CULTURA & SOCIETA'

Il sogno eco-sostenibile di De Angelis fa “sognare” l’isola

«Immaginate terrazzamenti coltivati, le Parracine in ordine, il dissesto idrogeologico mitigato»: altro che crisi, secondo l’architetto siamo davanti a una grande opportunità

In questi giorni di angoscia e ansia l’Italia sta passando forse il periodo più nefasto della sua storia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il bollettino di ammalati da Covid-19 aumenta e con essa la paura. Siamo probabilmente arrivati al picco e la lieve decrescita dei positivi e dei deceduti lasciare sperare che la parabola abbia finalmente intrapreso il suo percorso discendente. Intanto anche l’isola d’Ischia deve fare i conti con i suoi positivi e i ricoverati. Ma soprattutto con la desertificazione delle strade, delle spiagge, dei negozi, ma anche dei musei, dei ristoranti, insomma, l’isola è malata, vuota, triste. Una condizione che obbliga a riflettere sul post-catastrofe, su come dovremo affrontare quella che sembra prospettarsi come un periodo di decrescita, purtroppo tutt’altro che dolce, ma tragica.

Ma da momenti di profonda crisi è possibile ricavare anche qualcosa di buono. Lo insegna la storia. E una riflessione sui risvolti futuri per la nostra isola li espone l’architetto Giovannangelo De Angelis, noto anche per la sua attività per il Cai e il Pida. «Bisogna cambiare paradigma, punto. Nelle gravi crisi come queste se non si cambia si viene annientati. Dobbiamo immaginarci una nuova economia, circolare, una nuova isola che riscopra il suo enorme potenziale silenziato in gran parte dall’attuale economia. Dobbiamo re inventarci guardando a quello che siamo stati in passato, ed alla fortuna che ci offre madre natura, ma con l’innovazione ed il potenziale che la modernità ci offre.

Dobbiamo abituarci all’idea che alcune abitudini e comodità, “ricchezze”, dovranno lasciare il passo ad altre più scomode. Se non faremo così periremo senza ombra di dubbio, e sinceramente non ho neanche voglia di sperare ed aspettare che gli altri mi vengano a salvare quando ho tutto questo ben di Dio in mano. Vi faccio un esempio: Immaginatevi tra 2 anni con i terrazzamenti coltivati, le Parracine in ordine, il dissesto idrogeologico mitigato, case ridipinte e messe a nuovo (siamo fraucatori nell’anima oltre ad essere contadini), cibo sano per tutti, filiera di produzione e trasformazione locale con vendite dirette all’utente finale. Recupero di tradizioni (intervistiamo ora gli anziani e facciamone una banca dei ricordi) e biodiversità da mettere in cassaforte. Ma secondo voi, tra due, tre anni, quale turista potrebbe mai resistere alla tentazione di venire da noi in vacanza, saremo costretti a mettere il numero chiuso!! Quindi altro che crisi, questa è una grande opportunità che abbiamo, usiamola! Proprio perché questa crisi nasce in Cina, le parole di JFK sono più che mai attuali: “La parola crisi, scritta in cinese, è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità.”

Un vero sogno, la realizzazione di quanto è stato chiesto per anni per ridare slancio alla nostra isola, un nuovo volto verde, più pulito, meno chiassoso, orientato verso un approccio in simbiosi con la natura. Un esperimento che la condizione di isola potrebbe accelerare e poi divenire anche esempio virtuoso per altre realtà.

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franco schiano

Tutto giusto caro architetto, condivido pienamente ogni suo concetto espresso, dalla prima all’ultima parola. Turismo e agricoltura (nella fattispecie) devono procedere di pari passo e bisognerebbe formare le nuove generazioni con dei corsi obbligatori di agraria ai vari livelli di istruzione. Dovremmo coinvolgere i nostri figli nell’assimilare ed imprimere bene nella memoria i racconti di vita e le esperienze vissute dai nonni perchè, quando purtroppo quest’ultimi “saranno andati via”, sarà come se si incendiasse una biblioteca. Basterebbe soffermarsi a guardare un pò sulle tante colline dell’isola, tutti i terrazzamenti abbandonati che ormai segnano i panorami, testimoniando la fiorente agricoltura dei secoli scorsi.

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