IL COMMENTO Pensieri e riflessioni su possibili soppressioni
DI LUIGI DELLA MONICA
La comunità isolana cambi dal suo interno. Assistere alla cerimonia del passaggio di consegne fra i Comandanti del Circomare lo scorso 1 settembre ha dato modo di focalizzare alla mia attenzione due passaggi importanti nelle parole dei protagonisti. Il primo è stato citare gli oltre 350mila accosti all’anno lungo il periplo insulare ed il secondo rammentare l’anno di fondazione dell’Ufficio Circondariale Marittimo, il 1877. Alla luce di queste notizie, mi è venuta in mente quella che noi giuristi chiamiamo “fictio iuris” di teorizzare la soppressione del Circomare Ischia, determinandone la incorporazione nella Direzione Marittima di Napoli: credo che la follia sia palese, ma vogliano i lettori concedermi un attimo di riflessione. Ora, se ci fermiamo a pensare ai declamati accosti e che la tassa di soggiorno si aggira intorno ai 2 euro, dividendo, ad esempio per la sola Ischia,uno dei sei comuni isolani,il risultato darebbe un numero ipotetico di ormeggi di circa 58.333,00, moltiplicato per €2.00 e riferito alla sola persona del diportista conducente a titolo di tassa di soggiorno si avrebbe un mancato introito per le casse di ciascun Ente Locale Territoriale di €116.666,00; valutate che in ciascuna barca circolano in mare almeno due persone. Certamente da questo numero si dovrebbero sottrarre le persone che effettivamente hanno richiesto un alloggio per la notte sull’isola, innalzandosi la quota a 4 euro per gli alberghi (2 euro b&b).
Eppure registriamouna carenza finanziaria di risorse pubbliche, per conseguire le bandiere blu, le quali costituirebbero di per se stesse un infallibile attrattore di prenotazioni turistiche anche al buio, indipendentemente dalla nomea di Ischia, isola più bella del Mondo, d’altro canto, scarseggiano sempre fondi per il potenziamento delle condutture fognarie, per la razionalizzazione ed efficientamento della raccolta porta a porta dei rifiuti solidi urbani, per il ripascimento degli arenili, la bonifica delle spiagge, l’armamento delle unità navali spazzamare. Al momento in cui scrivo, ho visto nel porto d’Ischia una barca a vela con targa salernitana che effettuava una maldestra manovra di ormeggio: sin qui nulla di strano, se non fosse che attaccato alla ancora a prua ci stava un corposo cespuglio di posidonia, divelto in conseguenza dello scarroccio della imbarcazione sospinta dal vento sostenuto di grecale, che a sua volta è la conseguenza di una vera e propria aratura dell’ancora sul piano del fondale, dove evidentemente era in precedenza stazionata l’imbarcazione. Immaginate quanti danni ha fatto questo stupido skipper forestiero, che, fingendo di non sapere ove fosse la prateria di posidonia, ha tentato di sostare la barca dovendo poi cedere alla furia di Eolo che lo ha condotto inevitabilmente a cercare il ricovero in porto.
Nessuno oserebbe pensare di cancellare l’Ufficio oggi diretto dal comandante Magi che notoriamente si occupa di perseguire proprio queste fattispecie contrarie al Codice della Navigazione. Al contrario, da oltre 10 anni esistono menti “eccelse” al Ministero di Giustizia, prova ne è stato l’articolo già commentato del 19 agosto del Prof. Cassese, che tentano di soffocarei diritti dei cittadini dell’intera isola d’Ischia e degli altri cinque Comuni nell’aggravare ed appesantire la dipendenza territoriale da e per Napoli, nel comparto giudiziario. Se è vero che il Comune Unico non decolla per espressa volontà degli isolani, già manifestatasi nel 2011 con il fallito referendum, le sei Amministrazioni resistono per migliorare le specificità locali con professionalità vicine alle esigenze delle diverse morfologie e culture di un’isola composta da 65mila abitanti, ciò inspiegabilmente non vale per il Presidio di Legalità che dirige, sovrasta e coordina tutte le Forze di Polizia Giudiziaria, il Tribunale di Ischia che deve cedere il passo alla terraferma. Mi verrebbe da suggerire ai Signori di Roma del Ministero o di Napoli che auspicano questa soppressione, di eliminare l’Ufficio di Capitaneria di Porto sull’isola e via, via Compagnie Carabinieri e Guardia di Finanza e Commissariati: tanto si può gestire tutto da Napoli. Sto affermando bestialità, ma il mio scopo è sollecitare emotivamente ed intellettualmente gli isolani a dire basta alla indifferenza alle scelte della politica nazionale e\o locale.
Se un progetto elettorale non viene portato a compimento e gli effetti si vedono con gli occhi, non bisogna pensare che i problemi ce li risolvano gli altri o che si autorisolvano, tantomeno pretendere che lo faccia il potere della terraferma.
Quest’ultimo aspetta famelico ed ansa di conquistare tutto il territorio isolano, approfittandone dell’indebolimento delle strutture dei servizi essenziali. Se la qualità del mare non è eccellente agli occhi del bagnante devono partire 10, 100 telefonate alla Capitaneria di Porto, che vedrete piomberà in un baleno sui luoghi per capire la situazione.
Molti cittadini mi confessano che non leggono i giornali, perché non hanno tempo, oppure si annoiano poiché alla fine non cambia nulla e non hanno fiducia nelle Istituzioni. Beata quella società che è così libera, che non riesce a trovare il tempo per informarsi ed autodeterminarsi una coscienza sociale, perché significa che è opulenta, serena, narcotizzata dal benessere. Mi viene da pensare agli ucraini che soltanto qualche giorno fa si sono riappropriati di alcune spiagge in aree bonificate dalle mine, alla giornalista russa che è stata brutalizzata dalla vernice urticante ed ustionante di colore verde. A tal uopo, seguendo lo stesso discorso della scuola di pensiero di Cassese, che tace di fronte al disastro finanziario ed inflattivo del superbonus 110 dei Governi pentastellati, senza contare il reddito di “parassitanza”, si dovranno abolire gli Uffici Circondariali Marittimi sulle piccole isole italiane, gli ospedali ed i Tribunali, naturalmente. A fronte di ciò, stiano tranquilli gli isolani, perché lo Stato costiero con il notevole risparmio di risorse economiche impianterà sei eliporti nei Comuni isolani, acquisterà unità navali in supporto degli armatori privati per consentire un collegamento ogni 15 minuti da Pozzuoli e da Napoli, rafforzerà servizi automobilistici e\o ferroviari in maniera capillare, per consentire dopo lo sbarco dei passeggeri isolani di raggiungere in meno di 30 minuti l’Ufficio centralizzato di riferimento.
Cari lettori, lo scenario è questo. Nessuno protesta se dimenticando il documento a casa per un accidente della memoria il bigliettaio di turno, spesso al Beverello devo dire, ti nega la tariffa di trasporto marittimo residente; se si paga la tariffa per così dire del ritardatario, mentre nella città metropolitana per 24 ore si paga il medesimo corrispettivo di trasporto pubblico, sul mare da e per Ischia, se non si rispetta l’orario della tratta regionale, si paga, pur se legalmente, una cifra diversa e maggiore. Il silenzio, accompagnato dalla presunzione di pensare che basti apparecchiare una tavola o preparare un letto per fare accoglienza turistica, tanto luglio e agosto vengono tutti gli anni con gli annessi guadagni per stare bene gli altri 10 mesi, nel 2023 ha cagionato danni incalcolabili. Questo atteggiamento prono al fatalismo, via via ci strappa a poco a poco pezzi, fette, sezioni di bellezza dell’isola e la distrugge e devasta, lasciandola potenzialmente brutta ed inospitale al futuro dei nostri figli. Un’isola senza Capitaneria di Porto, senza Tribunale, senza ospedale, senza posidonia, senza pescato locale, senza limpidezza delle acque, senza tartarughe marine, senza disciplina preventiva della circolazione stradale che produce incidenti mortali, senza reddito turistico, senza media locali, senza gioia di vivere la cultura del turismo: ciò potrebbe accadere.
Auspico un cambiamento epocale, insieme agli altri miei colleghi editorialisti (Borgogna, Mirelli e Petrucci) atteso che siamo speranzosi per un buon settembre, ma il 2023 dovrà essere la stagione del punto zero della rivisitazione dei vecchi schemi di pensare il turismo e della indignazione sociale e collettiva per la soppressione dei servizi che rendono paritaria la vivibilità dell’isola a quella della terraferma.