IL COMMENTO L’uovo del serpente
Nonostante che le elezioni amministrative di primavera siano slittate ad ottobre a causa della pandemia, sono già iniziati, anche ad Ischia, i movimenti preelettorali e i riposizionamenti dei vari aspiranti. Un rimescolamento clamoroso è avvenuto al Comune d’Ischia, dove qualche mese fa Gianluca Trani, consigliere di opposizione, aveva pronunciato una frase sibillina: “Presto ci saranno sorprese”. Evidentemente l’uovo del serpente era già stato depositato e, come si sa, per schiudersi l’uovo di un rettile ha bisogno di un lasso di tempo che va dai 40 ai 90 giorni. L’uovo si è schiuso ed è nata una maggioranza bulgara, che renderà molto difficile oggi organizzare un minimo di opposizione consiliare e domani uno schieramento alternativo. E’ pur vero che Friedrich Nietzsche , nella sua opera “ Aurora” scrisse: “Il serpente che non può cambiar pelle, muore”. Ma questo dovrebbe riguardare solo i rettili. Allora, la folgorazione sulla via di Damasco che ha colpito Gianluca, Giustina e Ciro è un bene o un male? Questo lo vedremo. Ma una cosa è certa fin d’ora, che tra le tante motivazioni che possono essere accampate per questa disinvolta operazione, una non può essere avanzata: che in periodo di emergenza sanitaria, al pari del Governo cosiddetto di Unità nazionale, debba corrispondere una Giunta di Unità comunale. Una tale giustificazione suonerebbe offesa all’intelligenza comune.
Come Il Golfo ha già ipotizzato, c’entra molto in questo “camouflage amministrativo” il timore che Giosi Ferrandino potesse allestire un gruppo di opposizione più consistente e coeso e anche il timore che Maria Grazia Di Scala, proponendosi come futuro Sindaco d’Ischia, potesse organizzare un terzo polo competitivo. Insomma è un “camouflage”, un camuffamento, un trucco per nascondere sia i limiti dell’Amministrazione in carica sia il fallimento di un mancato Sindaco e mancato oppositore. Naturalmente se Enzo Ferrandino ha potuto affondare la lama nel “burro” di un’opposizione molle, ciò è dovuto anche ad errori clamorosi di conduzione di Domenico De Siano, presto squagliatosi dai banchi dell’opposizione ischitana. E proprio De Siano è il granatiere che ha lanciato l’altra bomba politica (questa su tutta l’isola). Linterrogazione-denuncia del Senatore, rivolta al Ministro dell’Interno Lamorgese, potrà avere effetti deflagranti nella politica amministrativa dell’isola.
Anche se De Siano, come Gianluca Trani, aveva preparato l’uovo del serpente che, per schiudersi ha aspettato che nel Governo arrivasse Forza Italia, in modo da mettere maggior pressione sul Ministro dell’Interno. Lamorgese, prima di disporre un’ ispezione ministeriale sull’operato dei Sindaci coinvolti nella denuncia, investirà sicuramente il Prefetto di Napoli, Marco Valentini, per un approfondimento. E la Prefettura di Napoli, per quel che mi risulta, aveva già da tempo gli occhi puntati sull’isola (non dimentichiamo che qualche commissario prefettizio, anche di recente, ha potuto constatare de visu la situazione di certi Comuni isolani). L’azione di De Siano potrà avere conseguenze incalcolabili, che vanno da un’ulteriore spaccatura tra i Comuni isolani, con sfaldamento definitivo della coesione sociale, per arrivare fino ad una sequela di denunce e controdenunce dalle quali non è detto che escano vincitori e vinti. Potrebbero tutti rimanere schiacciati da una serie di scandali. C’è poi da calcolare il danno d’immagine che l’isola certamente subirà. Visto il corposo elenco dei fatti denunciati, se De Siano è in possesso di elementi probanti, avrebbe fatto meglio a denunciare i misfatti direttamente alla Procura della Repubblica. Altrimenti c’è il rischio di una lenta agonia della classe dirigente in carica, per consunzione di credibilità. Se c’è marcio in Danimarca, insomma, meglio troncare subito.
Tutto questo mentre siamo in piena pandemia, alle porte di una stagione turistica incertissima e nel momento in cui dovremmo rilanciare Ischia con nuove idee e progetti per l’immediato futuro. Certo un “repulisti” che spazzasse tutto il marcio che si annida nei Palazzi potrebbe essere salutare ma il problema è che i cambi di paradigmi presuppongono che ci siano un paradigma e una classe dirigente alternativi, cosa che – allo stato – non si intravede. Anche se va detto che qualcosa nell’isola si muove, ma siamo ancora allo stato embrionale. C’è un nascente Think Thank che vuole proporre, nello scenario isolano, idee e uomini nuovi. E’ troppo presto per parlarne, lasciamo che le cose maturino e prendano consistenza. Quel che ci interessa sottolineare, dai primi confronti di questo neonato soggetto di pensiero collettivo è la constatazione che tutti i progetti che si possono mettere in campo arrivano inevitabilmente ad un collo di bottiglia, ad una strozzatura che minaccia di bloccare ogni bella e nuova idea: la palla di piombo di un patrimonio edilizio abusivo o semiabusivo che non si riesce in alcun modo a rimettere nel circuito della regolarità urbanistica. Sempre, tutti i tentativi dei nostri più strutturati avvocati amministrativisti, dei Sindaci, sono naufragati in Parlamento. Non riusciamo a far comprendere la genesi delle migliaia di casi di abusivismo edilizio ( non sempre colpa di chi commette gli abusi). Non riusciamo a convincere stampa, televisioni e commentatori che forme di “compensazione territoriale” salvaguarderebbero il patrimonio paesaggistico e l’assetto idrogeologico del territorio, restituendo a migliaia di case e locali di attività artigianali l’etichetta della legalità, creando così i presupposti per una riconversione di strutture obsolete (per esempio stanze d’albergo eccedenti) in nuove e più utili destinazioni d’uso ( per esempio edilizia economica e popolare o spazi per nuovi servizi al turismo).
Bene, di fronte a questo “muro di gomma”, a questa impenetrabilità del Parlamento nel comprendere e risolvere il grave problema di un’edilizia irregolare, molti ischitani si arrendono, Si convincono dell’impossibilità dell’impresa. Io penso che esista la via d’uscita, ed è una sola. L’incomunicabilità tra la società isolana e il potere legislativo nazionale è determinata dalla liquefazione dei partiti politici. I Sindaci dei Comuni isolani cercano interlocuzioni politiche, ma restano tentativi personali, episodici e casuali. Non avendo una chiara appartenenza politica, i nostri Sindaci peregrinano a caso da questo o quel parlamentare ma senza esito alcuno. Una volta erano i partiti a filtrare le istanze locali, a capirle, a portarle a termine nelle sedi opportune. E i partiti forti non avevano paura di passare per difensori di interessi locali. Erano i partiti, una volta convintisi della legittimità delle istanze del loro popolo, a convincere o tentare di convincere gli altri delle buone ragioni dell’istanza. Dobbiamo comprendere che alle prossime elezioni amministrative ci devono essere anche liste di partito, con alle spalle il supporto di una sezione o circolo che dir si voglia. Alla luce di questo ragionamento, il polverone sollevato da De Siano, la desistenza di De Siano al Comune d’Ischia, che ha dato il là al “liberi tutti”, le annunciate dimissioni del Segretario nazionale del PD Zingaretti e la diserzione di alcuni ex iscritti al circolo PD d’Ischia per salire sul Carro di Tespi della compagnia teatrale di Enzo Ferrandino, sono tutti elementi che complicano il disegno da noi auspicato, Ma ciò non toglie che è l’unica strada da percorrere con pervicacia. Il civismo “cangiante” ha fatto il suo tempo e non basta più!
Think Tank… quanti ne sono nati negli ultimi decenni! E quanti sono finiti prima ancora di iniziare! E, nel frattempo, l’Isola affonda sempre più.