IL COMMENTO Patrimonio culturale, bussiamo alle nostre coscienze
Di quanti luoghi comuni, frasi di circostanza abusa la politica, e non solo, per non dire niente e così nascondere le proprie evidenti responsabilità in materia di interventi tesi a salvaguardare la nostra grande bellezza, ma anche e soprattutto la qualità e la sicurezza della vita della nostra gente. Piano strategico, progettualità, costruzione della rete, destagionalizzazione dei flussi turistici e tanto altro ancora, cioè… il nulla. Un territorio che crolla, falcidiato dall’incuria e dall’abbandono. Incendi e crolli per un dissesto idrogeologico senza freno. E così il nostro litorale costiero. Quante occasioni perse. E la storia è anche peggiore per i nostri giacimenti culturali. Anche qui potremmo abusare di termini o frasi quali mancanza di strategia, di una progettualità, della incapacità di fare rete, ecc. Ma ritengo, purtroppo, che il problema sia altro.
Lo stato in cui è ridotta la Colombaia, le erbacce che coprono il sito di Punta Chiarito, non sono altro che lo specchio delle nostre sporche coscienze. Lo stato di quei siti è il report fisionomico del nostro tessuto socio politico e direi anche economico ed imprenditoriale. In fondo è un problema di cultura, di sensibilità che abbiamo perso ed è per questo che nessuno, o in pochi, si indignano. Ecco quello che manca, il costruttivo sentimento dell’indignazione dei cittadini ed ancora peggio la opportunità di provare il salutare senso della vergogna da parte di chi si è reso responsabile di veri e propri delitti contro il patrimonio, al pari di chi imbratta i monumenti. In questi giorni il nostro patrimonio culturale è di nuovo all’attenzione dei media, ma solo perchè abbiamo perso l’ennesima occasione. 200 milioni di euro, 38 progetti e tra questi nessuno riferibile alla nostra Isola. Si, è vero, sono evidenti le responsabilità delle amministrazioni locali, incapaci di partecipare ai vari bandi, di essere attrattivi di attenzione e finanziamenti, che proprio per i beni culturali, sono moltissimi. Ma bisogna sdoganare il nostro patrimonio oltre le piccole beghe di paese, alimentate da uomini piccoli che magari pensano così di svalutare un patrimonio per svenderlo a qualche amico, lasciando passare la vergognosa lettura che poi in effetti il privato è più bravo.
E così sono gli stessi cittadini che legittimano la circostanza che il bene di tutti, le occasioni che dovrebbe offrire il nostro patrimonio in termini di reddito, occupazionali e di bellezza finiscono per diventare l’affare per pochi, il loro affare, magari da condividere con i soliti che arrivano da fuori solo per appropriarsi della nostra bellezza e trasformarla nella loro di occasione. La nostra grande bellezza è patrimonio del Paese, è patrimonio del Mondo ed è per questo che rivendichiamo le necessarie attenzioni da parte dello Stato che non può e non deve limitarsi ad esercitare, e neanche con puntualità, la sterile pratica di apposizione dei vincoli non redendoli funzionali ad obiettivi minimi di valorizzazione e di fruibilità. L’appello alla scuola, al mondo della formazione e dell’associazionismo, da loro può e deve partire un’opera di sensibilizzazione che non può prescindere dalla conoscenza che dobbiamo favorire attraverso una puntuale attività di studio di ogni singolo angolo di bellezza della nostra terra. Le nostre bellezze devono essere trasmesse ed affidate alle future generazioni nel massimo del loro splendore. Siamo chiamati a passargli un testimone ripulito dal fango di tanta, troppa indifferenza ed incuria. Saranno loro i migliori custodi di un patrimonio che è di tutti.