«Il mondo ha smarrito il cuore. Gesù ci dona il suo»

Il testo dell' ultima enciclica di Papa Francescco

di Pasquale Baldino e i suoi Tralci

“Dilexit nos”,è il titolo della quarta enciclica di Papa Francesco, dedicata al Sacro Cuore. «L’amore gratuito di Cristo libera dal perverso ingranaggio in cui, nella società liquida, tutto si vende e si compra»

Dilexit nos, non è solo un testo magisteriale, ma anche una grande e appassionata dichiarazione d’amore per Colui che ci ha amato fino alla fine e che come disse a santa Margherita Maria Alacoque, nel corso delle sue apparizioni tra la fine di dicembre 1673 e il giugno 1675. rappresenta “quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore” (citazione tratta dal paragrafo 121 dell’enciclica). Papa Francesco infatti, con questa sua quarta enciclica ha un intento dichiarato. Quello di offrire a un mondo che ha smarrito il cuore, la visione del Cuore di Gesù, come centro unificante dell’amore sempre nuovo di Dio per gli uomini e per le donne di ogni tempo e come fonte da cui sgorga quella che san Giovanni Paolo II, chiamava civiltà dell’amore.

Contro le guerre che devastano il mondo, contro ogni inimicizia, contro le ferite inflitte al creato, scrive infatti il Pontefice, ritornare al Cuore di Gesù è l’unica strada. E a tal proposito il Papa definisce questa encilica anche come l’ideale prosecuzione del discorso iniziato con Laudato si’ e Fratelli tutti.

Solo a partire dal cuore le nostre comunità riusciranno a unire le diverse intelligenze e volontà e a pacificarle affinché lo Spirito ci guidi come rete di fratelli, perché anche la pacificazione è compito del cuore. Il Cuore di Cristo è estasi, è uscita, è dono, è incontro. In Lui diventiamo capaci di relazionarci in modo sano e felice e di costruire in questo mondo il Regno d’amore e di giustizia. Il nostro cuore unito a quello di Cristo è capace di questo miracolo sociale.

Prendere sul serio il cuore ha conseguenze sociali. Come insegna il Concilio Vaticano II, «ciascuno di noi deve adoperarsi per mutare il suo cuore, aprendo gli occhi sul mondo intero e su tutte quelle cose che gli uomini possono compiere insieme per condurre l’umanità verso un migliore destino». Perché «gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo».  Di fronte ai drammi del mondo, il Concilio invita a tornare al cuore, spiegando che l’essere umano «nella sua interiorità, trascende l’universo delle cose: in quelle profondità egli torna, quando fa ritorno a se stesso, là dove lo aspetta quel Dio che scruta i cuori (cfr 1 Sam 16,7; Ger 17,10) là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino». 

Questo non significa fare troppo affidamento su noi stessi. Stiamo attenti: rendiamoci conto che il nostro cuore non è autosufficiente, è fragile ed è ferito. Ha una dignità ontologica, ma allo stesso tempo deve cercare una vita più dignitosa.  Dice ancora il Concilio Vaticano II che «il fermento evangelico suscitò e suscita nel cuore dell’uomo questa irrefrenabile esigenza di dignità», tuttavia per vivere secondo questa dignità non basta conoscere il Vangelo né fare meccanicamente ciò che esso ci comanda. Abbiamo bisogno dell’aiuto dell’amore divino. Andiamo al Cuore di Cristo, il centro del suo essere, che è una fornace ardente di amore divino e umano ed è la massima pienezza che possa raggiungere l’essere umano. È lì, in quel Cuore, che riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare.

Infine, questo Cuore Sacro è il principio unificatore della realtà, perché «Cristo è il cuore del mondo; la sua Pasqua di morte e risurrezione è il centro della storia, che grazie a Lui è storia di salvezza». Tutte le creature «avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto». Davanti al Cuore di Cristo, chiedo al Signore di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita, che Lui ha voluto abitare come uno di noi. Che riversi i tesori della sua luce e del suo amore, affinché il nostro mondo, che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore. Il Cuore di Cristo, che simboleggia il suo centro personale da cui sgorga il suo amore per noi, è il nucleo vivo del primo annuncio. Lì è l’origine della nostra fede, la sorgente che mantiene vive le convinzioni cristiane.

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