Com’era prevedibile anche a Procida, sia pure in forma formale ma non reale stando agli annunci delle pubbliche autorità, è sbarcato il Coronavirus. E perché non doveva essere così? Procida è un’isola densamente popolata e abitata da persone che viaggiano continuamente. E’ un popolo di naviganti che, specialmente negli ultimi tempi, naviga su quelle enormi navi passeggeri che toccano i porti dell’Estremo Oriente strapieni di persone in vacanza. Quella delle epidemie è una caratteristica che colpisce da sempre la nostra umanità.
Ha avuto nei secoli dei meravigliosi “cantori” come Lucrezio nel “De rerum Natura”. Di questi mi è rimasto impresso un splendido verso: “Mussabat tacito medicina timore” (la medicina balbettava di fronte alla malattia). Questo verso dimostra l’impotenza dell’uomo di fronte a quel male che era la peste. Immaginatevi che se oggi è ancora difficile curare questa malattia, cosa doveva essere un paio di migliaia di anni fa con le medicine del tempo? La peste fiorentina descritta dal Boccaccio non è da meno. La peste del ‘600, meravigliosamente descritta dal Manzoni, ci da tutta la sensazione dell’ignoranza del tempo e come questi eventi, che non hanno niente di straordinario, fanno parte del modo di vivere dell’umanità. Certo che il credere agli “untori” che spargevano una sostanza mortifera sugli infissi e gli stipiti delle porte è molto primitivo, ma purtroppo a quei tempi era così, e la maggior parte della gente ci credeva. Così come si aveva un eccessivo trasporto per la credenza in un Dio salvatore dalla peste, quando il problema era semplicemente umano. Come si poteva pretendere che dopo un’affollata processione, partita dal Duomo di Milano e preseduta dal cardinal Federico, che il numero degli appestati non aumentasse? Lo stretto contatto tra le persone favorì la crescita del numero degli appestati che in pochi giorni si moltiplicò. Ora il Coronavirus, di recente scoperta, trova i medici di oggi sprovvisti di farmaci contro di lui. L’unica difesa possibile e reale è il rinchiudersi in casa, usare maschere e vestiti adatti, per impedire che il virus venga a contatto con il corpo della persona.
Quindi è giusta la normativa secondo cui bisogna uscire il meno possibile e rimanere a casa. Ma come tutte le cose che interessano la nostra stupida umanità spesso viene disattesa con gravi danni. Anche in questi casi si tratta di una stupida ignoranza o di una voglia di suscitare sensazioni di meraviglia. Altro avvenimento che colpisce l’uomo fin dai primi secoli sono le guerre. Entrambi gli eventi, guerre ed epidemie, hanno rappresentato nei secoli un regolatore del numero di abitanti delle varie nazioni. Quasi nessuno oggi ricorda, sia pur superficialmente,cos sia stata e quanti morti abbia fatto la Seconda Guerra Mondiale, seguita a Napoli da un’epidemia di vaiolo. Chi oggi ricorda ancora questa malattia, che pur fece diverse vittime?Certo, dopo una guerra o una pestilenza una nazione non è più la stessa, così come tutti i paesi. Io sono convinto che anche Procida, nel suo piccolo e nonostante sia ferocemente legata alle tradizioni, cambierà in qualcosa. Basti pensare che fine a qualche mese fa la gente veniva invitata con forza ad andare in chiesa e oggi, per impedire i contatti, viene loro raccomandati di non andare. Molti con la scusa dell’assembramento di gente non ci andrà. E a divieto terminato, ritorneranno ad andarci o no?