Il Tar e il Comune di Ischia affossano il Momi
L’ente di via Iasolino, assistito dall’avvocato Alessandro Barbieri, trionfa su tutta la linea dinanzi ai giudici della VI Sezione ai quali si era rivolto il titolare della struttura ubicata sulla Riva Destra, Ciro Di Meglio, che si vede respingere l’istanza cautelare
Il Tar Campania fa sorridere il Comune di Ischia e fa invece versare lacrime amare a Ciro Di Meglio, gestore del noto locale Mojito (adesso Momi) ubicato sulla Riva Destra del porto di Ischia. Succede al termine di un lungo contenzioso sviluppatosi tra l’imprenditore e l’ente di via Iasolino, difeso dall’avvocato Alessandro Barbieri, che ottiene un successo su tutta la linea che adesso rischia addirittura di minare la riapertura dell’esercizio molto gettonato soprattutto dagli amanti della vita notturna e della movida. Il Di Meglio aveva ricevuto una serie di sanzioni da parte dei competenti uffici municipali e per questo per il tramite dell’avvocato Antonio Iacono si era rivolto alla magistratura amministrativa chiedendo l’annullamento a firma del responsabile SUE (Sportello Unico per l’Edilizia) del Comune di Ischia con il quale veniva inibita lo scorso settembre la SCIA di agibilità del 3 luglio 2023 “con declaratoria di inefficacia in quanto è stata accertata la carenza del requisito essenziale relativo alla legittimità edilizia – urbanistica dei locali per le abusività descritte in premessa”. Ancora il ricorrente chiedeva anche di annullare il provvedimento del Suap datato 20 settembre con il quale veniva vietata l’attività di somministrazione di alimenti e bevande e rigettate le richieste di occupazione di syolo pubblico ma anche del provvedimento con cui lo stesso SUAP diffidava il Di Meglio a non occupare suolo pubblico senza la prescritta autorizzazione allo stato sospesa a seguito di due distinti provvedimenti emessi il 21 e il 26 luglio scorso.
L’imprenditore si era visto infliggere una serie di provvedimenti sanzionatori dopo aver proceduto ad un ampliamento dell’ex Mojito (acquisendo un altro immobile) senza rispettare le normative vigenti. Inutile la richiesta di vederseli annullare e adesso la situazione in chiave riapertura si fa davvero complicata
Nella sua ordinanza la VI Sezione del Tar Campania (presidente Santino Scudeller, consigliere Angela Fontana, estensore Mara Spatuzzi) evidenzia da subito che “il ricorso non sia assistito dal cosiddetto fumus boni iuris” e il collegio spiega anche il perché partendo da questo assunto: “Per costante giurisprudenza, l’avvenuto rilascio di autorizzazioni commerciali e/o sanitarie e del certificato di agibilità dell’immobile non possono avere alcun effetto sanante sul piano edilizio-urbanistico e non sono preclusive dell’adozione di un provvedimento di segno diverso a seguito di più approfondita istruttoria”. Non solo, gli stessi giudici amministrativi aggiungono poi che “la parte ricorrente non produce alcun titolo edilizio a supporto della trasformazione avvenuta nel tempo dei due locali, che risultano comunque essere stati messi in comunicazione creando un unico locale per il quale è stata presentata la SCIA per l’agibilità inibita dal comune, non risultando smentita da parte ricorrente l’assenza di qualsivoglia titolo edilizio per le variazioni di cui alle pratiche presentate nel tempo all’Agenzia del territorio di Napoli per ristrutturazione, ampliamento e cambio di destinazione d’uso dei locali nonché per la realizzazione del soppalco”. Nello specifico si fa riferimento al fatto che l’ex Mojito è diventato Momi proprio per l’effetto dell’unione di due distinti locali commerciali, operazione che però non è stata compiuta nel rispetto delle normative vigenti, come dimostra a questo punto inequivocabilmente l’ordinanza in oggetto.
Al riguardo, il Tar ribadisce in maniera netta che “la conformità dei manufatti alle norme urbanistico-edilizie costituisce il presupposto indispensabile per l’agibilità degli immobili, pertanto l’amministrazione correttamente ha inibito la SCIA di agibilità presentata da parte ricorrente e conseguentemente ha inibito anche l’attività commerciale e ha rigettato le connesse richieste di occupazione di suolo pubblico”. Insomma, la linea dell’ente guidato dal sindaco Enzo Ferrandino è assolutamente lineare e corretta ed è per questo che la VI Sezione ritiene di dover respingere l’istanza cautelare. Il che, purtroppo, anche nel caso di ulteriori sviluppi di questo contenzioso giudiziario, non rappresentano purtroppo un buon segnale per Ciro Di Meglio. Che adesso potrebbe faticare non poco per riaprire i battenti, atteso che la cosa gli riesca: almeno a breve termine, la cosa appare decisamente improbabile.