IL PUNTO La frana e quegli interventi mancati
Nessuno dei tre cantieri, quando si è attivata la frana, era stato ancora avviato. La procedura in fase più avanzata era quella per la zona ex Cava Baino, importo a base d’asta di 821.837 euro. Il 22 agosto 2022 è stato approvato il verbale di gara e sono stati aggiudicati i lavori al Consorzio Stabile, sede legale a Salerno, per 496.793 euro oltre iva. L’intervento in località Paradisiello, per un valore di 650.000 euro, è stato affidato a marzo 2022 per la progettazione ad un professionista di Benevento. Per i lavori di mitigazione del rischio idrogeologico un anno fa il Comune di Casamicciola aveva pubblicato l’avviso esplorativo destinato ad individuare l’impresa che avrebbe poi dovuto effettuare le opere. La base d’asta era di 420.000 euro. Ci sono, però, anche interventi di mitigazione del rischio idrogeologico più vecchi e mai partiti. L’Alveo La Rita tra Casamicciola e Lacco Ameno era uno di questi. Così come quello di messa in sicurezza dell’alveo La Rita, finanziato per 1.100.000 euro dalla Città Metropolitana non è mai partito, nonostante il contratto di appalto sottoscritto a luglio 2018. Una situazione che la Protezione Civile regionale, di Giulivo un anno fa, ha definito catastrofica, anche perché il canale è in un tratto ostruito in gran parte dalle macerie di un albergo crollato, l’hotel Santa Rita, dismesso ed in disuso da tempo. A marzo 2022 le cronache locali parlano di un nuovo sopralluogo sull’alveo dei tecnici della Città Metropolitana.
Molte procedure sono relative al 2010 e varate dopo l’alluvione del 2009 per un importo complessivo superiore a 3 milioni di euro. Prevedono la messa in sicurezza degli alvei e della parte alta dell’abitato. Se ne sono occupati un commissario di governo statale, uno regionale e poi il presidente della Giunta Regionale, che ha chiamato in causa l’agenzia regionale Arcadis, poi dismessa e confluita in Acamir. Infine nel 2017 la palla è passata al Comune. I progetti di fatto non sono più andati avanti.
E ancora, l’assenza di interventi di manutenzione dopo l’alluvione del 2009 oltre all’assenza del piano per il dissesto idrogeologico. L’inchiesta della Procura di Napoli, che ha aperto un fascicolo per disastro colposo contro ignoti, potrebbe presto prendere una direzione ben precisa.
Non solo l’abusivismo, ma anche tutto ciò che poteva essere fatto e che invece non è stato fatto e che ha portato a 12 morti accertati.
Adesso, si passeranno al vaglio tutti i documenti degli ultimi dodici anni. Dall’ultima alluvione, quella del 2009 che portò a morte e distruzione dallo stesso vallone Senigallia, Ervaniello più altre colate.