LE OPINIONI

IL COMMENTO Ricostruzione e sviluppo sostenibile

DI GIUSEPPE LUONGO

Con la Rivoluzione Industriale divenne quasi spasmodico l’obiettivo della ricerca del carbone per lo sviluppo dell’industria. Non a caso i paesi maggiormente industrializzati o, meglio, maggiormente impegnati nell’accompagnare all’attività agricola quella industriale nella produzione della ricchezza della Nazione, furono, in successione, il Regno Unito e la Francia, con significativa prevalenza della prima. Per la crescente necessità energetica, si svilupparono indagini sul territorio alla ricerca di indizi sulla presenza del minerale nel sottosuolo. Nascono i Servizi Geologici che indagano a tappeto i territori per individuare le strutture geologiche più promettenti per la ricerca del carbon fossile. Anche l’Italia segue questo percorso dopo l’Unità. Le miniere di carbon fossile più ricche intercettano strati geologici del Periodo Carbonifero di circa 350 milioni di anni fa, quando si sviluppò con grande intensità la vegetazione, sommersa dagli strati più recenti. L’Italia ha una struttura geologica in gran parte più giovane e tali depositisono poco diffusi; si rinvengono prevalentemente in Sardegna. La ricerca di metalli e materiali utili alla ricerca e allo sviluppo industriale viene estesa dai paesi europei all’Africa, all’Asia, al SudAmerica. Già alla metà dell’Ottocento si scopre il petrolio negli USA, anche se affioramenti naturali emergevano in vari luoghi, senza riconoscere il potenziale energetico di questo fluido. Il petrolio sarà nel 20esimo secolo il motore dello sviluppo inarrestabile dell’Occidente. Carbone e Petrolio saranno i principali responsabili dell’inquinamento dell’atmosfera e dell’immissione in essa di quantità notevoli di anidride carbonica, alla quale si attribuisce l’innalzamento della temperatura dell’atmosfera e del conseguente cambiamento climatico. Per evitare il disastro climatico all’energia fossile si sostituisce gradualmente quella rinnovabile. Ecco l’obiettivo politico per lo sviluppo che va sotto la dizione di Transizione Ecologica. Cambia l’approvvigionamento energetico, sebbene il petrolio, i gas e il carbone non siano messi al bando, specie nei paesi in grande sviluppo industriale. In questa transizione, alla quale si accompagnano anche i primi successi dell’Intelligenza Artificiale, registriamo anche una maggiore attenzione agli effetti dei fenomeni naturali intensi che producono non solo lutti e rovine, ma anche disastri economici. La geologia cambia obiettivo o, meglio, aggiunge agli obiettivi del passato con la ricerca degli elementi delle “Terre rare” l’analisi delle risorse ambientali e la difesa dai disastri naturali.

Terremoti, alluvioni, frane, eruzioni sono fenomeni frequenti nel nostro Paese. Abbiamo una vasta esperienza, ma il nostro straordinario patrimonio architettonico e urbanistico è molto fragile a questi eventi e risulta vulnerabile anche ad una sismicità moderata. La distribuzione di questi centri storici dal grande valore storico e culturale lungo l’asse della catena appenninica, struttura altamente sismica, e la loro densità fa sì che ogni evento sismico, anche moderato, produce danni irreparabili a tale patrimonio. A tutto ciò si aggiunge l’incapacità di una ricostruzione rapida per evitare crisi sociali con l’abbandono delle aree terremotate al degrado. Tali tragedie socioeconomiche si registrano anche in territori con comunità con benessere diffuso come Ischia, dove si è registrato uno sviluppo turistico straordinario per la storia dei luoghi, le caratteristiche ambientali e l’organizzazione dell’accoglienza. Si resta di sale per quanto sia confusa l’azione delle autorità competenti alla ricostruzione dopo il sisma del 21 agosto 2017 e la colata di fango del 26 novembre 2022. Si tenta di giustificarsi con la complessità delle condizioni del territorio, dichiarando una complessità assolutamente non straordinaria sia per le dimensioni delle aree investite dagli eventi catastrofici che per il numero di abitanti coinvolti. C’è da temere per il risultato finale di questa ricostruzione che non mostra neanche i segni di un inizio. La ricostruzione non prevede neanche il ripristino delle condizioni ambientali dei decenni passati, mentre le catastrofi dovrebbero essere occasioni di riflessione sul futuro senza il peso di un fardello non sempre utile, come accade con una urbanizzazione confusa, caotica e senza strutture fondamentali per lo sviluppo, come i servizi, la mobilità, l’unità di intenti di un sistema chiuso come un’isola per renderlo aperto. Abbiamo proposto di liberare l’Isola da una prigione culturale per dare spazio ai giovani e aprirsi a nuovi orizzonti; invece, sono soffocati in un modello di sviluppo che non ha futuro. L’Isola non è una miniera da sfruttare per lo sviluppo, sono i cervelli dei giovani che nascono nell’Isola a produrre ricchezza, modificando il modello di sviluppo. Perché ciò possa accadere bisogna costruire le basi per il nuovo modello di sviluppo, che solo in parte sono le risorse fisiche locali. Oggi invocano una legge organica sulle ricostruzioni in discussione presso la Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati, per rendere efficaci i processi di ricostruzione. Ecco come cresce la burocrazia. Sarà il burocrate di turno a gestire la ricostruzione da competente dei regolamenti per gestire ciò che non conosce. Ma alla ricostruzione non si sono succeduti burocrati? Si rendono conto che tra alcuni decenni con le tecniche odierne non saremo capaci di costruire strutture adeguate allo sviluppo? Saranno invitati dall’estero gli ingegneri di nuova formazione, in quanto inesistenti nel nostro Paese per queste scelte del Parlamento, grazie ai burocrati.

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