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“Il Mediterraneo e le terre del mito nell’era del web”

di Isabella Puca|

ISCHIA – Sono stati gli studenti delle quarte e quinte del liceo classico “Scotti” a incontrare, ieri mattina, il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco nell’ambito della manifestazione culturale “Incontri nel verde”. Dopo aver ricevuto il premio “Coppa di Nestore” da parte della Fondazione Premio Ischia, è stato proprio Benedetto Valentino a introdurlo ai ragazzi sottolineando l’occasione data loro, oggi studenti, domani futura classe dirigente, di assistere a una lezione di una delle prestigiose firme de “Il sole 24ore” e del “Fatto quotidiano”. I ragazzi hanno seguito in maniera attenta il suo intervento sul tema “Il Mediterraneo e le terre del mito nell’era del web”. «Tutti voi  – ha esordito il giornalista – avete familiarità con internet, luogo d’incontro sì, ma illusorio. Mentre qui facciamo qualcosa, in altre parti del mondo è possibile che stiano riconducendo un filo per costruire una trama. Ma proviamo a immaginare cosa era il Mediterraneo senza la storia del pop e senza l’intermediazione del web che ha costruito il successo. Aphrodite e Apollo, erano perfetti senza photoshop». Chi è nato nell’era del web ha probabilmente una concezione completamente diversa della bellezza che sembra diventare tale, oggi, solo attraverso un filtro di instagram.  «Nel 2015, – ha continuato a dire ai ragazzi – affrontiamo per la prima volta l’epoca più difficile dell’uomo. Chi ha più di cinquant’anni ricorda un gruppo musicale, gli “Aerea” che cantava “gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano” già lì si poteva avvertire il passaggio nell’oggi. Via gli dei, resta a disposizione del nostro orizzonte la dimensione degli arrabbiati che non sono altro che annoiati, quelli che furono individuati nei nichilisti che ritenevano che il nulla fosse buono». La riflessione si è poi spostata sui ricordi di viaggio del giornalista che, guardando i ragazzi, seduti tra gli schermi dei pc, disposti in file ordinate all’interno dell’aula laboratorio, ha ricordato una situazione simile vissuta a Mumbai, «tra i banchi di una scuola c’era un ragazzo con sei dita, un dettaglio che per gli indiani era considerato un elemento di fascino. Tutti quei ragazzi hanno la possibilità di entrare a Bollywood una fabbrica potente per costruire il racconto. Lì, tutto quello che si viene a creare si rifà a un canovaccio antico, in quel caso, il mito, è vivo». La sua percezione, raccolta dai liceali ischitani, è che nessuno di noi riesce a farsi partecipe di ciò che ha e che alcune popolazioni riescono a fare passi avanti  proprio grazie al loro percorso d’identità che, se ben compreso, può portare a un vantaggio economico e commerciale. «bisogna abituarsi ad esercitarsi con lo sguardo, l’occhio deve essere la zappa che deve farsi strada nella sua profondità. Gli dei, – ha concluso Buttafuoco – siano essi mito o corredo religioso, hanno bisogno di noi per rivelarsi. Saprete riconoscere la bellezza ovunque proprio grazie ai vostri studi classici»

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