IL LUSTRASCARPE IN GALLERIA A NAPOLI E LA CROMATINA A ISCHIA: LA MANIA DEGLI ISCHTANI ANNI ’50 CON LE SCARPE LUCIDATE, QUELLE USATE SI BUTTANO E NON SI RIPARANO
L’ANTICA FIGURA DEL CIABATTINO /DA TEMPO SPARITO A ISCHIA UN’ALTRA CATEGORIA DI ARTIGIANI PURI, QUELLA DEI CALZOLAI CHE ERANO LA “SALVEZZA” DELLE NOSTRE SCARPE…ROTTE E DA RIPARARE / E’ L’EFFETTO DEL PROGRESSO, DELLA BUONA ECONOMIA, DOVE LA CRISI C’È, MA IN POCHI L’AVVERTONO. E’ L’EFFETTO ANCHE DELLA CULTURA DELLO SPRECO, DELLA BALDANZA DI NON CURARSI DELLA SPESA, DEL PIACERE DI APPARIRE CON LE SCARPE NUOVE DI ACQUISTO, DELLA VANITÀ DI OSTENTARLE PROVANDO LA SODDISFAZIONE DI AVERLE CAMBIATE PRIMA E SUBITO. INSOMMA, TANTA ROBA PER AFFONDARE UNA CATEGORIA, QUELLA DEL CALZOLAIO DI PAESE CHE FINO AD IERI HA FATTO LA STORIA DI UN MESTIERE APPREZZATO NELLA SUA CONTINUITÀ E SEMPLICITÀ. CIRO FERRANDINO L’ULTIMO CALZOLAIO DEL QUARTIERE DI SAN CIRO A BUTTARE LA SPUGNA, E’ DECEDUTO ALCUNI ANNI FA A 81 ANNI - L’ULTIMO CALZOLAIO DI ISCHIA PONTE CON BOTTEGA IN VIA SEMINARIO IN PENSIONE ANTONIO DEL CORTIGLIO ANCH’EGLI SCOMPARSO. IL TEMPO DELLA TRADIZIONALE CROMATINA PER LUCIDARE LE SCARPE DOPO AVERLE RISPOLVERATE PARE ABBIA I GIORNI CONTATI – UNA VIGNETTA DELL’ARTISTA ANGELA IMPAGLIAZZO PER RICORDARE L’ULTIMO CIABBATTINO DI FORIO
La sana passione di fare belle le nostre vecchie scarpe lucidandole con la tradizionale cromatina della Brill o della Marga o della Saphir, le marche nazionali che all’epoca erano in commercio e nelle scarpiere di casa, ci inorgogliva e ci faceva star bene con noi stessi. Si diceva: l’uomo che non si trascura lo si vede dalle scarpe…lucide che calza. Altri tempi. Infatti negli anni ’50 gli ischitani che di primo mattino si recavano a Napoli per compere speciali, con le motonavi dell’epoca “Ischia ex Partenope”,”l’Abazia”, L’Amalfi”, La “Principessa di Piemonte” e le motonavi nuove “Isola di Procida”,” Tragara”, tutte della Span poi Caremar e con la “Vittoria”, “Ondina” e Rondine” di Nicola Monti e soci, trovavano il tempo per recarsi in Galleria per incontrarsi col lustrascarpe che stazionava al solito posto, per lasciarsi lucidare le proprie scarpe.
Fra i clienti fissi dell’isola, si distinguevano i corrieri, il cav, Aniello Cervera e Ciccio Ruggiero che curavano il proprio aspetto perfino sul lavoro. A quel tempo, a Ischia il lustrascarpe non c’era, ma c’erano i calzolai (tanti) e la tradizionale ed utile cromatina. Dobbiamo però oggi prendere atto che il calzolaio o ciabattino sull’isola, è un altro mestiere artigianale quasi del tutto estinto. Se ne ha una traccia a Ischia in via Venanzio Marone ed a Sant’Angelo, ma solo per confezionare sandali estivi per i turisti in vacanza o di passaggio, e null’altro. Oggi le scarpe, al primo segno di usura vengono buttate via e non più portate dal calzolaio. Per questo la figura, il ruolo del calzolaio del paese, della contrada e della città, il suo ruolo nel mestiere, socialmente utile, nella tradizione e nella passione, non ha più ragione di esistere. Si è perso il concetto della riparazione del proprio paio di scarpe, perche si hanno mezzi per comprarne subito un altro paio fra i modelli a scelta, E’ l’effetto del progresso, della buona economia, dove la crisi c’è, ma in pochi l’avvertono. E’ l’effetto anche della cultura dello spreco, della baldanza di non curarsi della spesa, del piacere di apparire con le scarpe nuove di acquisto, della vanità di ostentarle provando la soddisfazione di averle cambiate prima e subito. Insomma, tanta roba per affondare una categoria, quella del calzolaio di paese che fino ad ieri ha fatto la storia di un mestiere apprezzato nella sua continuità e semplicità. Oggi le nuove generazioni dell’isola e di altre località benestanti, si domandano chi è, cos’è il calzolaio? Il calzolaio è un artigiano che realizza e ripara scarpe ed accessori quali borse, cinture ed abbigliamento in pelle. Il lavoro dei calzolai è per lo più concentrato nella riparazione.
Si va dalla sostituzione del soprattacco fino alla risuolatura completa in cuoio nonché, grazie alle nuove tecniche di incollaggio, la sostituzione dei fondi completi delle scarpe da trekking (scarponi da campagna e da montagna) e delle calzature di tutti i giorni che hanno un fondo in gomma. I materiali che essi utilizzano di più sono il cuoio, la gomma e la pelle. La maggior parte dei calzolai che creano scarpe su misura utilizzano forme in legno o più comunemente in materiale plastico. Essi ricavano direttamente dalla forma il modello. Una volta estrapolato creano il modello in cartone di fibra per poi successivamente realizzare la tomaia. Ad Ischia, dagli anni ’30 fino ad un decennio fa, si è avuto una gamma di calzolai di tutto rispetto, fra quelli davvero bravi e altri al quanto bravi meritevoli della fiducia. L’ultimo dei calzolai ischitani che ha retto nel mestiere con servizio e passione è stato Ciro Ferrandino il calzolaio di San Ciro in via delle Terme a porto d’Ischia, scomparso alcuni anni fa a 81 anni.“In tutta la mia vita ho riparato milioni di scarpe. Ma oggi il mio è un mestiere destinato a scomparire”, aveva dichiarato Ciro prima di gettare la spugna e chiudere un’attività che aveva amato tanto e con la quale aveva ridato vita a sandali e mocassini. Aveva appreso i trucchi del mestiere da Umberto De Luciano, altro storico calzolaio di Porto d’Ischia con bottega nella centralissima via Roma dove poi è nato l’accorsato negozio “Calzature Umberto” oggi rimodernato e rilanciato. Nella stessa strada negli anni ’30 si ricorda il calzolaio Pilato detto ‘U Lupo, poco più avanti in piazza Crocce in luogo dove oggi c’è il Bar Cortina ed ancora prima l’arrotino, svolgeva la sua prima attività di calzolaio negli anni ’40 e ’50 Carmine Di Manso, sempre negli anni ’40 il calzolaio Biagio Vottola personaggio intraprendente che trasformò il suo laboratorio in discreto calzaturificio dove si confezionarono i primi sandali ed i primi mocassini per quel tempo.
Biagio Vottola, amico di Vincenzo Telese, partecipò come candidato al consiglio comunale di Ischia del ’46 con successo. Infatti fu eletto consigliere mentre Telese vincendo le elezioni, divenne sindaco d’Ischia, Erano entrambi giovani: Telese continuò a fare il sindaco di Ischia per oltre venti anni, Biagio Vottola con la famiglia emigrò in Argentina sistemandosi a Mar del Plata, dove fondò la Fedreazione degli italiani col nome di “Casa d’Italia”. Sempre lungo via Roma fino alla salita San Pietro, un posto nella storia dei calzolai di Ischia degli anni ‘50 e ‘60, hanno diritto ad averlo il l’invalido Aniello Messina, Gabriele specializzato la re4alizzazione di sandali, un altro Aniello e Mastu Pierino Corsi, il primo rimanendo calzolaio fino alla fine e l’ultimo facendo il salto di qualità con l’apertura di un nuovo negozio di scarpe ancora oggi in piena attività e gestito dalla figlia maggiore. Ad Ischia Ponte, Calzolaio di riguardo negli anni ’40 e ’50 era Mastantunino di cui abbiamo detto sopra con la sua bottega in via Luigi Mazzella nei pressi del vecchio piscinale, seguito da Mast’Andrea in via Giovan Battista Vico, da Tore ‘O Stuorto in via Luigi Mazzella, Peppino Buono, poi Antonio del Cortiglio scomparso poche settimane fa in via Seminario, Ciccio Colonna in vico Marina e poi anch’egli in via Luigi Mazzella, oggi in San Pedro di California. Un’altra trentina di Calzolai erano in quegli anni sparsi per il resto dell’isola, smettendo l’attività negli anni ’70. Chi ha raccolto il testimone, ma solo per dedicarsi al commercio delle scarpe, oggi si ritrova a gestire moderni magazzini di calzature per uomo-donna bambini con modelli di scarpe sofisticate e costose.
Fotoricerca di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter
antoniolubrano1941@gmail.com
info@ischiamondoblog.com