DI RAFFAELE MIRELLI
Alle 22 e 50 di giovedì 17 dicembre mi scrivevi, mi dicevi che avresti chiamato. Dovevamo progettare la nostra Summer School, dovevamo capire insieme come disegnare il messaggio di questa nuova edizione delfestival di filosofia, in cui tanto credevi. Credevi nei giovani,nella scienza e nel messaggio divulgativo,concretamente. Da quattro anni ci siamo visti costantemente, anche a Padova, dove in parte trascorrevi la tua esistenza. Pietro camminava sempre con le braccia dietro alla schiena, incrociate, pensava tanto e segli passavi accanto non ti vedeva, era troppo assorto. Figlio di un’isola che ha vissuto un grande cambiamento, era una personalità di immenso valore umano. Ricordarlo con le giuste parole non è semplice, anche perché la notizia della sua scomparsa sembra ancora surreale.
Era la voce di Radio Rai 3, era la voce della divulgazione scientifica italiana, era l’uomo che lanciava messaggi discreti, mai troppo pomposo e superfluo. Pietro ha ricoperto ruoli di grande rilievo nazionale ed era amato da tutti perché sapeva come stare tra la gente. Grazie a lui ho conosciuto i grandi nomi della scienza e, alcuni di questi, sono diventati miei amici. Grazie a lui ho visto una comunità scientifica diversa, umana e soprattutto molto discreta. Pietro creava ponti tra le persone, amava i giovani, sapeva farlo. Ci siamo trovati spesso a percorrere tappe fondamentali della nostra esistenza,insieme: la perdita dei genitori, le preoccupazioni per la famiglia e questo eraforse dovuto al pensiero filosofico che ci univa oppurea quel bicchiere di prosecco che ci permettevamo ai nostri incontri. C’era sempre uno scambio intenso di opinioni.
Ma la perdita di Pietro Greco non riguarda me, riguarda la nostra comunità che – forse – non lo conosceva bene. Credo che nessuno più di Pietro sia stato ambasciatore di un’isola che ama il sapere, quella che spesso vive dietro agli scenari più vistosi, dietro ai riflettori. Proprio in questi giorni parlavo alla nostra amministrazione di lui, di come sarebbe stato importante omaggiare la sua attività, il suo pensiero e il suo essere. Quest’anno volevi mettere al centro del discorso della scuola di formazione del festival l’universo, mi avevi inviato una lista di nomi eccelsi, di personaggi del mondo scientifico. Ti conoscevano tutti, eri la voce che raccontava la scienza, da anni. La tua voce, sempre pacata, colma di rispetto non cambiava mai, era generosa verso tutti.
Quando incalzavo sui discorsi filosofici, intrecciavi le dita e sorridevi, poi mi invitavi a fare di più. Io e gli amici del Circolo George Sadoul sapevamo di avere la fortuna di poterti essere accanto! Anche quest’anno avresti aperto il festival, tenuto la scuola di formazione di cinema, di filosofia, avresti tenuto tantissime conferenze – come tuo solito – senza pausa. Proprio giovedì ne hai tenuta una insieme a Carlo Rovelli, uno dei tanti volti noti della scienza. Ma eri tu Pietro il cuore semplice, pacato della nostra comunità. Eri tu, unico, sornione e sorridente dietro ai baffi, agli occhiali che guidava i pensieri di condivisione.
Sono forse la persona meno adatta a ricordarti, fatto sta che lo faremo in tanti. E non ti preoccupare, non credere di aver scritto tanto in questo ultimo periodo. Ci hai lasciato un patrimonio inestimabile, ci consegni lo sforzo di narrare la scienza, di portarla a tutti, qualsiasi sia l’ambito di pertinenza. Abbiamo chiesto alle nostre amministrazioni di ricordarti attraverso un luogo: forse le strade del corso dove abitavi, dove passeggiavi pensando a quello che avresti potuto fare.
Io ti ricordo così Pietro, che cammini, che pensi, che crei ponti, dolcemente.