LE OPINIONI

IL COMMENTO Un paese di raccomandati… o che aspettano

DI VITO IACONO

In questa mia umile e modesta riflessione prescinderei da aspetti di natura giudiziaria o in ordine alla evocazione di elementari patiche riferibili alla legalità ed alla trasparenza nelle procedure concorsuali, e non mi riferisco assolutamente alla mia piccola isola o al mio piccolissimo paese, che non mi appassionano, ritengo piuttosto prioritari profili etici, estetici e di opportunità, senza scomodare coscienza e morale che suggerirebbero ben altre scelte a chi ricopre pubblici ruoli di responsabilità ed ai “loro cari”. E non solo per evitare di alimentare pregiudizi e sospetti. Una questione di stile, insomma. Ma questo è un costume o un malcostume che non fa salva nessuna forza politica e nessun candidato, o pochi di loro. È notoria la rincorsa alla raccomandazione come è altrettanto diffusa la pratica del millantato credito in cambio di facili consensi sulla pelle e sui bisogni dei cittadini, delle loro speranze e, soprattutto, dei loro diritti.

Vanno sempre tutti o in tanti a chiedere la raccomandazione, ma nessuno si è mai posto il problema di condividere un percorso che mettese al centro meriti e competenze. Si va dal politico per raccomandarsi o per denunciare perché si è perso. Nessuno che lotti per rivendicare il diritto ad avere una chance rispettosa di elementari principi di uguaglianza e trasparenze per misurare i propri talenti. Nulla di tutto questo. Non risultano proposte ed atti amministrativi che vadano nella direzione di introdurre un sistema di selezione che prevenga imbrogli ed il rincorrersi di sospetti, ma soprattutto che dia certezza che a vincere siano i più bravi, e non solo nell’interesse dei candidati, ma anche e soprattutto nell’interesse dei cittadini che pagheranno quegli stipendi.

Per il resto sento parlare solo di esposti o di denunce, qualcun’altro balbetta qualcosa, ma nulla di concreto. Gli alibi dei perdenti ai concorsi fanno da pendant con la rabbia di chi, magari, ha perso le elezioni e quindi la possibilità di governare lo stesso sistema, perché non ha mai parlato di altro. Si, perché il loro problema non è quello di governare praticando principi e valori, ma quello di governare il sistema prendendo il posto di chi lo gestisce oggi facendo le stesse cose. Ma si, tanto è che per questo hanno chiesto ed ottenuto il consenso ed oggi vivono la frustrazione di chi ha perso e non riesce a mantenere le promesse. Perché se prevalesse la buona fede presidierebbero il campo di gioco, rivendicherebbero un ruolo di garanzia nella fase di svolgimento delle procedure e, perché no, chiederebbero le opportune dimissioni di chi ha tradito quei principi. Non fosse altro, anche per evitare che sui loro cari cada inesorabile la mannaia del sospetto e della censura oltre fino a provare, per quelli più sensibili, l’imbarazzante senso della vergona. Ma il senso del potere, degli affari e degli interessi prevale su quello dello Stato, anche se a pagarne le conseguenze magari sono persone a loro vicine, affettivamente e non solo.

Ma sono tutti uguali. Meriti, competenze, esperienze, talenti… non capisco perché poi le uniche occasioni ed opportunità per misurarsi su una legittima prospettiva occupazionale riguardi solo il comune, dove propri congiunti o amici ricoprono ruoli di responsabilità. Ma ci saranno altri enti in Italia ed in Europa, aziende pubbliche e private dove sarebbe stato possibile per loro verificare se veramente sono bravi? Quanti di quelli che partecipano ai concorsi nelle nostre piccole realtà portano in dote esperienze formative e lavorative fatte con grandi sacrifici lontano da casa? Ricordo la storia di tanti nostri concittadini che hanno imparato il “mestiere” dell’accoglienza e non solo lontano dalla nostra Isola e dalle loro case e famiglie ed hanno appreso la cultura del lavoro ed il valore del lavoro. La verità è che non siamo degni di quella storia. Quanto accade sulla nostra Isola non è il segno dei tempi, ma il segno di un decadimento inarrestabile del nostro tessuto sociale vocato alla prevaricazione, agli affari, al piccolo grande imbroglio senza minimante preoccuparsi se questo è perpetuato a danno dei più bravi, dei più bisognosi, dei più onesti. Ma in un Isola dove si è perso il senso della indignazione si possono permettere anche questo! Magari la prossima volta toccherà a loro. Ma il tutto rende veramente felici, ne vale veramente la pena?

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