LE OPINIONI

IL COMMENTO Quel pasticciaccio brutto di Via Morgioni

A Ischia abbiamo un pasticciaccio che riguarda le vicende degli appalti e della costruzione del “ Polifunzionale non funzionale”. L’Amministrazione comunale ha richiesto alla Regione la nomina di una nuova Commissione di collaudo, ma ha superato i 2 anni consentiti per evitare che il collaudo da provvisorio divenga definitivo. Gravi responsabilità.

Nel romanzo di Carlo Emilio Gadda “ Quel pasticciaccio brutto di via Merulana” si parla di un furto di gioielli e di un omicidio, avvenuti in via Merulana a Roma, nel Palazzo degli Ori. Nell’intrigo dell’appalto del Polifunzionale, il furto c’è stato, gli ori ( il danaro) se lo sono presi le ditte CO.MA.PRE e MA.FRA; omicidi – per fortuna – non ne sono avvenuti ma, almeno in senso metaforico , è stato “strozzato” quello che doveva essere un Centro Studi Alberghiero, Centro Congressi e Centro Attività pubbliche e sportive. Proviamo a delineare la storia, a volo d’uccello, di questo maledetto appalto. Chiedendo scusa in anticipo per una sequela di date, delibere e norme che non possiamo fare a meno di elencare, se vogliamo capire tutti i risvolti del pasticciaccio. La vicenda inizia col contratto di appalto n.3889 del 16 febbraio del 1990 con la ditta affidataria CO.MA.PRE. di Verona. L’8 marzo dello stesso anno viene nominata la Commissione di Collaudo Tecnico Amministrativo, costituita dall’ing. Rocco Romano ( Presidente) e dai commissari ing. Michele Califano, ing. Michele Balzamo, ing. Vincenzo Saviano, dal dr. Augusto Polito e dalla d.ssa Carmela Sasso ( dimessasi il 11/05/2010). Il 6/3//1993 CO.MA.PRE diventa COINPRE. Il 24/8/1995 il Comune d’Ischia non riconosce la cessione d’azienda. Il 17 aprile del 2002 il Comune risolve il contratto. Dopo tre anni di scontri, un arbitrato porta allo scioglimento del rapporto contrattuale COINPRE – Comune. Nel febbraio del 2003 viene assegnato un nuovo appalto, col ribasso del 17%, alla ditta MA.FRA Srl di Somma Vesuviana. Il 23/9/2009 diventa Presidente di detta Commissione, l’ing. Michele Califano. Il 17 aprile del 2002, il Comune d’Ischia delibera la risoluzione contrattuale con la ditta CO.MA.PRE per gravi anomalie strutturali e contabili delle opere eseguite e si registra condanna penale per il direttore dei lavori, l’ingegnere capo e l’impresa esecutrice. Nonostante ciò, i lavori vengono liquidati. Il 10 marzo del 2003 si provvedeva, con Atto aggiuntivo, a nuovo contratto di appalto alla ditta MA.FRA Srl. Tale ditta termina i lavori il 12 dicembre del 2007 e consegna lo Stato finale alla Commissione di collaudo il 28/05/2010 ( Ben tre anni dopo!). Il 30 giugno del 2011 la Commissione di collaudo giudica inaccettabili i lavori di entrambe le ditte. Riassumiamo gli importi in ballo per quelli che definiremo impropriamente “ Primo Lotto” CO.MA.PRE, per complessivi 25.660.000 euro e “Secondo Lotto di completamento” MA.FRA per un importo complessivo di 6.062.763 euro. Il 28 luglio dello stesso anno il Comune contesta le conclusioni della Commissione di collaudo. Facciamo un salto fino al 30 aprile del 2018, quando la Commissione di collaudo trasmette i Certificati di collaudo negativi. A questa dichiarazione di “ negatività”, il Comune risponde con delibera del 24 maggio 2018 e 10 agosto del 2018, contestando alla Commissione la violazione degli art. 202-203 e 204 del DPR 554/99. E arriviamo al 24 aprile del 2020, quando la Giunta Comunale, sul filo della scadenza della possibilità di nominare una nuova Commissione – entro 2 anni dalla consegna dei certificati di collaudo – decide, con delibera 24, di richiedere alla Regione la nomina di nuovi commissari. Lo fa, richiamandosi all’art. 199 del DPR 554/99, che prevede tale possibilità fin quando il collaudo, da provvisorio non divenga definitivo ( dopo 2 anni dall’avvenuto deposito di collaudo). In effetti il Comune, a soli 6 giorni dalla scadenza ( 30 aprile) delibera di “ chiedere alla Regione” la nomina. Logica avrebbe voluto che, nei 2 anni, la Commissione sostitutiva si sarebbe dovuta “ insediare” non già “ richiederla”. Ma, approfittando della solita confusione e “ libera interpretazione” di molte leggi italiane, il Comune d’Ischia ha deliberato di chiedere alla Regione la nomina di una nuova Commissione. Con tutto il rispetto per Lello Montuori, Consiglia Baldino e Antonio Bernasconi che, in qualità di Responsabili dei settori di competenza, hanno espresso parere positivo, resto convinto che, trascorsi i 2 anni e non essendo stata nominata e insediata la nuova Commissione, il collaudo effettuato è da intendersi ormai “ definitivo” e dunque non più sanabile. Ma la storia non finisce qui. Perché l’art. 199 prevede che, nell’arco del periodo tra collaudo provvisorio e collaudo definitivo, l’appaltatore è tenuto alla garanzia per le difformità e i vizi dell’opera, indipendentemente dall’intervenuta liquidazione del saldo.

Non è finita qui, perché rimane scolpito come una pietra il riscontro del Presidente della Commissione collaudo uscente, Michele Califano, del 13/6/2018, alla nota del 24 maggio dello stesso anno, dell’arch. Aniello Ascanio del Comune d’Ischia, con la quale si respingevano i Certificati di collaudo. Che cosa contesta, in tale nota, l’ing. Califano? Che non solo, in assenza di collaudo, era stata liquidata l’intera cifra dei lavori, ma anche 148.519 euro in più, per lavori mai eseguiti. Logico che, intascato il “ dovuto” e il “ non dovuto”, si sia verificata successivamente l’irreperibilità dell’impresa. Adesso cosa si spera, che una “ Commissione indulgente”, amica, tollerante, sani ciò che non si può sanare? Se questo è l’epilogo della cosiddetta “ Politica delle grandi opere” sarebbe stato meglio concentrarsi sulle piccole opere, sull’ordinaria manutenzione e su progetti ed esecuzioni oneste e trasparenti. E’ vero che gli amministratori del “ dopo” non sono chiamati a rispondere degli atti degli amministratori del “ prima” ma è vero anche che non ci si può trincerare dietro “ non rispondo di quanto avvenuto prima di me”. Ogni amministratore dovrebbe sentire il dovere della “ continuità” amministrativa dell’Ente che amministra e, quando rileva cattivi comportamenti precedenti, ha davanti a sé due scelte: o tentare di porre seri correttivi o, nell’impossibilità, denunciare truffe e complicità precedenti. Senza trascurare la circostanza alcuni degli amministratori di oggi non erano precedentemente all’opposizione ma facevano parte della maggioranza già da alcuni anni. Quel che l’amministrazione in carica non deve assolutamente fare ( e che invece ha fatto) è: nascondere la testa sotto la sabbia e tentare di ottenere commissioni docili, e in ritardo per giunta! E non doveva ( ma lo ha fatto) dare l’impressione di andare a caccia di vendette contro i membri della Commissione collaudo, come appare smaccatamente la decisione di dare mandato al responsabile del Servizio 6 LLPP di ridurre gli importi richiesti dalla Commissione Collaudo per i servizi resi. E perché mai, per aver infine rilasciato un parere negativo? Attenzione, signori amministratori, questo può essere un reato.

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