IL COMMENTO L’isola, le fiamme e quello “sfregio” alla natura

DI ARIANNA ORLANDO

Seduta di spalle la montagna sul suolo di Ischia, ha sentito il fianco sinistro bruciare. Con la mano infogliata si è toccata laddove fremeva ul dolore conosciuto, sepolto tra le foglie e l’erba, e ha scosso Tifeo addormentato. Allora, quando Tifeo con i suoi occhi ha visto e le ha raccontato, Ischia ha capito: è inutile continuare ad amare chi non mi vuole. Esiste un paradosso assurdo, oltre la fiaba, che è il seguente: come crederebbe l’uomo di andare avanti senza la natura? E come coniuga l’andamento generale pro ecologia rispetto a questa tendenza piromane? Esiste, ecco, nell’ambito del nostro racconto, che è odierno ma potrebbe anche non esserlo soverchiato dalla necessità di ricordare quante altre innumerevoli volte Ischia è arsa consuetudinamente sotto i cieli d’estate, una tendenza investigativa. Dire come, dove è perché accade quel che accade. La sera d’estate si era stesa come un velo da sposa sulle anche dell’isola e i suoi bordi da cui straripano le viti e le verdure, su cui fanno i nidi gli uccelli del cielo e si aggrappano nei fondali i coralli e le piantagioni di Posidonia. Dove si trovi il coraggio di fare male a questa terra è un mistero che questo articolo non risolverà. Dove sia l’uomo nel momento in cui è chiamato a difendere il luogo da cui proviene è un altro mistero che queste parole attendono di pronunciare ma che non risolveranno. 

Si raccontano, attraverso i media, i progressi che l’ecologia tenta di raggiungere e  risuonano per noi le parole “siamo chiamati a fare la nostra parte!” ma ecco, i cittadini del mondo ignorano che sotto i cieli di Ischia sono andati in fiamme le divinità del mirto e dell’alloro, l’antico della ginestra, il mistero dell’ulivo e ancora splendidamente ignorano che il tutto sia avvenuto istantaneamente, come un atto pratico, e vergognosamente, come un atto vile. Il fuoco è pervaso tra i rami e le foglie e noi abbiamo sentito la montagna non stridere nè ruggire ma sibilare, sibilare pianissimo. Il fuoco, strisciando, ha colorato di rosso puro e vivo questo punto tra gli inguini del creato che è Ischia e ha ricordato a tutti quelli che andavano via, allontanandosi con il traghetto, cosa sarebbe potuta essere quest’isola se non ci fossimo stati noi a rovinarla.

Exit mobile version