LE OPINIONI

IL COMMENTO Passeggiata San Pietro sì o no, in assenza di visione globale

Passeggiata sì, passeggiata no. Collegare o no la riva destra del porto con la spiaggia di S.Pietro? E se sì, come? Prima di esprimere una mia opinione in merito, sento il bisogno di riassumere le attuali posizioni in campo. Massimo Venia, Luca Spignese, Gennaro Savio, Pan Assoverdi, Fronte Unito degli ambientalisti, PMLI, sono quelli che si sono espressi contro l’ipotesi di stradina di collegamento pedonale che, dalla riva destra si estende fino alla spiaggia di S. Pietro, passando per una scogliera in costruzione e la spiaggetta libera sottostante l’Acquario Dohrn. Con una differenza: Spignese è aperto all’ipotesi della passeggiata (e lo era anche quand’era assessore) ma preferirebbe una soluzione che passi per l’interno della proprietà Di Meglio e non sui nuovi scogli, mentre gli altri oppositori sembrano ideologicamente contrari alla passeggiata in quanto tale. Massimo Venia ha anche voluto che si predisponesse l’accesso agli atti, per una valutazione più approfondita del progetto. Al contrario, Adriano Esposito, vecchio saggio e testimone storico di tutto quello che si muove nell’area portuale (e non solo) è decisamente convinto che sia essenziale superare l’interruzione brusca di chi, passeggiando sulla riva destra, si spinge fino al ristorante Clipper ed è poi costretto a tornare indietro, con vivo disappunto. Adriano ricorda anche come al posto del Clipper, che occupò tutta la terrazza finale che affaccia nell’avamporto, c’era una volta (anni 60) una fabbrica di ghiaccio, (il cui spazio antistante era completamente libero al godimento pubblico) che fu rilevata da mio padre Antonio e gestita da mio zio Quinto Ceresa, detto < il maresciallo>. Tempi di pioneri, non di speculatori! Il gruppo di cittadini sorto intorno alla chat “ Quelli della spiaggia di S.Pietro” hanno preso le distanze da Massimo Venia e Luca Spignese. E poi c’è l’azione di protesta di singoli cittadini, meno pubblicamente esposti, magari ritenuti “deviati” (prendo in prestito una felice espressione di Rosanna Magno) che, in solitario, denunciano gravi responsabilità nelle vicende del Porto.

Parlo, ad esempio, di un personaggio “ scomodo” (per gli amministratori ma anche per il mondo della comunicazione locale); parlo di Michele Di Scala, personaggio ritenuto controverso ma un “genialoide” dell’ingegneria. Ischia non ama i “deviati”, i “fuori sistema”, li considera schegge impazzite. Ebbene, la scheggia impazzita Michele Di Scala sostiene (e lo sosteneva anche Roberto Ielasi, deviato per eccellenza) che la scogliera creata nell’avamporto contribuisca ad aumentare il moto ondoso, rendendo difficile l’ingresso nel Porto ai grandi traghetti, costretti ad aumentare la velocità per centrare la canaletta d’accesso. Per non parlare dell’occlusione della bocca vecchia, che impedisce l’esondazione e rende difficile la vita alla nautica da diporto. Alla fine, Di Scala ha deciso di scrivere una nota al Sindaco d’Ischia e alla responsabile comunale del settore Demanio, Paola Mazzella, per denunciare queste disfunzioni e suggerire anche il ripristino del flusso di acqua termale che proveniva dal primo terrazzamento sottostante Villa Dohrn e dall’ex Hotel S.Pietro, per far affiorare, nella spiaggetta in questione, sorgenti di acqua calda come a Sorgeto e Cartaromana. Queste sono le posizioni in campo e, naturalmente, sui social si è scatenata una divisione tra chi è favorevole e chi contrario al progetto della passeggiata.

La mia opinione è: il Comune d’Ischia manca di un lungomare, paradossale per un Comune isolano. Lo sottolineava con forza l’architetto Sandro Petti che ne disegnava un’ipotesi. Nel volume “Ischia com’era, com’è, come potrebbe essere” Sandro Petti scriveva: “Il lungomare, opportunamente rivisitato, diverrebbe la vita di queste stradine (Buonocore, De Rivaz) nonché l’alternativa al Corso, come terza strada principale della zona Porto…Tornando sul lungomare c’è da dire che i restanti vicoli (compreso via Enea) sono quasi letteralmente chiusi all’accesso al mare da una confusione di baracche di vario genere: bar, ristoranti, cabine ecc. Credo che il 99% degli ischitani non sia mai passato in questo autentico dedalo; oggi, infatti, il percorso è solo sul bagnasciuga, facendo la gimkana tra sdraio, lettini e bagnanti”. L’architetto Silvano Arcamone, anni fa (quanto è corta la memoria degli ischitani!) presentò pubblicamente un progetto di nuovo sky line del waterfront dal Porto a Ponte. Quindi il lungomare è da fare, ovviamente pedonale, ovviamente quanto meno impattante è possibile. Ma il tutto va inquadrato in un progetto complessivo di rivisitazione dell’area dal Porto fino al Ponte. Perché fermarsi a S. Pietro? Non è forse vero che ci sono inopportune interruzioni nel tratto S. Pietro – Hotel Nuovo Lido e lungomare Cristoforo Colombo? E dunque si progetti un camminamento retrostante tutti gli stabilimenti balneari del lungo tratto. E lo si può fare adesso che le concessioni balneari vanno in gara. E, in occasione delle gare, si faccia pulizia degli scempi fino ad oggi consentiti, razziando gli scogli, gli arenili e trasformando i beni pubblici (vedi area Pagoda) in sfruttamento privato e abusivo.

Al Comune d’Ischia chiediamo di agire con maggiore trasparenza (preventiva, non con comunicazioni e spiegazioni a posteriori) e chiediamo coraggio quando si tratta di scegliere tra bene comune e bene privato. E in questa opera di partecipazione democratica non consideri solo alcuni cittadini (quelli più comodi, più accomodanti e “politically correct”) ma anche quelli scomodi, quelli deviati, ma con idee e competenza in testa.

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