LE OPINIONI

IL COMMENTO Quando l’ambientalismo diventa una farsa

DI LUIGI DELLA MONICA

Ho voluto ironizzare sul nome dell’oasi naturalistica davanti la città di Palermo, che è stata protagonista di un fatto di analisi molto complessa. Mi spiego meglio. Il giudizio è stato repentinamente preconfezionato dalla indignazione generale e lo sdegno, per aver deturpato un sito naturalistico con rifiuti vari e mozziconi di sigarette, ma le diverse visuali interpretative dell’evento sono ben più profonde ed amaramente crudeli. Io ritengo, con l’umiltà che deve ispirare l’opinionista, che non ha il dono della infallibilità di giudizio, che tale episodio comprovi il decadimento irreversibile, il marciume della nostra società. Diamo uno sguardo alla storia romana. Catone il Censore, al suo tempo, erauomo dalla morale rigida e irreprensibile. Lo scrittore greco Plutarco gli dedicò una biografia nelle sue Vite Parallele, secondo quanto affermato dallo stesso Catone, «persone dalla vita dissoluta, se erano da lui redarguite, rispondevano che non era giusto rimproverarli: loro non erano dei Catoni», ossia non erano perfetti. Dopo aver acquistato prestigio come avvocato nel foro, tanto che molti lo chiamavano “il Demostene dei romani”, a trent’anni fu eletto questore. Nell’esercizio di questo incarico partecipò alla Seconda guerra punica, al seguito del console Publio Cornelio Scipione (Scipione l’Africano). L’interesse di Catone per la carica di censore si spiega con il suo fermo proposito di ristabilire nella capitale quella che egli considerava l’autentica morale romana: egli era indignato per l’influenza sulla contemporanea società di Roma della cultura e dei costumi greci, che considerava depravati e nocivi, finché nel 184 a.C. riuscì a essere nominato censore.

Durante l’esercizio del suo incarico, Catone controllò le liste dei senatori e dei cavalieri, approvò misure contro i pubblicani (gli esattori delle tasse, detestati dal popolo per la loro avidità) e decretò pesanti imposte su articoli che considerava di lusso, come vestiti, carri e gioielli. Per anni lo si vide andare e venire dal foro, difendere cause, appoggiare riforme. Le sue frasi argute divennero celebri e sotto il suo nome circolò per secoli una ricca raccolta di sentenze. Catone nutrì sempre una profonda diffidenza nei confronti di ogni possibile contatto della società romana con la cultura e gli usi dei Paesi stranieri e fece di tutto per preservare la tradizione degli antichi. A questo scopo, nel 155 a.C., per esempio, fece in modo che fossero cacciati da Roma i tre filosofi greci che erano giunti da Atene in qualità di ambasciatori: temeva infatti che essi diffondessero tra i giovani idee sovversive. Inoltre, dopo aver riscontrato la ricchezza di Cartagine nel corso di una missione diplomatica, mise costantemente in guardia i suoi compatrioti contro la minaccia che la città continuava a costituire per Roma. Egli era convinto che fosse assolutamente necessario che Cartagine venisse annientata. “Cartago delenda est”: Catone, però, non riuscì a vedere realizzato il suo desiderio, ma la città fu rasa al suolo tre anni dopo la sua morte, nel 146 a.C. Poche delle misure appoggiate da Catone per imporre la disciplina ai romani sopravvissero a lungo. Un secolo dopo, in piena crisi della repubblica, la sua figura di patriota inflessibile veniva ricordata solo con nostalgia, come quella di un uomo appartenente a un passato ormai irrecuperabile.

Per giudicare l’accaduto ad isola delle Femmine dobbiamo risvegliare questo illustre “Pater” romano, oppure dobbiamo concludere che ormai siamo marci ed irrecuperabili?

Un disk jockey famoso che era un ex dipendente della Guardia Costiera, che si purifica la coscienza ai media, dicendo che aveva visto “uno scritto di autorizzazione della proprietà”; una titolare di un’oasi protetta che non si cura del destino del suo bene, voltandosi dall’altra parte in cambio di vil denaro, perché in fin dei conti anche si è “nobili”, un po’ di reddito parassitario non si disprezza; due giovani medici della Palermo bene, due dandy, invitano un gruppo di “super vip” per godere di questo privilegio, alla faccia dei poveri lavoratori che non faranno nemmeno una vacanza, che combattono con mutui e bollette a fine mese, che non possono permettersi nemmeno 3 giorni di vacanza al mare; le associazioni naturalistiche levano gli scudi e starnazzano come le oche del Campidoglio blaterando ed invocando lo scandalo.

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La cosa più grave che però mi ha letteralmente fatto infuriare è il disprezzo ostentato per l’ambientalismo con il gesto di brandire quel cartello improvvisato con la scritta “salva il pianeta”. Già immagino i politacaly correct o scorrect: cosa volevi aspettarti in un Paese dove vi è una recrudescenza di destra? Ma veramente credete ancora alla favola dei sinistroidi buoni e dei destroidi cattivi? Ancora si pensa che il male sociale assoluto sia estirpare un’ideologia, piuttosto che un’altra? L’emblema è il duello Trump-Biden: il presunto male contro il presunto bene, diviso in mezzo a chi implora il democratico buono ed illuminato di abbandonare per motivi di età, dove la cittadinanza disorientata si abbandona a dei veri e propri tifi da stadio per gli elefanti, o per gli asini (repubblicani e democratici). Chi avvantaggia questo conflitto, secondo voi? Una ristretta cerchia di burocrati, un gabinetto ombra che noi non conosciamo che di fatto condiziona la nostra vita.

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In nome di quel becero ipocrita ambientalismo simboleggiato nei fatti di Isola delle Femmine, noi viviamo ancora senza riconversione green consentita dai pannelli solari, dalla geotermia e dal talassico, perché una ristretta lobby a noi sconosciuta ha deciso di mantenere la dipendenza dai combustibili fossili. Lo stesso ambientalismo da quattro soldi che ha impedito la nascita del nucleare pulito e tecnologicamente avanzato della Francia, della Slovenia e della Svizzera, che si avvalgono di esperti formati in Italia da ENEL. Ebbene quella stessa lobby, occulta ed imperscrutabile, era presente a quella festa. Giovani, uomini e donne, maturi e diversamente anziani, che tutti riuniti gridavano ai lavoratori, unici meritevoli su tutti gli altri, ai sensi dell’art.1 Cost. Repubblica Italiana: “Noi ce ne freghiamo delle regole ed anzi le brandiamo a nostro piacimento per ingannare gli altri”. Noi che ne fottiamo di Falcone e Borsellino, che sono stati i Catoni censori, che, su un’isola altrettanto oasi naturalistica come l’Asinara, ci scrissero il maxi processo contro la Mafia.

Qui mi sovviene il riferimento fatto dalla nonna del ragazzo sedicenne di Pescara barbaramente massacrato da due coetanei, appartenenti alla parte ipocrita e sedicente buona della comunità, che implorava al funerale del nipote i ragazzi di cambiare questo mondo marcio! Siamo pronti a diventare antisemiti perché Gaza è uno scandalo, ma improvvisamente questo antisemitismo scompare pur di trovare un pretesto per demolire la figura del nostro Premier, che ha il merito, a mio sommesso avviso, di sbattere le verità in faccia agli ipocriti.

Non intendo essere equivocato come l’apologista di turno del Governo in carica, ma sono profondamente preoccupato per la gravità del messaggio mediatico proveniente da Isola delle Femmine alla Sicilia che combatte le mafie, all’Italia ed all’Europa intera che cerca di propagandare al Mondo, ai giovani in particolare, che dal rispetto dell’ambiente passa ogni basilare rispetto per l’uomo e le diversità culturali, sociali ed ideologiche. La mafia attecchisce e si annida dove si calpestano le regole. Quel meccanismo distorto all’Isola delle Femmine, quel burnout fra società alto borghese e ambientalismo di facciata è suscettibile di pervertire le menti e fornire la sponda contestatrice ai nemici dei movimenti ambientalisti autentici e positivi. Qui mi riallaccio al nesso con l’isola di Ischia, con le battaglie di “Co.Ri.Verde”, il quale sta combattendo questa lotta forsennata di innovazione contro il nucleo del male delle fazioni, delle lobbies nascoste che si oppongono strenuamente a questo meraviglioso salto di qualità per Ischia, che nel contempo si annichilisce nella disperazione di non sapere la propria sorte del dopo “Bolekestain” per le concessioni balneari, ma non intende progettare un incremento dei trasporti marittimi, la ecosostenibilità del diporto nautico, un piano per infiggere bandiere blu su tutti i lidi isolani, un ritorno alle conifere di Anton Dhorn, una trasformazione delle pendici delle colline isolane in sentieristica sul modello della costiera amalfitana, che ospita sicuramente la mulattiera degli dei, ma tutti hanno sempre saputo che l’Olimpo ha avuto sede sull’Epomeo!

* AVVOCATO

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