LE OPINIONI

IL COMMENTO Neres e Sangiuliano, storie da ombrellone

Il settembre ormai inoltrato ci ha regalato almeno due storie perfette per essere lette, commentate e raccontate in spiaggia, sotto un ombrellone. Tanto per avere l’impressione che l’estate non sia ancora finita. Sono storie diverse tra loro, con protagonisti che appartengono a mondi diametralmente opposti, eppure così maledettamente italiane. La Spy story tra il ministro Sangiuliano e l’immancabile bellona di turno, Maria Rosaria Boccia, in perfetto stile la Pupa e il secchione, riporta al più squallido scenario dei filmetti di Pierino e dei Vanzina. Uno scenario a metà tra il gossip e il pettegolezzo spicciolo, dove non manca nulla. C’è la moglie tradita e l’amante giovane e bella, il fedigrafo e il censore, il popolino incuriosito e bacchettone e il grande fratello della TV pronto a sfruttare lacrime di coccodrillo e tentativi, mal riusciti, di pentimento. Una squallida vicenda di corna e di arrivismo, come c’è ne sono svariate tutti i giorni, in tante famiglie, innumerevoli ambiti, senza che l cosa assurga agli onori della cronaca. 

E sta proprio in questo la colpa più grave per il ministro della Cultura, forse uno dei migliori degli ultimi anni dal punto di vista dell’attenzione al sud e a Napoli in particolare. La sua maggiore colpa sta nell’ ingenuità dimostrata nei confronti di una situazione che in maniera lampante dimostrava la scarsa autenticità del rapporto. L’infatuazione che diventa obnubilazione della realtà. Il pensare che la strafiga di turno possa essere lealmente innamorata, carpita dalla avvenenza del torace panciuto oppure, cosa ancora più improbabile, dai discorsi forbiti e dall’ostentazione di una cultura profonda, al netto di qualche giustificata gaffe. L’errore di Sangiuliano è stato quello di fidarsi, di se stesso, prima ancora che della bionda di Pompei. Quando invece sarebbe stato del tutto naturale pensare ad un rapporto fatto sì di sesso e di avventura ma anche di strategia e di interesse. Se il ministro avesse avuto la lungimiranza di capire questo aspetto del rapporto, forse non avrebbe commesso l’errore di coinvolgere la ragazza in ambiti e ambienti istituzionali. Non avrebbe fatto promesse e non avrebbe concesso spazi al di fuori di quelli comprensibili in un normale rapporto extraconiugale. E invece la bionda vesuviana ha ottenuto ciò che voleva, in cambio di un presunto trasporto verso il fascino della cultura che, ancora una volta, non è mai fine a se stesso. La storia finirà senza vincitori. E resterà sulle prime pagine dei giornali tutto il tempo necessario per esaurire la sua carica di libidine e morbosità. 

È durata poco, per fortuna, anche un’altra storia da ombrellone. Quella del gentile regalo che l’imprenditore Marinella ha fatto al neo acquisto del Napoli, Neres, sottoposto come capitato ad altri suoi colleghi, al battesimo della rapina. L’imprenditore napoletano ha pensato bene di donare al calciatore un orologio tutto nuovo, in sostituzione del Rolex sottratto dai delinquenti. Tutto molto bello ma resta da chiedersi il senso di tutto questo. Se dietro la mossa di Marinella non c’è un intento pubblicitario (non ne avrebbe alcuna necessità), cosa spiega un gesto del genere? Neres può consentirsi almeno dieci di quei Rolex e non sembra di ricordare regali analoghi ad ognuno dei cittadini napoletani, che di professione non fanno i calciatori, che quotidianamente vengono depredati di portafogli, auto, moto, gioielli e dignità. Neres indosserà l’orologio si Marinella magari assieme ad una sua cravatta, proverà a pensare che Napoli “non è quella” e poi tornerà a fornire assist ai compagni per vincere le partite. Gli altri, quelli che ogni giorno fanno i conti con ladri e cialtroni, si dovranno arrangiare e l’orologio, al limite, dovranno ricomprarlo da soli.

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

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