LE OPINIONI

IL COMMENTO Teoria, Modello e Pratica

DI GIUSEPPE LUONGO

Sono diffuse le diverse concezioni della conoscenza rappresentate con i termini Teoria/modello/pratica. I più usati sono teoria e pratica, il modello è di uso diffuso nel mondo della ricerca. Il termine pratica è il più diffuso tra gli operativi che si fidano più dell’esperienza acquisita che della base teorica del processo che analizzano e generano. Per i fenomeni che caratterizzano i ritmi ambientali e la loro ripetibilità la conoscenza attraverso l’esperienza si è diluita e andata parzialmente a scomparire con l’evoluzione e la riduzione delle attività di pastorizia, agricole e di pesca. La parola “teoria” deriva dal greco e per i filosofi aveva il significato di “contemplazione” o accettazione dell’opera di un dio. Aristotele nella Metafisica afferma:per i greci “Tutti gli uomini aspirano per natura alla conoscenza”, ma i livelli di conoscenza sono diversi. Uno degli aspetti della teoria più importanti è la conoscenza dei principi che governano il mondo, si tratta di una conoscenza teorica, nota come sophia, che si differenzia dalla scienza che tratta dei problemi dimostrabili, ovvero dall’episteme, il sapere certo.

Contemporaneamente e dopo Aristotele nel IV secolo a.C. compaiono e si sviluppano le scuole di epicureismo, stoicismo e scetticismo che pongono al centro del loro pensiero la conoscenza della natura attraverso l’osservazione dei fatti. Quindi dal V secolo a.C. al V secolo d.C. il pensiero filosofico era posto da alcune scuole sulla ricerca intuitiva dei principi fondamentali, da altre sull’osservazione dei fenomeni. Nei dieci secoli successivi, dal V al XV, i pensatori che si occupavano di scienza erano prevalentemente degli ecclesiasti che erano impegnati a trovare la compatibilità tra i risultati del sapere religioso e quelliche emergevano dal mondo sensibile. Vi fu un ritorno ad Aristotele con Tommaso d’Aquino, il quale sostiene il dominio della Rivelazione e dei principi fondamentali per la comprensione dei fenomeni naturali. Non è possibile illustrare, anche solo in estrema sintesi, la straordinaria evoluzione del pensiero che con Galileo produrrà il processo noto come “Rivoluzione scientifica”. Una segnalazione, tuttavia, va fatta sulla nascita della geologia con la Teoria dell’Uniformitarismo avviata da James Hutton e completata da Charles Lyell, tra fine Settecento e inizio Ottocento. La nuova teoria produrrà la rivoluzione del Tempo profondo superando il tempo dell’età della Terra di poche migliaia di anni, secondo il tempo Mosaico, con un’età che risulterà di alcuni miliardi di anni.

I vulcani napoletani nell’Ottocento saranno oggetto di interesse del fondatore della geologia moderna; il Vesuvio per la sua potenza distruttiva, i Campi Flegrei per la loro dinamica, Ischia per la presenza dei livelli marini sulle pendici dell’Epomeo che testimoniano la risalita dal fondo del mare dell’Epomeo. Da Galileo riprende un percorso abbandonato in Occidente con la caduta dell’Impero romanoe con la diffusione del Cristianesimo, con la matematizzazione dei processi; si quantifica il fenomeno che si rappresenta con un modello. Ciò che si rappresenta non è la realtà, ma qualcosa che soddisfa la soluzione del problema analizzato; processi complessi hanno più soluzioni se i vincoli non sono efficaci. In tal caso si sceglie la soluzione più vincolata, come accade sovente nella quantificazione dei processi geologici. La parola modello è spesso utilizzata come fosse un sinonimo di teoria, ma la teoria è uno strumento per spiegare i fenomeni relativi a sistemi diversi, mentre il modello è limitato ad obiettivi ben determinati. Un esempio potrebbe essere da un canto la teoria della genesi dei terremoti, valido per tutti i terremoti nelle diverse condizioni tettoniche del globo terrestre, dall’altro il modello con il quale è interpretato la genesi del terremoto di Casamicciola del 21 agosto 2017. È interessante rilevare che la teoria è la stessa i modelli interpretativi del fenomeno citato sono diversi, perché la soluzione del problema non è unica.

La crescente frequenza degli eventi naturali estremi,capaci di produrre danni gravi alle comunità esposte, suggerisce di affrontare il problema nella sua componente culturale, troppo a lungo inevaso. Forse è giunto il tempo per l’istituzione che forma le nuove generazioni di attivarsi per sviluppare nei giovani una maggiore attenzione al territorio privilegiando l’analisi dei processi prossimi nello spazio e nel tempo piuttosto che quelli possibili futuri lontani dalla vita quotidiana, senza tuttavia trascurarli, specie per gli aspetti globali e gli effetti locali. Tutto ciò è diventato urgente dopo aver sperimentato il fallimento dell’attenzione delle comunità esposte ai fenomeni naturali intensi, come alluvioni, frane, sismi in varie regioni del Paese e in ultimo il complesso fenomeno del Bradisismo, fenomeni che bisogna considerarli componente permanente del territorio, caratterizzata da periodiche crisi dalle quali occorre difendersi con una politica che faciliti la sua resilienza. La scuola è l’ultima speranza per un cambiamento di buon senso.

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