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In 1500 per il viaggio del gusto nell’arena del Negombo

di Isabella Puca

Lacco Ameno – C’erano i fagioli zampognari, un prodotto unico della nostra isola, che  Agostino D’Ambra del ristorante Il Focolare ha trasformato in un hamburger con salsa di agrumi e pane croccante speziato che è andata letteralmente a ruba. C’era la chef Libera Iovine, unica donna nell’arena del Safari con un piatto a base di Cefalo; c’era lo spaghetto ai cinque pomodori di Nino Di Costanzo e lo chef Pasquale Palamaro che con un caciocavallo impiccato di Casa Madai ha semplicemente deliziato tutti gli avventori. Il tema di quest’anno, tradizione e povertà, è stato rispettato con quel tocco in più che solo uno chef stellato può dare; il bello è che però durante il Safari le stelle sono state messe tutte da parte. Tutti uguali, tutti bravi e per una serata tutti insieme intorno al buon cibo e al buon vino. Tra cantine ischitane e non, preparati sommelier hanno saputo abbinare il giusto vino alle pietanze esaltando così ogni gusto. Proveniente dalla vicina isola di Procida, ma trapiantato a Milano, c’era anche il giovane chef Marco Ambrosino con una razza alla brace, cetrioli fermentati e verbena che alle 22.30 circa era già finita. C’era lo chef Salvatore La Ragione, da Capri con il suo risotto aglio, olio e cozze, lo chef Alfonso Crisci con la panzanella vesuviana, e Danilo DI Vuolo da Vico Equense con un gambero e cremoso di bufala.  E ancora la frittatina di pasta fritta e servita dalle mani di Salvatore Di Matteo, la pizza con la scarola torciuta di Ivano Veccia, pizzaiolo nostrano eletto tra i migliori  emergenti d’Italia e ancora Franco Pepe con la sua incredibile margherita “sbagliata”. Impossibile elencarli tutti, impossibile non sentire l’energia emanata dal loro lavoro dietro a quei fornelli, postazioni costruite per l’occasione in un’arena del Negombo davvero gremita. Impossibile non notare la passione e la cura con cui hanno preparato ogni singola mini porzione, mantenendo il sorriso per tutta la durata della serata. Immancabili i dolci, quelli dei pasticcieri ischitani e degli ospiti come Carmine di Donna. E se qualcuno ha criticato i tanti che hanno partecipato all’evento che, di solito, non affollano i tanti eventi culturali organizzati sull’isola durante l’estate la risposta è insita nel significato che oggi ha assunto il cibo. Quest’ultimo, infatti, è l’espressione della cultura di un popolo e se pensiamo alla cultura del popolo ischitano ci troviamo soprattutto vino e piatti ricchi di pietanze prelibate. La cultura del cibo, riportata in auge dai nostri chef che ripropongono nelle loro cucine metodi di cottura e rivisitazioni di antiche ricette ischitane, va fatta conoscere ai nostri turisti. Ischia non è solo terme, panorami e coppa di Nestore, ma anche fagioli zampognari, coniglio cucinato nel coccio di terracotta e vino che, 50 anni fa, fu riconosciuto doc, il primo della Campania. Il cibo è cultura e il viaggio culturale iniziato da Ischia Safari, a giudicare dalla risonanza mediatica che ha avuto,  ha già portato i suoi frutti. – foto Simone De Sanctis

 

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