IL COMMENTO Verde speranza
Nel film del 1952 Il Corsaro dell’isola verde, regista Robert Siedmark, fu la prima ed unica volta che la nostra isola, location cinematografica, veniva abbinata all’immagine di “ isola verde”. Però quest’unica volta, Ischia non era Ischia ma si immaginava fosse un’isola dei Caraibi, per la precisione l’isola di Cobra. La Warner Bross, casa di produzione americana e il grande Burt Lancaster, coproduttore oltre che attore nel film, avevano ritenuto che la nostra isola fosse l’ideale per dare l’idea di un’isola verde dei Caraibi. Ischia come i famosi Caraibi! Questa citazione ci sembra il miglior viatico per sottolineare come stiamo sottovalutando uno dei pilastri propagandistici: il verde. E sì che da un po’ di tempo si discute di brand per Ischia, soprattutto dal vertice di Federalberghi Ischia ma di recente anche da Salvatore Lauro, con una sua ricetta di glocal rebranding, basata sull’abbinamento dell’esonomo grafico Iskiah, al fine di favorire la pronuncia degli stranieri. Ora, a me sembra veramente strano che noi rinunciamo a rilanciare il brand di “ isola verde” nel momento storico in cui milioni di giovani, e non solo giovani, scendono nelle piazze mondiali in difesa del pianeta e soprattutto del verde; nel momento in cui Milano, città sempre più di livello europeo, ha programmato, in un arco temporale fino al 2030, la posa di tre milioni di nuovi alberi e la nascita di 20 nuovi parchi; nel momento in cui il Papa lancia un Sinodo in difesa dell’Amazzonia, regione e polmone verde di 5.500.000 kmq. che abbraccia 7 Paesi, soprattutto il Brasile. Mettiamoci nella scia di questa riconquistata consapevolezza mondiale della bellezza e dell’utilità del verde.
Riconquistiamo con forza quell’etichetta colpevolmente affievolita. Facciamo uno sforzo congiunto di Comuni isolani, Città Metropolitana, Regione Campania per piantare uno, cento, mille alberi per ricostituire quella flora che l’aggressione degli elementi esterni e l’avanzata antropica e del cemento hanno seriamente intaccato ma non del tutto compromesso. La natura del suolo ischitano ha finora mostrato una capacità rigenerativa eccezionale. Aiutiamola! Qualcuno lo sta facendo: ad esempio i Giardini La Mortella, per conto dei quali Platypus Tour, dei fratelli Emanuele ed Alessandro Mattera, sta organizzando lezioni di giardinaggio, anche come forma di turismo esperienziale. Lo fa, da anni, con gli splendidi Giardini Ravino, il Presidente di Federalberghi. Lo fa Andrea D’Ambra con l’aumento progressivo di appezzamenti di terreno coltivati a viti. Ma, nel complesso, non si fa abbastanza.
Parliamo spesso dell’Africa come Continente di sottosviluppo e di emigrazione e poi Abiy Ahmed, premier etiope, per ricreare il patrimonio forestale, ha fatto piantare 353 milioni di alberi dal suo popolo ( 23 milioni di abitanti) in soli 12 ore. Gli alberi e il verde hanno storicamente ispirato poeti, scrittori e cantanti. Gino Paoli cantava “Questa stanza non ha più pareti ma alberi infiniti”. Sergio Endrigo “ per fare il legno ci vuole l’albero. Per fare l’albero ci vuole il frutto, per il frutto ci vuole il fiore. Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore”. Fabio Concato, nella canzone Mi fai compagnia: “E vorrei che in quella strada tutti gli alberi del mondo rimanessero con te”. Angelo Branduardi, nella canzone: “Gli alberi sono alti, le foglie crescono verdi”. Riccardo Cocciante nella canzone Se stiamo insieme: “E poi la neve bianca, gli alberi, gli abeti, l’abbraccio del silenzio” E in letteratura, Mario Rigoni Stern ha scritto: “Tra i rami dei grandi alberi mi sono arrampicato per guardare il cielo..con la loro frutta mi sono sfamato, con il loro legno mi sono riscaldato, a loro devo la mia vita”. Pedro Calderon de la Barca ha scritto: “Il verde è il colore principale del mondo e ciò da cui nasce la bellezza”. E il poeta Federico Garcia Lorca ha composto i seguenti versi: “Alberi/ eravate frecce/ cadute dall’azzurro?/ Che terribili guerrieri vi scagliarono? Sono state le stelle?“. E infine Hermann Hesse ha scritto: “Per me gli alberi sono sempre stati i predicatori più persuasivi. Li venero quando vivono in popoli e famiglie, in selve e boschi”.
C’è uno scrittore,neurobiologo dell’Università di Firenze, Stefano Mancuso, che ha scritto il libro “La nazione delle piante”. Proprio così, Mancuso considera la Nazione delle piante quella più estesa al mondo: tremilamiliardi di alberi. C’è un filosofo italiano contemporaneo, Massimo Venturi Ferriolo, ordinario di Estetica al Politecnico di Milano, che ha scritto il libro “ Oltre il giardino. Filosofia di paesaggio”, nel quale egli scrive che “il giardino è realtà o metafora della ricomposizione, del ricongiungimento natura/uomo. Dobbiamo far rinascere il dialogo tra umani,terra, acqua,piante, minerali e animali”. C’è,infine, un architetto di paesaggio, Luciano Giubbilei, che vive prevalentemente in Inghilterra, ma ha progettato giardini nel Texas, a Formentera, in Francia, in Marocco che ha trasformato, alla fine di settembre, Piazza Vecchia a Firenze in un meraviglioso giardino. Abbiamo parlato della Mortella a Forio e non possiamo non ricordare che i bellissimi giardini furono ideati dal grande paesaggista inglese Russel Page. E una sua frase potrebbe essere un ottimo slogan per la Mortella, per Forio, per l’isola d’Ischia: “Il pollice verde è il prolungamento di un cuore verde”. Dopo aver elencato cantanti, poeti, scrittori e l’incantamento delle parole di fronte alla bellezza naturale del verde, non possiamo restare inerti a guardare la morte dei nostri pini o il progressivo depauperamento del Bosco della Maddalena o della pineta di Fiaiano. Non possiamo continuare a sostituire splendidi aranceti con brutte sopraelevate sotto le quali proliferano brutture edilizie o pseudo artigianali; non possiamo continuare a distruggere splendidi vigneti vicini al mare per farne un cantiere infinito ed incerto di un parcheggio.
C’è qualcuno, al potere locale, che quantomeno chieda compensazioni urbanistiche con un ripristino del verde? Non possiamo continuare ad assistere alla strage di agrumi che si consuma periodicamente nei giardini ischitani, senza nemmeno la voglia di raccogliere quei frutti che farebbero ancora comodo a tanta gente. Poi, magari, corriamo ad acquistare aranciate e limonate di scarto nei supermercati. Ischia, più di un nuovo brand ha bisogno di una ritrovata coscienza, Molti hanno preso in giro i “gretini”, i giovani che – certo con approssimazione ma con passione – hanno lanciato la sfida alle generazioni di nonni e genitori. Il mondo, è vero, ha bisogno di scienza e conoscenza. Tuttavia, a volte, la critica di superficialità nasconde la volontà di perpetuare l’andazzo di un mondo consumista e dissipatore. Il mondo ha anche bisogno di “visioni”, di “speranze”, di “sogni”. E i giovani promettono di perseguirli. Si è parlato, in questi giorni, di proporre il voto a 16 anni. Io sono favorevole. A quell’età non sono ancora ben informati? Si informeranno, con la velocità che sanno impiegare. Del resto quanti ultradiciottenni non conoscono nulla di politica e votano già. Io auspico una rivoluzione verde, auspico che Ischia torni a splendere di verde, il colore della speranza!