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IL COUNTDOWN DI VILLANO: «ASPETTO ISCHIA E MI AFFIDO AL SIGNORE»

Il 23 settembre il nuovo vescovo si insedierà al timone della Diocesi di Ischia, intanto si racconta a cuore aperto in una intervista a Il Golfo. E sulle tragedie del 2017 e 2022 spiega: «Prove durissime, dinanzi alle quali ci si chiede “Perché?”. Ma chi crede non perde la fede perché ha lo sguardo rivolto verso la Croce»

Si avvicina il giorno del suo insediamento ufficiale a Ischia, realtà che ha già avuto modo di conoscere. Dopo averla analizzata più a fondo, quale “fotografia” ha tratto della realtà e della comunità isolana?

«Credo di aver confermato l’idea che avevo, quella di una Chiesa viva, presente sul territorio e tra la gente, una Chiesa impegnata nell’evangelizzazione del popolo stesso di Ischia e che presenta un bel volto, nei sacerdoti al servizio del popolo di Dio, il quale sente questa dimensione comunitaria: c’è anche un laicato impegnato e propositivo nella vita della Chiesa».

È forse il caso di dire, col sorriso sulle labbra, che alle volte la comunità ischitana questo rapporto con la Chiesa lo sente anche troppo “suo”: anche in questo il bicchiere lo si può vedere mezzo pieno, nel senso che meglio questo che l’indifferenza?

«Sì, sicuramente. Anzi, più di mezzo pieno. Ciò ci impegna in quel cammino di discernimento che dovrebbe essere di tutti. Per discernimento io intendo il vedere la nostra azione pastorale sempre alla luce della parola di Dio, che poi ha anche un po’ del magistero della Chiesa, dunque un discernimento sia personale che comunitario di tutta la Chiesa, e questo vale per ogni cristiano».

«Ischia mi ha confermato l’impressione di una Chiesa viva, presente sul territorio e tra la gente, impegnata nell’evangelizzazione e che presenta un bel volto, nei sacerdoti al servizio del popolo di Dio, il quale sente questa dimensione comunitaria: c’è anche un laicato impegnato e propositivo nella vita della Chiesa»

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Con quale stato d’animo vive il conto alla rovescia in attesa del suo insediamento qui sull’isola?

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«Lo vivo con lo stato d’animo di chi è contento ed avverte anche il peso di questa responsabilità, con cui mi vengono affidate due Chiese belle, vive, importanti; e anche con un grande senso di affidamento al Signore, dal quale mi sento accompagnato. Non sono solo, perché il Signore ci accompagna in questa vita e perché c’è una Chiesa che cammina insieme con me».

Quando sono state accorpate le due Diocesi e Pozzuoli, in molti sull’isola non l’hanno presa bene. Poi, sarà un caso, ma da quel momento l’asse tra le due isole e i Campi Flegrei si è consolidato in tanti aspetti. Se non si fosse credenti, verrebbe quasi voglia di dire “un segno del destino”.

«Le Chiese al momento non sono state ancora accorpate, nel senso che sono unite nella persona del Vescovo. Credo che l’aspetto positivo sia proprio questo, cioè che si sta cominciando a camminare insieme. Penso ad esempio al cammino di Pastorale giovanile: siamo stati insieme a Lisbona insieme ai giovani di Ischia e di Pozzuoli, e credo che questo incontrarsi, lo stare insieme, non possa portare altro che ad un cammino bello riscoprendo la particolarità e la ricchezza delle due Chiese. Anche l’anno scorso abbiamo fatto gli esercizi insieme con alcuni sacerdoti di Pozzuoli e di Ischia, e questi scambi certamente favoriscono un cammino di conoscenza e di comunione. Sono dei segni belli ed importanti».

Abbiamo visto l’isola, in particolare la comunità di Casamicciola, patire due tragedie come il sisma del 2017 e l’alluvione del 2022. Come si fa a mantenere la fede dopo fatti del genere? Sono davvero delle prove non da poco.

«Certo, queste sono prove forti, durissime. Di fronte a queste tragedie emerge forte questa domanda: “perché?”. Ecco, sono convinto che noi credenti riusciamo a non perdere la fede perché abbiamo questo sguardo rivolto verso la Croce – e non vogliono essere solo parole –lo sguardo di chi crede veramente al Signore e ai segni della Resurrezione. Il Signore parla certamente al cuore di ogni uomo, e i segni della Resurrezione forse sono dati anche da quel bene che è stato testimoniato in quei giorni, un bene che si è fatto anche partecipe della sofferenza».

«Il sisma e l’alluvione a Casamicciola sono prove durissime. Sono convinto che noi credenti riusciamo a non perdere la fede perché abbiamo questo sguardo rivolto verso la Croce. Il Signore parla certamente al cuore di ogni uomo, e i segni della Resurrezione forse sono dati anche da quel bene che è stato testimoniato in quei giorni, si è fatto anche partecipe della sofferenza»

L’isola è una località turistica, che ha bisogno di pubblicizzarsi all’estero. Sono passati tanti anni eppure lo slogan di Giovanni Paolo II resta ancora impresso più di una pubblicità, le parole “ascolta, accogli, ama”, che forse rendono davvero più di ogni altra il senso di ciò che dovrebbe essere una comunità dedita all’ospitalità per vocazione.

«Sì, quelle tre parole sono rimaste più di tanti altri slogan, forse perché esse sono parole incarnate nel Vangelo, un invito ad accogliere ogni uomo e a parlare con ogni uomo. E se tutti gli abitanti di Ischia, credenti e non credenti, vivono ancora queste parole, è perché esse parlano al cuore di ogni essere umano».

In che cosa le piacerebbe lasciare il segno sull’isola?

«Mi piacerebbe essere ricordato come una persona che ha vissuto la dimensione dell’ascolto, dell’accoglienza e dell’amore, tutto in una prospettiva evangelica. Ecco, vorrei essere ricordato per essere stato segno per chi ha scelto di seguire il Signore, cercando di testimoniarlo nelle dimensioni che abbiamo ricordato prima».

Durante la sua presentazione ufficiale qui sull’isola, Lei ebbe modo di fare un’osservazione interessante che colpì molte persone, dicendo: “Questa è una realtà turistica, che attira visitatori da ogni parte del mondo, e in alcuni periodi dell’anno la Chiesa deve strutturarsi anche per accogliere loro”

«Certo, e questa credo sia la capacità della Chiesa: saper ascoltare, e saper rivolgere loro parole di Vangelo, declinate in modi e maniere diverse. Dunque pensare a nuove forme di linguaggio è una forma di amore verso i turisti che vengono sull’isola. Un amore che si concretizza nell’ascoltarli. Anche qui si tratta di pensare una vita Pastorale che in un certo senso si differenzia tra gli abitanti e chi invece vive l’isola per pochi giorni. Anche per questi ultimi abbiamo la possibilità di annunciare il Vangelo».

Mi può tracciare un profilo di Gennaro Pascarella?

«Penso che Gennaro Pascarella sia stato un Vescovo che è stato chiamato a vivere in prima persona questa unione delle Chiese, in persona episcopi, e sia dalla mia esperienza sia da quanto mi è stato testimoniato è stato un vescovo che si è posto in una dimensione di ascolto». 

«Le parole di  papa Wojtyła “ascolta, accogli, ama”sono parole incarnate nel Vangelo, un invito ad accogliere ogni uomo e a parlare con ogni uomo. E se tutti gli abitanti di Ischia, credenti e non credenti, vivono ancora queste parole, è perché esse parlano al cuore di ogni essere umano»

Dal profondo del cuore qual è il messaggio che si sente di rivolgere agli ischitani che aspettano con tanta trepidazione il 23 settembre?

«Il messaggio è l’auspicio che possiamo davvero camminare insieme, che possiamo sentirci, ed essere, Chiesa del Signore».

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