IL PUNTO Un’imposta da sempre croce e delizia
La legge che ha istituito la tassa di soggiorno, ovvero il D.L. 23/2011 prevede che il gettito derivante dall’imposta di soggiorno deve “essere destinato a finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali”. Tuttavia dalla rilevazione effettuata dall’Osservatorio Nazionale sulla Tassa di Soggiorno curato dal centro studi Panorama Turismo emerge soprattutto che le Amministrazioni Comunali faticano a dichiarare con chiarezza gli investimenti che effettuano con i proventi dell’imposta di soggiorno. Di certo si assiste ad una notevole diversità nella gestione di tali fondi: sono pochi i casi in cui i rappresentanti del Comune decidono, insieme alle associazioni di categoria, dove investire tali proventi, perché nella maggior parte dei casi le Amministrazioni gestiscono tali fondi in maniera autonoma, senza concertazione con le categorie. Si tratta di incassi che vengono destinati alle attività più varie, anche di spesa corrente o per non identificati “fini sociali”, non sempre in linea con le finalità turistiche. Emerge così che le priorità primarie dei Comuni, per quanto riguarda gli investimenti effettuati con gli incassi dell’imposta di soggiorno, siano quelle relative agli “eventi e manifestazioni” (16,4%), al “restauro e manutenzione musei e monumenti” (13,3%) ma alta è anche la quota destinata per le “strade ed il miglioramento della viabilità interna” (8,2%), all’”arredo pubblico” (7,6%), al “sostegno agli uffici IAT” (5%), alla “pulizie e decoro cittadino, al verde pubblico” (4,8%) alla realizzazione di “sito web” (3,8%) e “wi-fi e hotspot” (3,6%).