Il Regno di Nessuno
di Graziano Petrucci
Il fatto è che Ischia è un’isola speciale. Poterla raccontare nei suoi sfaccettati aspetti somiglia a una possibilità, remota, di riscatto. Si tratta di un paese, l’isola, che molti ci invidiano. Perché nasconde potenzialità e risorse che altri luoghi possono solo immaginare e che vorrebbero conquistare, statene certi. La criminalità organizzata, quella che non spara ma investe, forse è già all’opera più di quanto non sappiamo. E non ci sarebbe niente di cui meravigliarsi o scandalizzarsi. Tuttavia, come in tutti i posti di un’Italia tumultuosa di figuranti anche su questo scoglio benedetto – non si sa ancora da chi – si esaltano gli aspetti negativi. Sia chiaro. Non sto dicendo che bisogna tacere su cosa non funziona, come vorrebbe e preferirebbe qualcuno che a volte usa pressioni di amici di amici, pure nei confronti di chi scrive, ma dirlo, parlare, urlare ciò che ancora è da migliorare deve diventare una specie di anti camera in cui infilare e filtrare i problemi e monitorarli. Sia da parte dei giornalisti e sia da chi fa politica (sempre che ci sia qualcuno disposto a fare politica seriamente e con provvedimenti ad hoc; e sempre che i primi vogliano fare davvero i giornalisti). Per prima cosa dobbiamo cambiare l’idea che abbiamo di questo lembo di terra. Ripercorrere le basi – o l’ABC se preferite – del vivere civile e in comunità come dell’educazione civica, consumare l’ipocrisia malsana che ci sta ammazzando e tornare a essere l’isola che vogliamo rigettando qualsiasi tipo d’imbarbarimento. Sempre se ne vogliamo ancora una. Per il momento l’evidenza è che brancoliamo nel buio. Si vede da come stiamo affrontando questa estate. A fronte di numeri positivi, risultato che si pone tra congiunture internazionali favorevoli che ci agevoleranno pure l’anno prossimo e una voglia più diffusa di esplorare il territorio da parte di americani, inglesi, russi, francesi e svedesi cui non mancano gli italiani, noi continuiamo a cadere negli stessi problemi di sempre ed essere impreparati. Da un lato si sta (tras)formando una nuova tipologia di turisti, dalle nazionalità diverse e magari per bontà divina e non per bravura endogena c’è forse chi sta gettando le basi per farci diventare un popolo cosmopolita. Dall’altro sono molte le attività e gli imprenditori che lamentano minori presenze con capacità di spese ristrette, trasporti obsoleti e costosi, traffico caotico e divario enorme tra costi e ricavi. A ciò si aggiungono alcuni “controlli” che spesso decretano la chiusura dell’attività, com’è accaduto alle pedane a Casamicciola. Il problema è che non ci siamo accorti che abbiamo un problema. Forse più di uno oppure è lo stesso che assume molteplici forme. E di fronte a ciò le amministrazioni, tutte, ancora non si sono date una mossa per trovare una soluzione valida e non temporanea ma al contrario sono spinte dalla pretesa di apparire preventivamente sulle pagine dei giornali per sponsorizzare risultati ancora o mai ottenuti. Spopola, in definitiva, la fiera delle vanità. Il problema non è dell’ASL o della capitaneria di porto che operano le verifiche. Non è neppure del comandante di quest’ultima al quale magari è sfuggito che nella sua ordinanza i bagnini a “guardia” delle spiagge dovrebbero indossare magliette di colore rosso (e non bianche come accade in qualche stabilimento balneo termale tra Lacco Ameno e Forio, in cui è stato visto fare il bagno) “mentre chiede” ad altre strutture di cambiare “casacca”. Oppure che ci sono persone che preoccupate, sempre nella stessa zona dovrebbe esserci un tratto di spiaggia, “libera” o ciò che ne è rimasto, si lamentano di continuo e si chiedono se sia regolare lo scarico presumibilmente termale, da cui fuori esce acqua calda. Tanti hanno addirittura immortalato il momento sublime con video poi spediti on line nella speranza che il social network potesse tornare utile. E intanto le amministrazioni, i sindaci, gli assessori, dove sono? Dove sono quando devono muoversi a tutela dell’economia del paese o di quella di esercenti e imprenditori di fronte a probabili abusi di potere da parte di chiunque? Il problema non è la pretesa che le regole, che ci sono, siano rispettate. Quella è legittima. Ciò che sbilancia è proprio l’assenza degli amministratori cui spesso manca la competenza per riequilibrare situazioni e storie particolari. Certo, molte attività dovrebbero essere chiuse per mancanza strutturale di regole o delle norme igieniche. Neppure però si può tollerare che il meccanismo, o uno degli ingranaggi della nostra economia a tempo, si blocchi in piena estate, ad esempio chiudendo improvvidamente le attività come a Casamicciola. Il guaio è che gli amministratori con le palle non li abbiamo ancora visti all’opera. A meno che non smetteranno di farsela addosso, continueremo a non vederli in giro ancora per molto, molto tempo, e noi resteremo il “regno di nessuno” alla mercé del più forte.
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