IL COMMENTO Porta di Massa e Pozzuoli come checkpoint Charlie a Berlino
Una settimana fa, i Sindaci isolani (di Ischia e Procida) hanno ringraziato De Luca per aver ritirato, con 9 giorni di anticipo, le restrizioni e i controlli ai porti d’imbarco di Napoli e Pozzuoli per le isole. Qualcuno ha ritenuto un po’ schizofrenico il comportamento del governatore che, dopo due giorni, con l’ordinanza n.55 sconfessava quanto stabilito con la n.54. Ma per quanto De Luca sia personaggio coriaceo ed impositivo, andrebbe riconosciuto che queste repentine variazioni di disposizioni, corrispondono esattamente all’incertezza dei Sindaci isolani. Possiamo mai negare che sono stati gli amministratori locali a chiedere la massima prudenza e i controlli agli imbarchi? No! Quando è pervenuto, da parte dei Comuni isolani, una richiesta collegiale di “aprire”, il Governatore ha aperto, senza ulteriori indugi. Però, come ha acutamente osservato il prof. Francesco Rispoli, in un’intervista a Il Golfo, questi Sindaci si limitano a “ringraziare”. Condivido e lo dico col rispetto dovuto alle istituzioni ma con la determinazione richiesta dalla serietà della situazione. Era logico “ aprire” i porti e togliere ogni discriminazione d’imbarco tra traghetti ed aliscafi, per i turisti provenienti da fuori Regione. Ma siamo al minimo sindacale. Manca tuttora la visione complessiva di quanto importanti siano i trasporti marittimi nella nostra economia turistica. Non è pensabile che, col solo allentamento dei controlli sanitari ante-imbarco siano stati risolti i problemi di collegamento marittimo per i turisti e di “tenuta gestionale-economica” delle società di navigazione. Come fa un traghetto a sostenere i costi di personale,carburanti, di sanificazione, se gli vengono ridotto i posti, limitandone l’occupabilità al 50%? E come fanno gli aliscafi con una occupabilità molto al di sotto del 50% e senza possibilità di spazi esterni?. Come potremo pretendere che non venga ridotto, di conseguenza, il personale di equipaggio? Le Compagnie hanno attualmente il personale in cassa integrazione e non sappiamo fin quando sarà possibile. E poi? Siamo sicuri che cesseranno le misure di sicurezza, le distanze, i protocolli?
Ho letto le dichiarazioni di Salvi Monti per la Medmar, da cui traspariva la volontà di riprendere con fiducia il cammino. Ma credo che la realtà dei fatti stia molto peggio di quanto traspaia all’esterno. Invito a riflettere: gli stabilimenti balneari, nell’impossibilità di piazzare lo stesso numero di ombrelloni, hanno più che raddoppiato le tariffe, ma loro hanno già un’esauriente domanda da parte degli isolani, per cui difficilmente avranno gravi ripercussioni . I commercianti del settore alimentare hanno aumentato i prezzi e,anche qui, il consumo è alquanto incomprimibile. Ma se non vengono presto sciolti lacci e lacciuoli ai trasporti marittimi, non solo rendiamo la vita difficile agli armatori che non possono alzare le tariffe che, per vari motivi,risultano anelastiche. Ma creiamo anche un deterrente micidiale per l’afflusso turistico in una fase già molto complicata. In tutto questo, l’impressione è che i Sindaci, molto più che la Regione e il Governo, in realtà non se la sentano di governare il turismo in questa difficile stagione 2020. Ecco allora che oscillano tra freno ed acceleratore, tra aperture e chiusure. Attenzione, che altre località turistiche italiane ( per esempio l’isola d’Elba) sono molto più elastiche, più aperte ed accoglienti e non è detto affatto che i turisti che perdiamo quest’anno, abbiano poi voglia di ritornarci in futuro. L’isola d’Elba, che ha ripreso vigorosamente il dibattito intorno al tema del Comune Unico e della semplificazione amministrativa, mostra più coesione di Ischia. Nell’attesa di risolvere il problema dell’unificazione amministrativa, a dicembre 2019 (quindi antecedentemente al Covid) ha istituito l’OTD (Osservatorio Turistico di Destinazione dell’isola d’Elba) che, oltre ai Comuni, vede impegnati rappresentanti delle categorie economiche, dei sindacati, di Associazioni culturali. Tra le decisioni assunte, in aprile, dall’OTD, c’è anche l’istituzione di un Tavolo permanente, per tutto l’anno 2020, per meglio affrontare, tutti insieme, le problematiche post-pandemia. C’è insomma una parvenza di coordinamento e di efficienza decisionale, in previsione di una più efficace unità amministrativa. A Ischia avremmo già il Distretto Turistico, che viene però sistematicamente ignorato e la titubanza anche di un solo Sindaco, paralizza tutti gli altri. Se i Sindaci avessero il coraggio che gli amministratori locali devono avere, se avessero in mente un quadro programmatico, si porrebbero il problema di come sostenere i collegamenti marittimi dei turisti. Hai voglia De Luca di dire: “Devono essere ripristinate tutte le corse dei trasporti a terra e via mare!” E come si fa, se vengono ridotti ad un terzo i posti disponibili nei trasporti veloci? Lo so che è impopolare far presente le difficoltà attuali degli armatori. Lo so che i pendolari ischitani, gli studenti, gli stessi turisti, hanno molti motivi di lamentela per come hanno funzionato fin qui i trasporti marittimi. Ma questo non toglie che adesso la situazione sia diventata ingestibile e rischiamo di complicare ulteriormente una stagione già ridotta ai minimi termini. E non è affatto detto che gli armatori, fin qui collaborativi e speranzosi in un intervento della Regione, non si vedano costretti ad una serrata!
Chiedo: sarebbe davvero scandaloso rivendicare, tra mille rivendicazioni di ristoro ( non sempre giustificate) un intervento dello Stato e della Regione per sostenere il livello di trasporto e il livello occupazionale nel settore marittimo per il 2020? Sarebbe davvero scandaloso rivendicare, per le isole, l’essenzialità di un trasporto marittimo per la ripresa turistica? O la pensiamo come il prof. Angelo Panebianco che, dalle colonne del Corriere della Sera, scongiura dalla mattina alla sera ogni intervento pubblico nel libero mercato? Abbiamo tutti condiviso la precauzione sanitaria, i rigidi protocolli, le necessarie e momentanee privazioni della libertà individuale, in nome del superiore diritto alla salute. Abbiamo tutti pianto per le migliaia di vittime e ci siamo tutti commossi per la strage di anziani. Ma abbiamo adesso il dovere di convivere con questo terribile virus. Che sia vero quello che affermano alcuni scienziati, in dissonanza con l’Istituto Superiore di Sanità e cioè che il virus si è depotenziato e , se tornerà, lo farà in forme più lievi o che sia invece vera la tesi dell’OMS, secondo cui nulla è mutato e il pericolo resta tale e quale, è inevitabile che non possiamo più stare a guardare e attendere tempi migliori. Dal punto di vista economico, tempo non ce n’è più. Si riuniscano i Sindaci, esaminino la situazione dei trasporti marittimi, ne parlino con gli armatori, con i rappresentanti sindacali dei lavoratori del settore, affrontino l’argomento anche nell’ambito dell’Ancim, dopodiché formulino con urgenza delle proposte da presentare a Regione e Governo. E se decidessero di darsi un coordinamento come l’OTD dell’isola d’Elba, non farebbero male. In mancanza di tutto ciò, hai voglia di organizzare un servizio ottimale nei negozi, nei bar, nei ristoranti, sulle spiagge e negli alberghi, tutto ciò sarà vano se non toglieremo il tappo alla bottiglia del trasporto via mare. Come dice lo slogan, ossessivo, che ci siamo sentiti ripetere in questi mesi? Lavatevi spesso le mani! Ebbene lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo.
I Sindaci sono stati fin troppo zelanti nel lavarsi le mani su questioni spinose e, per di più impopolari, come il trasporto marittimo. Sì, hanno perorato,con successo, la fine anticipata dei posti di blocco, che ho definito “ i checkpoint Charlie portuali” ( dal 1961 al 1989, durante la Guerra Fredda, Checkpoint Charlie fu il principale passaggio tra le due Berlino, per alleati e diplomatici, situato all’angolo tra Frierichstrasse e Zimmerstrasse. ) Oggi è solo un’attrazione turistica, alquanto squallida e sfruttata. Speriamo che, cessata la funzione di filtro, i porti di Napoli e Pozzuoli siano all’altezza di accogliere al meglio turisti nazionali ed internazionali e che non si riducano a fenomeni da foto-ricordo come lo è l’ex corridoio tra Berlino est e Berlino ovest. C’è molto ancora da fare per mettere in sicurezza ( economica, oltre che sanitaria) il nostro trasporto marittimo. E, si badi bene, questa volta non si tratta di essere pro o contro il gruppo Lauro o il gruppo D’Abundo o la società privata che gestisce la Caremar. Chiunque altro dovesse proporsi come alternativa, si troverebbe di fronte alle stesse ( insormontabili?) difficoltà.