LE OPINIONI

IL COMMENTO Napoli madre o matrigna di Ischia

A cosa serve il giornalismo scritto locale, in epoca di notizie online che arrivano in tempo reale? Serve a riflettere e far riflettere sulla società e sulla comunità a cui il giornale è diretto. Serve a interpretare i fatti del passato, a vivere con maggiore consapevolezza il presente e a prefigurare un futuro migliore o, almeno, non peggiore del tempo precedente. E’ per questo che coltivo la passione del giornalismo da quasi 70 anni. A dieci anni, all’insaputa dei miei genitori, mi iscrissi ad un corso per corrispondenza, tenuto da Accademia, una scuola romana che mi mandava delle dispense dattiloscritte (questi erano i mezzi di una volta!). Per leggere i quotidiani gratis andavo a dare una mano in edicola a Raffaele e Gaetano Riccio (magnifico il racconto della famiglia Riccio che fece, il 9 aprile 2022, Sandra Malatesta su questo giornale). Ho respirato il piombo dei giornali come un secondo liquido amniotico della mia crescita. Nel 1972, scrissi, su Il Giornale d’Ischia diretto da Franco Conte, un articolo di prima pagina dal titolo, a tutta pagina: “Ischia non è più provincia di Napoli” che fece un certo scalpore e col quale volevo sottolineare che una metropoli in disfacimento etico, civile e di ordine pubblico non poteva più definirsi degnamente la nostra capitale morale e la madre da cui essere rappresentata in Europa e nel mondo. Chiudevo questa mia coraggiosa filippica con l’invito a bypassare Napoli, da un punto di vista di richiamo turistico internazionale e a collegarci idealmente e direttamente, come isola attraente con una propria storia e tradizione, ai paesi avanzati dell’Europa.

Oggi, a distanza di decenni, potrei ancora scrivere le stesse cose? No, perché negli anni la città partenopea ha fatto passi avanti: la malavita, la camorra c’è ancora, seppure in forme più subdole ed emancipate professionalmente; il turismo ha avuto un boom e con esso si è allargata la sfera di quelli che godono di un reddito più che soddisfacente: strutture ricettive e ristorative di ogni tipo; servizi al turismo, eventi e musei in forte crescita, importanti opere pubbliche (nuova Piazza Municipio, stazioni artistiche della Metropolitana, nuovo Beverello, successo dell’aeroporto di Capodichino, nuovi collegamenti con le strutture ospedaliere e grande successo di cooperative di giovani che illustrano chiese,monumenti, la Sanità e altri gioielli cittadini). Tutto questo ha generato un boom turistico che, a somiglianza di quello che sta avvenendo in altre grandi città europee (da Roma a Firenze, a Venezia, a Barcellona, a Madrid, a Valencia, alle Baleari e a tanti altri gioielli naturalistici, monumentali e storici d’Europa) va sotto il nome di overtourism. Il 4 luglio scriveva su Repubblica il prof. Ugo Leone, che fu negli anni 70 il relatore della mia tesi di laurea su “Programmazione turistica in Italia”: < Di troppo turismo si può morire>. E parlando di Napoli, il prof. Leone riferisce la circostanza che il fenomeno turistico vero e proprio per la città è abbastanza recente e durate il Grand Tour dei viaggiatori del nord Europa, Napoli era solo una località di passaggio, di transito per realtà turistiche come Sorrento, Capri, Ischia,Pompei, che affascinarono scienziati, letterati, artisti europei. Quindi, con ritardo, Napoli ha visto trasformare gli ospiti da semplici visitatori a turisti (diciamo negli ultimi 30 anni, da quando si è incominciato a parlare di rinascimento napoletano).

UGO LEONE

Avendo fatto, da giovane attività politica nell’ambito del Partito Socialista Italiano, presi la parola, giovanissimo, in un Congresso Provinciale del Partito per dire che trovavo assurdo che di tutto si parlava per il futuro di Napoli, fuorché di trovare la dimensione turistica che la città meritava. Si parlava di industrie che chiudevano, del commercio che languiva, dei trasporti che non funzionavano, ma non veniva avanzata nessuna proposta di grande rilancio turistico e culturale della città. Che vuol dire questo, oggi ? Che la città può vivere di solo turismo? No, lo ha detto anche il Sindaco Manfredi, in una recente Assemblea dell’ACEN (Associazione Costruttori Edili di Napoli). E Leone aggiunge: “Non solo non si vive di solo turismo, ma aggiungerei che di troppo turismo, di un processo non governato, si può morire, economicamente e socialmente parlando”. Quindi è una fortuna che Napoli stia vivendo il boom turistico con ritardo rispetto a città come Firenze e Venezia, cosicché può capire in tempo il pericolo del “troppo pieno” e correggere il tiro. Il turismo è una manifestazione di benessere psico fisico per i viaggiatori e non può che essere “sostenibile”, misurato, altrimenti diventa occasione di sofferenza per chi viaggia e per chi accoglie. Quindi se oggi dovessi riscrivere e titolare un articolo sui rapporti intercorrenti tra Napoli e Ischia, direi: “Ischia fa parte della Città metropolitana di Napoli per un turismo sostenibile” Dobbiamo insieme spingere per un turismo non invasivo, per valorizzare borghi e realtà periferiche e interne della Provincia e della Regione e all’interno delle stesse isole di Ischia, Capri e Procida o realtà turistiche costiere (Amalfi, Sorrento, Salerno, Cilento) o realtà archeologiche di interesse mondiale come Pompei, Ercolano, Campi Flegrei). E, restando all’interno dell’isola d’Ischia, dobbiamo salvaguardare le realtà marginali, periferiche, meno battute e meno sfruttate, come è il caso di la montagna di Ischia, già in parte aggredita ma che riserva ancora oasi e tracce di natura incontaminata e da non contaminare.

Ha detto bene Gianfranco Nappi, politico di tradizione PCI, PDS e poi PD, ex parlamentare, ex capo segreteria di Antonio Bassolino , esponente del Movimento < RIGENERA>, grande amico di Nicola Lamonica e di Franco Iacono, in un articolo per Repubblica dal titolo “Crisi climatica, ora tocca al Consiglio Regionale” nel quale sostiene: “Dalle oltre 100 associazioni costitutive della rete Rigenera è venuta la richiesta alla Regione di lavorare ad una sessione monotematica del Consiglio Regionale, sulla questione dei cambiamenti climatici e su una nuova Legge Urbanistica che freni il consumo di suolo e per rilanciare tutta la strategia per le Aree Protette, a terra e a mare, ed avere un’iniziativa stringente per l’istituzione di due nuovi Parchi nazionali: il Matese e l’Epomeo del disastro idrogeologico e delle frane. Saprà il Consiglio cogliere questa opportunità?”. A parte la scelta che Nappi fa di Parco nazionale per il Monte Epomeo, mentre personalmente e a parere di tutta l’Associazione CO,RI,VERDE di Ischia si preferisce l’ipotesi più snella e realistica del Parco Regionale Protetto, per il resto mi sento di condividere e sottoscrivere l’invito della rete < RIGENERA> affinchè la Regione ripensi e rilanci tutta la politica e l’organizzazione delle Aree Protette di mare e di terra, per renderle più efficienti, più vicine alle istanze popolari, meno burocratiche e politicizzate. Sarebbe un primo serio passo verso un turismo meno invasivo, più godibile e più in sintonia con gli equilibri naturali e sociali. In definitiva, solo a queste condizioni, Napoli riprenderebbe ad essere “madre” e non più “matrigna” di Ischia.

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