e le esigenze del cittadino.

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