IL COMMENTO Vivara, tartarughe e cetacei nello scrigno del Golfo
DI BENEDETTO MANNA
Ci sono due ricorrenze significative nel corso di quest’anno che dovrebbero aiutare gli ambientalisti che si professano tali oggi, a farsi un serio esame di coscienza riguardo alla loro effettiva capacità di saper incidere nel reale per portare a casa obiettivi tangibili di tutela ambientale, che non vanno più disattesi o pronosticati. Cinquant’anni fa, nel 1974, il 10 maggio fu emanato il Decreto regionale della Campania n.609 che dichiarava Vitara “Oasi per la protezione e il rifugio della fauna stanziale e migratoria”, diventando una delle prime aree naturali protette della Regione. Non certo per virtù dello Spirito Santo che si arrivò a tale risultato. Allora, come oggi, le minacce all’integrità degli ambienti naturali di pregioerano comunemente incombenti, per un’idea di sviluppo economico consumistico e distruttivo. Gli effetti deleteri furono contenuti grazie alla sensibilità di determinati personaggi, che hanno poi contributo alla maturazione di una cultura ambientalista nel nostro Paese e alla nascita delle prime associazioni a difesa della Natura. La minaccia per Vivara di essere trasformata in un villaggio turistico con un centinaio di villini (sic!)fu sventata dal Dott. Lello Capaldo e dal giudice Gianni Lubrano del WWF, i quali preoccupati si rivolsero all’Assessorato regionale per l’agricoltura e foreste allo scopo di impedire che i notevoli valori naturalistici di Vivara fossero violati. Fu così che venne istituita l’Oasi di protezione faunistica con l’impegno di dover rendere funzionale anche il complesso di edifici esistenti sull’isola. Per compiereil passo successivo di una conduzione che garantisse i vincoli di protezione, il destino fu prodigo nel far intrecciare la sorte di Vivara con quella di una figura dall’animo nobile, che segnò il percorso iniziale della tutela di Vivara, tanto da diventarne IL “CUSTODE” E NUME TUTELARE.
Il Prof. Giorgio Punzo, napoletano, insegnante di Scienze, fondatore della LIPU nel 1965 e dell’Unione Trifoglio nel 1970, è stata certamente lapersona più generosa e carismatica nel segnare il destino di Vivara. Arrivato sull’isola nel marzo del 1974 con un gruppetto di suoi allievi, avviò sull’isola insieme ai suoi ragazzi le ricerche sulla migrazione degli uccelli e dal 1977 al 1993 si trasferì su Vivara per organizzare e portare avanti gratuitamente tutte le attività che oggi sono normali nella gran parte delle aree protette: LA sorveglianza, la ricerca scientifica, la manutenzione dei sentieri, l’educazione ambientale, le visite guidate. Riuscì perfino a creare un museo naturalistico e una biblioteca nelle sale dell’antica casa padronale. La cosa che rende ancora più nobile la testimonianza dell’operato del Prof. Punzo è quella di aver trasmesso per cinquant’anni alle generazioni successive lo stesso amore per la Natura e per Vivara, grazie all’impegno dei singoli o delle associazioni di volontari per la tutela degli ecosistemi e la conservazione della biodiversità. Da qui si eleva il pensiero lasciato dal Prof. Punzo, al di sopra anche della tutela biologica, ispirato da un luogo pieno di luci come Vivara:” l’albero è prezioso non perché regala ossigeno o legna all’uomo ma per il fatto di essere semplicemente “bello”! Un modo “religioso” di rivolgersi ai beni naturalistici, il guardare al pregio senza scopo, il distinguere ciò che è utile da ciò che è ornamentale”. In quest’ideale lasciato come eredità, Vivara rappresenta un bene ornamentale che attraverso la sua bellezza contrasta quella malsana idea di proteggere la natura per meglio sfruttarla.
Orbene pensare a Vivara come a una bellezza sola, si fa torto al contesto che l’ha resa “bella”,perché parte (e che parte!) di un mosaico di indiscutibile pregio. Parliamo del Golfo di Napoli, presenza significativa del Mediterraneo, che ha visto riconosciuto il suo valore naturalistico di ambiente marino anche qui da un altro illustre naturalista: Lo zoologo tedesco Anton Dohrn. È stato il fondatore nel 1872 fondatore dell’acquario e dell’annessa stazione zoologica nella villa comunale di Napoli. Con il suo progetto si è inaugurata da oltre 150 anni la RICERCA SUL MARE DEL GOLFO, con i risultati documentati nella propria Biblioteca di 100 mila volumi. Dal 2021 l’attigua casina del Boschetto ospita il MUSEO DARWIN – DOHRN, dedicato alla biodiversità marina, dove si incontrano le forme primordiali di vita e si scoprono come gli organismi si sono adattati agli ambienti marini. Tra le ATTIVITÀ DI RICERCA da segnalare quelle sulla BIOLOGIA ed evoluzione degli organismi marini e conservazione animali marini, con particolare attenzione all’adattamento degli ecosistemi marini ai cambiamenti climatici. In tale quadro è risaputa la ricchezza dei fondali marini, come recentemente testimoniata dai CAMPIONATI ITALIANI DI VIDEO E FOTO SUBACQUEI svoltisi nelle acque di Ischia e Serrara Fontana, a cura della Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquea (FIPSAS), che hanno avuto il merito di far emergere i colori e l’incanto di uno specchio di mare, il cui ecosistema è stato ulteriormente arricchito dalla presenza di nuove specie, complice le temperature record di questa estate. Però la possibilità di comprendere maggiormente l’importanza e unicità della biodiversità presente nelle acque del Golfo risiede nel rilevare la presenza eccezionale accertata di 7 specie di mammiferi marini nel tratto di mare compreso tra le isole di Ventotene e Santo Stefano e quelle di Ischia, Vivara e Procida, e nel canyon di Cuma: Stenella striata, Delfino comune, Grampo, Tursiope, Globicefalo, Capodoglio, Balenottera comune.
Tra i mammiferi risulta avvistata anche la foca monaca, il mammifero pinnipede minacciato di estinzione. Da ultimo, a conferma di tutto ciò, si segnala il recente fenomeno osservato negli ultimi anni di NIDIFICAZIONE DELLE TARTARUGHE MARINE CARETTA CARETTA (specie a rischio anch’essa) sulle coste mediterranee di Italia, Spagna e Francia.Per lasola regione CAMPANIA nel 2024 si rilevano 104 NIDI, alcuni dei quali si sono dislocati sull’isola di Ischia e nella provincia di Napoli. Sulle coste italiane sono stati registrati 601 nidi. Un risultato straordinario ottenuto grazie al lavoro costante di monitoraggio e protezione dei nidi svolto dalle diverse realtà presenti sul territorio, che uniscono i loro sforzi nel network collaborativo CARETTA IN VISTA sotto il COORDINAMENTO DELLA STAZIONE ZOOLOGICA ANTON DOHRN. Secondo stime indicative, si ipotizza che I NUOVI NATI DI ORIGINE CAMPANA SARANNO CIRCA 6700. In tema di tartarughe la stessa Stazione Zoologica è presente con una specifica struttura a Portici: TURTLE POINT, il più grande CENTRO DI RECUPERO E RIABILITAZIONE DI TARTARUGHE MARINE DEL MAR MEDITERRANEO. A questo punto, per chiudere il cerchio, verrebbe spontaneo pensare perché non realizzare un CENTRO STUDI DELL’AMBIENTE MARINO ANCHE A VIVARA, sotto la SUPERVISIONE DELLA SZN ANTON DHORN, come avviene per le altre sedi campane di Ischia, Morsigli, oltre Napoli e Portici? Sarebbe la SEDE PIÙ INDICATA, VISTA LA SUA COLLOCAZIONE COME AVAMPOSTO NELL’AREA DEL GOLFO, PER LE ATTIVITÀ DI RICERCA E MONITORAGGIO DELLA BIODIVERSITÀ MARINA. Come si vede si tratta di impostare e riprendere il METODO DI LAVORO, PARDON, LA PASSIONE DEL PROF. PUNZO PER ESPLICARE TUTTE LE VALENZE AMBIENTALI DI VIVARA IN UN CONTESTO UNICO QUAL È IL GOLFO DI NAPOLI. Viene richiesta una VISIONE ORGANICA per la quale, se si guarda alla situazione presente di VIVARA, in assenza di una governance minima e adeguata a una gestione oculata ed efficace dell’area per assicurare, oltre la tutela, anche obiettivi per la sua valorizzazione naturalistica, si nutrono dubbi sulla possibilità concreta che possa esprimersi come 50 anni fa. Eppure un altro insegnamento ci viene offerto in occasione della RICORRENZA DEL COMPIMENTO IL 6 SETTEMBRE U.S. DEI 90 ANNI DEL FONDATORE STORICO DEL WWF: IL PRESIDENTE ONORARIO FULCO PRATESI. Insieme all’attuale Presidente dell’Associazione Luciano Di Tizio si sono ripercorsi i momenti più straordinari della sua vita, che coincide in gran parte con quella del WWF, nato nel 1966 con un piccolissimo gruppo di appassionati di natura. Si è ricordato come è nato il modello delle OASI WWF, con l’ACQUISTO dei DIRITTI DI CACCIA della LAGUNA di BURANO, ovviamente con l’obiettivo di vietarla ai fucili, diventando così la prima OASI dell’Associazione. L’esperienza di rinaturazione, che ha rappresentato però una delle maggiori sfide vinte dal WWF, è stata LA RACCOLTA FONDI DI 600 MILIONI DI LIRE PER L’ACQUISTO DEI 3000 ETTARI (35 ha Vivara – sic!) DELLA RISERVA DI CACCIA DI MONTE ARCOSU dell’ENI a ovest di Cagliari, dove sopravvivevano non più di un centinaio di esemplari di cervo sardo. Un’ operazione di successo che ha salvato il cervo sardo dall’estinzione. SI E’IN GRADO ANCHE OGGI NEL MONDO AMBIENTALISTA DI RACCOGLIERE UNA SFIDA PER VIVARA? Si sono date alcune indicazioni, come anche una sua riconsiderazione con “l’affiliazione” alla SZN, con la speranza che non cadano nel vuoto affinché “L’ALBERO RIMANGA BELLO”. Un modo quindi per celebrare oggi Giorgio Punzo, Anton Dhorn e Fulco Pratesi in modo coerente con il loro messaggio è considerare per esempio l’ACQUISTO di Vivara.Punzo diede linfa alla nascita dell’Oasi di Vivara, Dhorn fondò la Stazione Zoologica, Pratesi acquistò Monte Arcosu e NOI?