Il depuratore non s’ha da fare, la relazione in un appello al ministro
Il presidente dell’ANCIM Francesco Del Deo e i professori del Dipartimento di Biologia dell’Università Federico II Francesco Aliberti e Marco Guida inviano una dettagliata nota a Roberto Cingolani: si parte dal costruendo depuratore di Casamicciola e Lacco Ameno, ritenuto una “iattura” e si presentano soluzioni alternative estendibili peraltro anche alle altre isole minori italiane
Una nota, fin qui rimasta riservata, riapre il dibattito – più volte affrontato dal nostro quotidiano, che dalla tematica in questione è stato senza dubbio “antesignano” – sull’opportunità di realizzare gli impianti di depurazione sull’isola d’Ischia. Ed in particolare, considerando che quello di Ischia è già in parte costruito (e che i sindaci di Ischia e Barano, Enzo Ferrandino e Dionigi Gaudioso, hanno già reso noto di voler ultimare), di riuscire ad evitare l’installazione delle altre due strutture che da progetti ormai datati sorgeranno (o dovrebbero sorgere, a questo punto il condizionale è d’obbligo) a Casamicciola e Forio. Ma c’è, dicevamo, questo documento che è stato indirizzato al ministro per la Transizione Ecollogica Roberto Cingolani e che aveva ad oggetto la richiesta di incontro per l’impianto del Comune termale ma più in generale per le isole minori. E non a caso le firme sono di quelle che pesano: Francesco Del Deo, sindaco di Forio e soprattutto presidente dell’ANCIM, e poi i professori Francesco Aliberti e Marco Guida del dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli. Due figure che, detto per inciso, già con un’articolata relazione (ampiamente riportata dal nostro giornale) avevano esposto le loro perplessità relative alla realizzazione di due depuratori. Tra l’altro, tra fanghi killer e costi alle stelle il nostro giornale già nel mese di giugno dello scorso anno pubblicò in esclusiva il verbale di un tavolo tecnico svoltosi proprio alla Federico II ed al quale erano presenti i firmatari della nota in oggetto, oltre all’allora liquidatore dell’Evi Pierluca Ghirelli.
LE PROBLEMATICHE CHE RIGUARDANO LE ISOLE MINORI
Nel documento si precisa in prima battuta che lo stesso è volto “ad evidenziare gravi e ulteriori problematiche connesse alla realizzazione di impianti di depurazione sulle isole minori dei mari italiani e, segnatamente, quelle riconducibili alla costruzione del depuratore come previsto per i Comuni di Lacco Ameno e Casamicciola Terme sull’isola d’Ischia e nelle tre isole minori per cui si chiede un incontro con il signor Ministro compatibilmente con i suoi impegni”. Contestualmente vengono proposte anche una serie di soluzioni alternative e rispondenti al quadro normativo vigente, che vengono anche elencate: recupero funzionale di impianti già finanziati, realizzati e non utilizzati, posti al di sopra del livello del mare; abbattimento costi gestione e abbattimento produzione CO2.
TUTTE LE CRITICITA’ DI UN PROGETTO DA BOCCIARE
Al ministro si fa presente che il progetto desta perplessità particolarmente per quanto attiene alla localizzazione dell’impianto, ai costi e finanche ai tempi di realizzazione. Si riferisce che è quantomeno azzardato collocare un impianto di trattamento lungo la costa “in zona densamente abitata ed ai piedi di un costone soggetto a pericolo frane”. Non solo, viene anche sottolineato come l’impianto è previsto in area densamente abitata con costa balneabile e dunque “gli stabilimenti esistenti e la popolazione saranno esposti a possibili miasmi legati alla movimentazione di fanghi della depurazione e materiale per la gestione dell’impianto”. Non è tutto perché non poteva essere omesso il fatto che “l’isola d’Ischia è famosa per la peculiare numerosità di acque termali: la zona destinata all’impianto è interessata da una falda termale a 40° C, falda che andrebbe tutelata e valorizzata e certo può costituire una ulteriore criticità sia nelle fase costruttive che gestionali del costruendo impianto”. C’è poi un’ampia sezione legata ai costi, che sono spropositati in ogni voce e sotto ogni punto di vista: preferiamo risparmiarvi la “lista della spesa”, che servirebbe soltanto a farvi rabbrividire più di quanto riescano le temperature invernali. Ci sono poi i tempi di realizzazione degli impianti che, si legge nella nota, sono ben superiori a cinque anni. Ed ecco allora che si precisa che “va quindi considerato l’impatto dei reflui nel corpo recettore marino che presumibilmente si protrarrà per tempi lunghi. L’impatto può essere mitigato solo potenziando le strutture per il trattamento preliminare, primario e smaltimento in condotta attualmente esistenti e cardini delle proposte alternative. Si ricorda che tali sistemi, pur con condotte non separate (termali e reflui urbani), pur con condotte vetuste e non in grado di garantire la tenuta idraulica necessaria, non hanno finora mai inficiato la qualità delle acque marine cositere”.
VADE RETRO DEPURATORE, LE PROPOSTE ALTERNATIVE
E allora spazio, come si diceva, alle proposte alternative che si basano su impianti esistenti, non esposti a rischio frane e mareggiate e che negli anni non hanno mostrato particolari criticità di localizzazione. La prima comprende di valorizzare le strutture esistenti e cioè, sia per Casamicciola e Lacco Ameno, utilizzare gli stessi per i trattamenti preliminari e primari con smaltimento a mezzo condotta sottomarina. Una seconda opzione, invece, prevede “l’adozione di nuove tecnologie di trattamento a valle della condotta sottomarina di smaltimento: la tecnologia MUDS (Marine Underwater Depuration System), già in sperimentazione nella regione Liguria, permette un trattamento biologico dei reflui nella fase di smaltimento in condotta. I due impianti esistenti e le condotte da realizzare potrebbero, in tempo brevi e con costi contenuti, risolvere i problemi di trattamento e smaltimento dei reflui urbani dei due Comuni isolani”. Insomma, una scorciatoia sia per l’orologio che per la tasca, vista così una vera e propria manna dal cielo. E questo tipo di soluzione, particolare tutt’altro che trascurabile, potrebbe anche consentire di sperare la procedura di infrazione comunitaria per Casamicciola e Lacco Ameno.
UN MODELLO ESPORTABILE ANCHE NELLE ALTRE ISOLE MINORI
Attenzione, però, perché il modello legato a Casamicciola e Lacco Ameno viene definito da Del Deo e dagli esperti della Federico II esportabile anche nelle altre isole minori italiane. Non a caso si legge che “le esperienze di questi anni dimostrano che con trattamenti primari in linea con quanto previsto dalle normative, condotte sottomarine integre, opportuni diffusori/depuratori disposti a profondità maggiore di 40 metri, batimetrie facilmente raggiungibili, nelle isole minori vicino alla costa la qualità delle acque si mantiene eccellente”. E per questo si rincara la dose aggiungendo: “E’ veramente incredibile come l’Italia non abbia mai richiesto alla Commissione Europea di poter seguire tale procedura, seguendo invece la strada più lunga ed onerosa e già frutto di numerosi fallimenti, di impianti con tempi di realizzazione in(de)finiti, costi di investimento ed esercizio esorbitanti, multe che si protrarranno per un tempo altrettanto in(de)finito. Insomma, i firmatari non hanno dubbi: le proposte alternative possono essere applicate a tutte le isole minori.
L’APPELLO: PRONTI AD ATTIVARE IL NECESSARIO CONFRONTO
Ed allora Del Deo, Aliberti e Guida in conclusione si appellano al ministro Cingolani: “Sulla base di tutte queste considerazioni siamo pronti ad attivare il necessario confronto con la struttura di missione per le procedure di infrazione come opportuno prosieguo del costruttivo confronto già avviato con il commissario straordinario unico”. E poi ancora: “L’ambiente marino costiero, i paesaggi e la naturalità delle isole minori sono beni preziosi e peculiari della realtà italiana, vanno salvaguardati e valorizzati: mitigare nell’immediato l’impatto dei reflui è un imperativo dovere degli studiosi, dei gestori pubblici e dei politici. Evitare la realizzazione di impianti sproporzionati in riferimento alle finalità attese significa risparmiare risorse economiche, porzioni di territorio (area di sedime e discariche fanghi), praticamente azzerare la produzione di CO2, in una parola tendere ad un sistema finanziariamente ed ecologicamente sostenibile”. Un concetto ribadito più volte e a più riprese che però, fin qui, non ha ancora fatto breccia.