IL COMMENTO Teatro e tatrini ischitani
La settimana scorsa si è evidenziato un palese contrasto tra il teatrino della politica e il teatro della vita reale ed impegnata della nostra isola. I fratelli Lubrano, con la consueta attenzione per la storia e le tradizioni locali, ricordavano ai lettori del Golfo i bravi commedianti e maestri teatrali degli anni 40 e 50 ( ma anche di qualche decennio successivo), a partire dalla Fisalugo, passando per la compagnia Don Bosco, per arrivare fino al Teatro Stabile di Zivelli o ad Andrea Di Massa. Grandi registi ed interpreti, da Eduardo Canestrini a Giannino Messina, da Giovan Giuseppe Cervera a Rino Gamboni, da Giovanni Lauro (Sparaspilli) a Valentino Barile e allo stesso Antonio Lubrano e così via. Contemporaneamente il nostro giornale dava notizia di un ennesimo trionfo del teatro studentesco del liceo classico ischitano alla XI edizione del Festival Nazionale del Teatro Scolastico Turrani, che si svolge a Cesena. I ragazzi hanno rappresentato una splendida Medea di Euripide, il cui testo farebbero bene tutti i giovani a leggere per la potenza e la ricchezza drammatica della protagonista. Il Sindaco Enzo Ferrandino ha doverosamente inviato i complimenti agli interpreti e a chi li guidava ( Salvatore Ronga e Annamaria Agostino). Sta bene che il Sindaco mostri attenzione, sia pure tramite social network, per una brillante iniziativa culturale scolastica. Quello che non sta bene è che tolleri, su un versante completamente opposto, l’intollerabile teatrino quotidiano dei balletti, alleanze, ricatti, richieste di “ placement”, provocazioni, che sono all’origine del disamore della cittadinanza per la cosa pubblica. Non è con l’ecumenismo del “ tollerare tutto”, di abbracciare il buono e il cattivo, il volgare e il culturale, che si deve condurre un’Amministrazione degna di questo nome. O la civiltà o l’inciviltà, o il bene comune o il tornaconto personale. Delle due l’una. I gruppi consiliari si devono formare esclusivamente sulla base di comunanza di partito o di programma da attuare, non sulla base degli interessi personali di questo o quel consigliere comunale. I gruppi che si formano solo per rafforzare il singolo potere di interdizione o di contrattazione per prebende varie, è stato già condannato dalla storia amministrativa e politica. Così come il tira e molla di vari esponenti della maggioranza per sponsorizzare il tal responsabile amministrativo è un metodo inaccettabile.
E’ qui, Sindaco Ferrandino, che si distingue la personalità e la caratura di un primo cittadino. Ed è un peccato cadere nella trappola della politica accattona perché tra gli stessi amministratori ve ne sono alcuni capaci e più attenti agli interessi comuni, così come vi sono consiglieri comunali migliori di altri, che non possono essere coinvolti e travolti dal grigiore e dalla meschinità dei mediocri. Anche noi della stampa locale dovremmo sforzarci di separare il grano dal loglio, il buono dal cattivo. La denuncia indistinta dei comportamenti scandalosi del pubblico potere rischia di lasciare le cose come stanno. Vanno individuati e distinti i “ cercatori di pepite d’oro” nel fiume della politica dai “ coltivatori della terra” che si dedicano a produrre frutti per la collettività. E responsabilità hanno anche i rappresentanti di partito ( lì dove ne rimane traccia). E’ per questo che ho spesso invitato il mio amico Lello Pilato, segretario del locale circolo PD, a non essere pedina sulla scacchiere, pronta ad essere “ mangiata” dall’alfiere o torre di turno. Lello non può essere “ partigiano”, non può essere esponente di questo o quel gruppo, men che meno “ manovratore” di un gruppo, come invece appare da indiscrezioni del nostro giornale confermate da una successiva intervista a Lello. Il segretario di partito, così come il Sindaco sul fronte dell’amministrazione, deve volare alto, fare gli interessi collettivi del PD e del paese. Certo che un uomo solo al comando – come dice Pilato- non va bene, ma non va bene nemmeno un Sindaco allo sbando! Adesso che il PD, col nuovo segretario nazionale Zingaretti, dà segnali positivi di una maggiore apertura e di un riavvicinamento ai problemi reali della gente ( senza presunzione e spocchia) nessuno dei militanti può permettersi il lusso di attardarsi in vecchie logiche di parrocchie e conventicole. Bene ha fatto Giosi Ferrandino, dopo che anche lui ha partecipato alle locali lotte intestine ( e lo ha fatto da “ mossiere” ovvero come quella figura classica del Palio di Siena che allinea i cavalli alla partenza, dà il via alla corsa per poi sparire senza seguire il seguito) a dedicarsi ad un giro nelle scuole per illustrare e sensibilizzare i giovani all’idea di Europa, di un’Europa rinnovata e rinvigorita, fino a puntare agli Stati Uniti d’Europa. Solo così Giosi può elevarsi dal pantano e dalle pastoie locali e sperare in una riconferma al Parlamento europeo.
E veniamo ad un’altra parentesi dell’amministrazione comunale d’Ischia, che evidenzia la duplicità e la contraddittorietà del pubblico potere locale: la questione dell’area antistante l’ex carcere della Mandra. Da un lato l’Amministrazione fa una cosa ammirevole: accogliendo una proposta dell’Associazione Tifeo ( promotore Giovanni D’Amico) delibera di intitolare la piazzetta antistante l’ex carcere a Ugo Calise, per meriti musicali che oltrepassarono i confini isolani e anche quelli nazionali. A maggio, alla presenza dei parenti di Ugo, si celebrerà l’evento. Da un altro lato, fa una cosa strana: su relazione dell’ing. Fermo, che rileva irregolarità urbanistiche ( e non solo) ordina l’abbattimento della struttura del bar, esistente da decenni. Ora è evidente che l’incongruenza non è quella di applicare la legge. L’incongruenza è quella di rilevare l’irregolarità dopo decenni e dopo che un privato, inconsapevolmente, nel 2018, decide di prenderla in fitto per avviare un’attività. L’incongruenza è quella di non cercare una soluzione alternativa che non sia solo punitiva, come – ad esempio – proporre una nuova collocazione, nell’ambito di un piano di ristrutturazione del complesso culturale ex carcere, all’interno del giardino, dettando precise linee estetiche, dimensionali e strutturali, con tutte le autorizzazioni del caso. A questo punto si potrebbe salvaguardare il privato investitore, i turisti che amano ammirare il Castello seduti al bar e rendere la piazzetta Ugo Calise e l’adiacente complesso culturale ancora più gradevole e usufruibile. Riferiamo adesso di un altro atto del teatrino ischitano. Giovedì 28 marzo, il TG1 delle 20,30 ha trasmesso un servizio sulle località italiane che, per prime, in ottemperanza alla normativa europea, sono diventate “ plastic free”. Ha citato Rimini, Capri, Pozzuoli e diverse altre località. Ischia niente! Dopo che ben due tipi di ordinanze sono stati assunti dai 6 Comuni dell’isola d’Ischia per salvaguardare l’ambiente marino. Ciò vuol dire che siamo bravi a fare il teatrino a casa nostra, ma del tutto incapaci di far giungere le notizie delle azioni amministrative virtuose all’esterno. Al massimo riusciamo a guadagnarci uno spazio nelle cronache provinciali, senza mai approdare sulla scena del teatro nazionale ed oltre.
Il Sindaco di Rimini, Andrea Grassi, scrive una lettera a Repubblica, che gliela pubblica, in cui si vanta del fatto che la sua città sia la prima località a sferrare la guerra contro la plastica e lo fa in collaborazione con l’Associazione “ Basta plastica in mare” presieduta ( ironia della sorte ) da un mio quasi omonimo, Franco Borgogno. Ma Rimini non si è limitata ad emettere ordinanze, ma ha anche stanziato 200 milioni di euro per eliminare, entro il 2020, tutti gli scarichi nocivi. Non solo teatrino insomma! Riferisco ancora di un altro episodio che riguarda, questa volta, Forio. Perché a Forio si arriva all’ultimo momento per approvare, in un baleno, il Regolamento di attuazione della Legge per la pace fiscale? Perché comprimere il dibattito per la fretta, quando si sapeva con largo anticipo, della scadenza del 31 marzo? Teatrino! Altro episodio di questi giorni è la convocazione del Consiglio comunale di Barano alle ore 8,30 di mattina, giustamente stigmatizzata dal nostro giornale come comportamento irragionevole e scorretto. Non perché, di per sé, le 8,30 sia un orario impossibile, ma implica – per ovvie ragioni – un minimo di coinvolgimento dei consiglieri di maggioranza e, ancor più, di minoranza. I consiglieri hanno un lavoro, una professione, impegni, appuntamenti da incastrare. E poi c’è, all’opposizione, una consigliera regionale. E’ cosa impropria concordare anche con lei data ed ora? Se non altro per un atto di cavalleria e rispetto per una donna che, a livelli amministrativi superiori, si impegna per la collettività locale? Quando elimineremo gli odi, i conflitti di paese, riconducendo i rapporti ad un normale confronto-scontro democratico tra maggioranza ed opposizione? Voglio chiudere questo pezzo sulla contrapposizione teatro ( nel senso lato di cultura, di confronto con gli altri, di civiltà di rapporti) citando alcune nobili parole che il Presidente della Repubblica Mattarella pronunciò nel discorso di Capodanno al Paese : “ Sentirsi < comunità> significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa pensarsi dentro un futuro comune da costruire insieme. Significa responsabilità perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro paese”. Gli “ scherzetti sulle convocazioni comunali, come quello che anche il Comune d’Ischia fece, facendo presentare i consiglieri di maggioranza in prima seduta, a dispetto di una prassi consolidata per la quale ci si presenta alla seduta del giorno dopo, rappresentano una deriva e un vulnus indegni di un paese civile. E’ ora che dal teatrino si passi ad un teatro più serio!