LE OPINIONI

IL COMMENTO Tutti i numeri (e i limiti) della ricostruzione

DI BENEDETTO MANNA

Partiamo da questi numeri. Dal sisma del 2017 ad oggi sono stati presentati complessivamente, secondo la Struttura Commissariale per la ricostruzione,106 progetti su un insieme di edifici da ricostruire (dei quali 85 sono stati accolti con la concessione del contributo, 19 sono in istruttoria presso i tecnici o i comuni, mentre solo 2 sono stati respinti);nel 2023 i progetti presentati, al netto dei condoni, sono stati 37; da inizio anno ad aprile 2024 sono stati depositati 4 progetti. I sottoinsiemi o ambiti in cui sono ripartiti i 1294 edifici della ricostruzione privata in base alla recente Ordinanza speciale n.8 del Commissario straordinario per gli interventi di riparazione, di ricostruzione, di assistenza alla popolazione e di ripresa economica, firmata il 24 aprile si contraddistinguono in VERDE (edifici segnalati con tale colorazione nella cartografia allegata all’ordinanza) per l’attuazione diretta degli interventi per 578 edifici; in arancione per la progettazione di 193 edifici, per i quali il decreto di concessione di contributo sarà emanato solo dopo l’approvazione dei relativi progetti pubblici di messa in sicurezza del territorio da parte della Struttura commissariale; in giallo per la progettazione di 87 edifici nel rispetto delle prescrizioni contenute nella pianificazione dell’Autorità di Bacino, per la quale si è stabilito il termine del 31 maggio per l’approvazione delle norme di salvaguardia del piano stralcio del Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI). In ultimo, nel sottoinsieme marrone, che comprende 463 edifici anche sotto forma di condominio (aggregati),  l’attuazione degli interventi è prevista solo dopo l’approvazione del Piano di Ricostruzione della Regione Campania (PdRi), concordata per non più tardi del 30 GIUGNO. Sono inclusi gli edifici  localizzati in aree ad elevato rischio, che potrebbero essere oggetto di possibile delocalizzazione obbligatoria, tenendo conto,tra l’altro, che è prevista la domanda di delocalizzazione volontaria, che viene prorogata al 31 luglio. 

Probabile che il quadro sarà sempre più chiaro in seguito, con l’avvicinarsi delle scadenze, e, cosa ben più importante, con la presentazione dei progetti. Tanto è vero che diventano Perentori i termini di presentazione dei progetti, a seconda del sottoinsieme di appartenenza. Nell’ambito VERDEin particolare, ove i proprietari di edifici rientrano all’interno di territori ove non sussiste alcun impedimento per procedere alla riparazione o ricostruzione degli edifici danneggiati, il termine è fissato al 31 luglio per coloro che percepiscono il Contributo di Autonoma Assistenza (CAS); per i titolari di prime case o di attività produttive il termine è il 31 ottobre, in tutti gli altri casi è il 31 dicembre. Per i proprietari di edifici con condono pendente, la presentazione del progetto e della domanda di contributo va fatta rispettano gli stessi termini indicati, salvo poi perfezionare la pratica richiesta dalle ordinanze commissariali entro 90 giorni, una volta definita l’istanza di condono; niente cambia invece per coloro che hanno o avranno definito le sanatorie. Per gli edifici che rientrano nel sottoinsieme ARANCIONE, i termini per la presentazione del progetto e della domanda di contributo sono fissati in 90 giorni dall’approvazione del progetto pubblico di messa in sicurezza del territorio. Per tutti gli altri, 87 del sottoinsieme GIALLO e 463 di quello MARRONE, si rimane in attesa dei rispettivi piano stralcio e piano PAI e PdRi, per stabilire i termini. A fronte di codesto resoconto una constatazione balza subito agli occhi riguardo la sostenibilità del crono programma seguito finora rispetto a quello proposto dalla citata Ordinanza per portare a termine il piano di ricostruzione in tempi ragionevoli nei territori isolani disastrati, col fine di far vedere apparire l’alba, o meglio l’arcobaleno (visto i vari insiemicolorati richiamati), da 7 anni ancora lungamente atteso. Si parla, al di là di tutto, di 106 progetti in questo lasso di tempo presentati su un totale di 1294 previsti, quindi poco più dell’8%. La tabella di marcia così impostata prevederebbe poco più di 85 anni, se si procedessecome adesso,con le prassiconsuetudinarie, classificabili come il solito gioco delle parti, ove ognuno fa da spalla all’altro, per motivare frapposizioni, ritardi, lentezze, equivoci, ostacoli e addebiti di responsabilità, denunciandosi reciprocamente anche per rendite speculative corporative. Tutto ciò ad un osservatore distaccato sembrerebbe una recita senza senso, in quanto inconcludente e soprattutto improduttiva e deleteria per il territorio e il cittadino, con speco di risorse, dove nessuno ne trae vantaggio, a dispetto di tutto ciò che si professa invece ai quattroventidi non voler creare tensioni sociali (ai destinatari non è dato ancora sapere come), di voler perseguire una corretta e logica ricostruzione improntata alla sicurezza, al giusto investimento, alla dignità delle persone. Insomma, verrebbe da dire Amen! 

Invece la realtà oltre al gioco delle parti ci propone, purtroppo, anche il gioco delle tre carte, mischiando proprio, come nel risaputo gioco, i colori dei sottoinsiemi ovvero ambiti della ricostruzione, per far riapparire la carta vincente ove prima era scomparsa. Così nella sostanza il gioco diventa pretesto per truccare il tavolo di fronte all’evidenza camuffata. “La carta vincente” diventa il sottoinsieme verde definito dall’ordinanza n. 17/2022, non più quello attualmente stabilito dalla recente ordinanza n.18, in quanto così si consentirebbe la presentazione di un maggior numero di pratiche relative a molti progetti in corso d’opera, che rischierebbero invece di essere bloccati con le ultime revisioni dei colori. In particolare ci si riferisce ai fabbricati della zona del Maio, Via Cerlario, Via Montecito. Inoltre si eviterebbero contenziosi che si potrebbero aprire tra cittadini, professionisti ed Enti, dato che si sta già procedendoper la definizione delle istanze di contributo, che non sarebbero opportuno annullare. A questo punto, a prima vista, farebbe piacere vedere questo potenziale fiorire di progetti, dati prima sottotraccia; ne gioverebbe sicuramente l’accelerazione del piano di ricostruzione. Pertanto,detto così, non si comprenderebbe una disattenzione riguardo a ciò da parte della Struttura Commissariale. Si tratta invece di capire la “realtà truccata”, a detta proprio di chi lamenta il nuovo cambio degli ambiti della ricostruzione attraverso l’aggiornata individuazione cartografica, con i colori verde, arancione, giallo, marrone. Le condizioni al contorno sono i punti critici per portare a dilatare i tempi di approvazione di una pratica anche di 4 mesi oltre il previsto. Essi sono costituiti dai vari “pezzi” di un “meccanismo complesso”, uniti tra di loro da “cinghie di trasmissione”, mosse da funzionamenti interni a sé stessi (si direbbe auto referenziati).I “pezzi”si trovano poi “giustificati”, “compenetrati”, “articolati”,“scambiati tra di loro”, in un unico corpo-insieme, ove benissimo rimane criptato il ruolo responsabile pertinente. Sarà compito della cinghia di trasmissione disperderlo da una parte all’altra del meccanismo, secondo stime di convenienza e opportunismo, quando tutto fila liscio, cioè gli “ingranaggi delle rotelle sono ben oleate”.Ben altra cosa sono i tempi richiesti per le risposte attese, le responsabilità precise d’assumere, in base alle proprie competenze, gli obiettivi da raggiungere, dove nessuno è ostaggio dell’altro, e dove soprattutto non si frappone alcuna complessità dinanzi il compito istituzionale di rappresentare le istanze della comunità, capace anche di indirizzare le scelte che compiono i cittadini. 

In sintesi gli alibi non dovrebbero e non devono essere più motivi di rivendicazione, soprattutto nei luoghi ove si sta protraendo per lungo tempo il senso di disagio e frustrazionedi una parte della cittadinanza, prostrata nell’attesa,che sa anche di beffa. Orbene questo meccanismo complesso, per quanto illustrato, completamente estraneo al corpo vero dell’isola, pur se ivi ubicato, ma ben lontano dal suo cuore pulsante, non poteva non prevedere l’ingerenza risolutrice di un deus ex machina, di un demiurgo, che si frapponesse nella regolamentazione degli ingranaggi per stabilirne il “giusto giro di vite“, con nuove velocità per le procedure, tramite le tempistiche degli interventi e i termini da rispettare, ad ogni costo, ricorrendo a tutte le “carte possibili”, in carenza di quelle a disposizione, al momento dimostratesi non sufficienti.“I cittadini avranno maggiori certezze sui tempi e sulle responsabilità: sapranno cosa si può e cosa non si può fare, chi sono i soggetti responsabili e cosa accadrà in caso di inadempimenti”. Ipse dixit, come Apollo Conductor (senza essere Dux, che non ha il prefisso “con”), in nome di un vero interesse superiore da perseguire.

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