LE OPINIONI

IL COMMENTO Un ministro del Tesoro Borbonico

DI LUIGI DELLA MONICA

Qualche giorno fa, l’attento e meticoloso Luciano Venia faceva notare sulla chat dell’Assoforense Isola d’Ischia che il sommo Professore Chiar.mo ed Ecc.mo Sabino Cassese, Colosso ideologico del Diritto Amministrativo e della Scienza del management pubblico, Giudice Costituzionale e Professore Emerito, niente poco di meno, si interessava alle sorti dei piccoli tribunali periferici, auspicandone la soppressione, in nome della spending review, in un suo editoriale, denominato “un ministro del tesoro inglese nel ‘700”” (Corriere della Sera edizione del 19 agosto scorso). Non comprendo a chi volesse alludere il Giureconsulto, ma da persona che la storia la ha studiacchiata, mai come il professore dei professori, questa volta rilevo notevoli errori grossolani nel ragionamento assiomatico. L’ansia di voler delegittimare a qualsiasi costo la legge di bilancio che dovrebbe rintracciare 30 miliardi nella manovra di autunno, lo ha indotto a reperire strani precedenti storici.

Il diciottesimo secolo, quello stesso in cui Ischia e tutto il Sud Italia venivano amministrate ora dal regno borbonico sotto la mente illuminata di Carlo III di Borbonee poi dal figlio Ferdinando, del Suo Ministro Tanucci, di provenienza toscana, ed agli albori del 19^ secolo dal pareggio di bilancio raggiunto da Gioachin Murat. Nessuno dei tre, nel periodo dal 1734 al 1813,intese sopprimere la Giustizia periferica, tanto che Ischia aveva il Mandamento, insieme a Forio formando la Pretura Circondariale. Addirittura i cittadini della cugina Ponza ebbero l’esenzione fiscale e la casa gratuita dal Regno, segno che la insularità veniva avvertita come un disagio serio e concreto dal governo monarchico.

Ma vediamo come le politiche fiscali allegre dei Borboni nel ‘700 evocato da Cassese riuscivano a badare ai centesimi: “Terre e città, autorità regie ed ecclesiastiche, grandi feudatari e patriziati: tutti fecero a gara per accogliere e festeggiare il proprio re. Una gara che metteva in gioco questioni di prestigio personale ma anche questioni più generali di governo delle province. E nel governo locale, nonostante le gerarchie formali riaffermate sul piano del cerimoniale, i rappresentanti della giurisdizione regia apparivano ancora come solo una delle parti in causa, insieme all’alto clero, alla grande nobiltà feudale, alle nobiltà cittadine. Unanimi furono le richieste di sgravi fiscali: l’esasperato fiscalismo austriaco al riaprirsi della guerra aveva sollevato non poche reazioni contro gli esattori e ancora nel luglio del 1734 gravi incidenti si erano verificati a Cosenza, dove era stata assalita la casa dell’appaltatore delle gabelle. Le richieste furono in parte accolte, rimettendo il debito arretrato delle università [Con tale termine allora s’intendeva la circoscrizione amministrativa corrispondente, grosso modo, all’odierno Comune, N.d.R.] per la parte dovuta al fisco regio. Restavano i debiti verso i titolari di diritti fiscali, come a Corigliano, dove l’università doveva pagare annualmente 1.832 ducati alla regia corte e più di 7.000 al duca. Le esazioni passarono comunque, fra il 1731 e il 1734, da quasi 99.000 ducati a poco più di 61.000 per la Calabria Citra, e da quasi 143.000 a poco più di 130.000 per la Calabria Ultra. Le concessioni iniziali e il nuovo clima di fiducia ebbero un effetto positivo sulle finanze dello Stato, che videro affluire più regolarmente i contributi delle università […] In effetti i primi anni del governo carolino furono di energica azione riformatrice, grazie al sostegno politico e militare che la Spagna continuava a fornire al giovane principe, e soprattutto a un personale politico di prim’ordine, in parte venuto dalla Spagna e dalla Toscana, in parte reclutato tra gli esponenti migliori dei quadri dirigenti locali” (Anna Maria Rao, La Calabria nel Settecento, in ‘ Storia della Calabria Moderna e Contemporanea’, Gangemi Editore,  Roma – Reggio Cal., 1992, pp. 318-319 ). Ne deriva che le politiche espansive della fiscalità portano nel ‘700 del ministro inglese sognato dal citato Professore una regolarità di entrate ed una ridistribuzione dei debiti degli enti locali.

Ma diamo ancora uno sguardo alla storia borbonica per incentivare il ripopolamento dell’isola di Ponza: concessero in enfiteusi perpetua la terra ai contadini, il numero di questi ultimi era molto esiguo, e come ulteriore incentivo, ai nuovi coloni venne concesso di costruire delle piccole abitazioni a spese delle casse reali. Inoltre gli attrezzi per lavorare venivano acquistati dal governo per poi essere venduti ai contadini che li avrebbero pagati in comode rate. Cosa sicuramente eccezionale per l’epoca. Il Ministro Cassese faceva parte del Governo Ciampi, allorquando si disponeva l’aumento della tassazione universitaria, sbarrando la strada alle seconde lauree, aumentando gli ostacoli economico sociali per l’accesso alla cultura con l’inserimento delle 14 fasce di reddito dei genitori degli studenti – ops ma non è in contrasto con l’art. 3 della costituzione ? – introducendo il numero chiuso alle università mediche, che oggi ha indotto l’ASL di Venezia a bandire posti di medico di base a medici stranieri; chiudeva i ruoli di tutti i concorsi pubblici, così che la pletora di laureati in giurisprudenza, viceversa liberi e democratici nella iscrizione, non trovava sbocco lavorativo – un esempio su tutti il vice Commissario di Polizia Stato negli anni ‘70 bastava una semplice domanda ed un test di ingresso, negli anni ‘90, 25 posti annui riservati a circa 20-30 mila concorrenti provenienti dalla vita civile su scala nazionale.

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Ribadisco che la stessa libertà di pensiero che mi consente di scrivere è il rovescio della medaglia della parole del Giurista Prof. Cassese. A mio sommesso avviso, quest’ultimo deve riflettere che ormai l’intellettualismo ascetico e recepito per il solo fatto di provenire da un’autorevole parola ha stufato la gente normale.

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Si è chiesto il prof. Cassese chi è la persona normale? Io penso che egli non se ne curi minimamente, poiché se la avesse avuto a cuore non si metterebbe a sminuire le forze sociali e culturali sollevatesi dal 2012 a sostegno del Tribunali periferici, come il nostro dell’isola d’Ischia. L’ischitano normale, medio piccolo, è quello che guadagna circa 2.000 euro al mese, mantenendo una famiglia di moglie e due figli, che, per recarsi in Tribunale a testimoniare, oppure per richiedere un provvedimento dal Giudice Tutelare per questioni di particolare delicatezza umana e familiare, comparendo personalmente davanti al Magistrato, deve destinare la sua spesa mensile all’affitto che non è inferiore ai 1000 euro mensili e, per muoversi, se possiede una macchina o un motociclo, paga la benzina 2,10 euro per litro.

Questo cittadino isolano, per coprire 10 km, se abita al centro di Forio, ad esempio, impiega circa 20 minuti senza traffico ed autovelox permettendo per recarsi al plesso giudiziario di via Michele Mazzella.

Se verrà soppresso il Tribunale, come auspica il Prof. Cassese, per reperire gli spiccioli seguendo gli esempi di un anonimo ministro delle finanze inglese del 1700, il tabaccaio, l’eliografia o il bar all’esterno di esso forse chiuderanno, ma in compenso il Sig. Mazzella, Colella, Di Meglio, Trani o Scotti, per usare cognomi fra noi diffusi, prenderà l’aliscafo delle 7.10, giacchè i traghetti sono troppo lenti per rispettare gli orari del Tribunale centrale, anche al limite delle condizioni meteo marine, perderà una intera giornata di lavoro, giustificata legittimamente, ma non retribuita, rischiando anche di rimanere in terraferma per un deprecato blocco della navigazione. Le soluzioni saranno due cari lettori. O delegare tutto agli avvocati con costi esorbitanti a vostro danno, in termini di vacazioni e rimborsi spese, ovvero abdicare alle istanze di Giustizia. Spesso odono le mie orecchie: “avvocato, ci vuole troppo tempo, ci penso io da solo”, paventandomi il ricorso alla cosiddetta giustizia privata, quella fai da te. Nel caso di giudizi ordinari, viceversa, chi sarà in grado di sostenere questo sovraccarico di oneri gestionali e di spese delle cause dovrà essere dotato di particolari condizioni economiche agiate. Il ricorso al processo telematico non è, per altro, la panacea di tutti i mali della Giustizia. 

La verità è che non si vuole, caro Professore, bandire nuovi concorsi, nonostante una massiva presenza in Italia di laureati in giurisprudenza, per infondere in organico tanti giovani volenterosi, motivati ed indipendenti che possano contribuire a portare una rivoluzione ideologica pacifica e democratica al nostro Paese, velocizzando e migliorando l’erogazione del servizio essenziale giudiziario. In tal guisa, le farò vedere che tanti Magistrati di prima nomina accorreranno in massa ad Ischia, all’Elba ed a Lipari, per svolgere alacremente il proprio dovere. Basta con la politica dell’austerità, caro Professore, la gente ha scoperto che un altro Professore, Romano Prodi, negli anni ’90,incentivando la delocalizzazione delle imprese in area cinese ha impoverito la struttura produttiva del nostro Paese che il Suo Governo, quello Ciampi, stava impoverendo ancora di più con tasse, tasse ed ancora tasse e che ha fatto approdare oggi le classi dei lavoratori ad uno stipendio medio di 1.400 euro a fronte di uno medio in Germania di 3.000 euro.

La gente sa che quella stessa Germania che è in recessione, ma quando ha avuto l’avanzo di bilancio oltre il parametro del 3% del prodotto interno lordo – precisamente 6,50% – l’attivo non è stato versato alla Comunità Europea, ma è rimasto nelle sue casse, nonostante avesse attinto ai Fondi Europei impinguati dalla politiche di austerità imperativa dei Professori! Le discettazioni filosofiche non sono proficue ed aderenti alla realtà, perché Talete di Mileto, a furia di guardare il riflesso della luna nel pozzo, vi cadde dentro. Ischia vuole il mantenimento del suo Tribunale.

* AVVOCATO

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