IL COMMENTO Museo e Identità
DI GIUSEPPE LUONGO
Gli obiettivi assegnati ai musei da Joseph Veatch Noble nel saggio “Museum Manifesto”, Museum News (1970), sono: raccogliere, conservare, studiare, interpretare e mettere in mostra. Un visitatore che entra in un museo interpreta ciò che è esposto attraverso la propria esperienza e gli strumenti acquisiti che fanno parte del suo bagaglio culturale. Nella realizzazione di un museo emergono due problemi, l’uno riguarda i modi della presentazione al pubblico delle diverse culture che si sono succedute nel territorio oggetto della rappresentazione museale, l’altro il rapporto che realizzano con le comunità entro cui si collocano.
La natura dei musei, in quanto luoghi di conservazione di oggetti di valore per la conoscenza della storia di una comunità fanno di essi una istituzione chiave per la comprensione della configurazione di una società civile e il costituirsi di un’identità e le forme in cui essa si manifesta. Non bisogna, altresì, sottovalutare la loro azione didattica,unitamente a quella di altre istituzioni culturali e, in particolare, della scuola. I musei sono nati per rappresentare la storia della comunità che ha operato nel territorio; si tratta della storia civile, mentre la storia naturale del luogo non è oggetto di rappresentazione unitamente a quella civile. Esistono anche musei della storia naturale dei territori, dove la presenza dell’uomo è solo accennata. Questa separazione non consente di comprendere quanto le caratteristiche dell’ambiente fisico abbiano potuto contribuire allo sviluppo della comunità che lo occupava e, ancora, quanto le popolazioni che si sono succedute in quel territorio lo abbiano modificato. Un processo reciproco che può emergere da un’analisi antropogeografica. Un museo, quindi, nel quale si costruisce l’interazione tra la storia civile e la storia naturale a Ischia, sarebbe un’istituzione non solo utile come attrattore per un turismo culturale, ma anche lo strumento che definisca l’identità della comunità. Se questa è la vocazione di tale museo e non quella parziale della ricostruzione di un periodo della storia civile della comunità, anche di grande rilevanza come la ricostruzione delle vicende associate ad un insediamento dei colonizzatori greci, bisogna essere consapevoli che questa struttura, per porsi al servizio della comunità non può limitarsi a realizzare una mostra annuale allestita in un insediamento ad hoc in uno dei siti archeologici esistenti nell’Isola. Questi vanno difesi, risultando la prova di una parte della straordinaria storia di quest’isola, ricostruita nel museo proposto, insieme a tutte le altre emergenze civili e naturali che hanno interessato Ischia. Si tratta, quindi, di un’attività che richiede una politica chiara sulla vocazione del museo e del suo ruolo in quanto istituzione educativa.
Una storia del territorio e della comunità che lo ha abitato a salti, con luci e tenebre non aiuta la comunità a conoscere la propria identità. E senza tale certezza una comunità non è tale e non può rispondere coesa alle profonde trasformazioni della società globale che si presentano all’orizzonte e alle azioni estreme dei fenomeni naturali, che mettano a dura prova la capacità di resilienza dell’Isola. Ho usato più volte in questa riflessione-proposta il termine comunità; questo è suscettibile di molte definizioni, ma ho inteso riferirmi in primis agli abitanti dell’isola d’Ischia, per estenderlo al mondo della cultura e di quanti sono affascinati dai paesaggi di questa piccola isola, un gigante della storia dell’umanità. La domanda che pongo, anche a me stesso, è del perché non si fa strada nella comunità isolana la consapevolezza della strada da intraprendere per rispondere agli inviti ad essere sempre più attenta ai mutamenti cui questo patrimonio dell’Umanità è soggetto.