IL COMMENTO L’inaccettabile caso Grillo

DI CARMEN CRISCUOLO

E’ trascorso qualche giorno, ma il video con il quale Beppe Grillo ha provato a difendere il figlio continua a suscitare comprensibile indignazione. Ho letto e apprezzato i commenti di condanna arrivati anche dall’universo maschile, a riprova del fatto che ormai il tema non è solo un problema di genere ma è, oggi più che mai, una questione che coinvolge tutti, nessuno escluso. Da donna, da politico che cerca di essere sempre sui temi delle questioni di genere e da avvocato ho trovato inaccettabile quel video. L’ho considerato e continuo a considerarlo uno schiaffo virtuale a tutte le donne che hanno trovato il coraggio di denunciare e di raccontare, ma anche a tutte quelle che sono in prima linea per aiutarle. Il momento della denuncia, che richiede la capacità di mettersi a nudo nel tentativo di ottenere giustizia e per evitare che quanto subito possa accadere ad altre donne, è senza dubbio il più complicato: anche per questo, citare la circostanza che la presunta vittima della violenza sessuale abbia atteso otto giorni prima di farlo è stato un passaggio inopportuno, insensato e violento, di cui Grillo dovrebbe pubblicamente chiedere scusa.

Ecco, il punto è proprio questo: se fa senz’altro riflettere il garantismo improvviso di chi si è costruito una carriera sul giustizialismo più populista, la cosa che più mi fa inorridire è l’assoluta mancanza di rispetto nei confronti della ragazza, la vittima del presunto stupro. Sa, Grillo, cosa può accadere nella mente di chi subisce un atto di sopraffazione fisica? Ma non finisce qui: quel che vorrei sottolineare è che essere un Politico implica responsabilità chiare e definite nei confronti dell’opinione pubblica. Un ruolo che Grillo ha sempre gestito con leggerezza e superficialità, quasi che si possa essere alla guida di un movimento, fungendo da riferimento per i cittadini stanchi che hanno riposto in lui fiducia, semplicemente alzando la voce. O, peggio ancora, dando vita a uno show, proprio come faceva quando era un comico.

Ecco, il rispetto di questo ruolo consiglierebbe di evitare un linguaggio oltraggioso e, ancor di più, di sfuggire alla tentazione di polarizzare l’opinione pubblica e trasformare un processo in un quesito, magari da condividere sulla piattaforma Rousseau o da consegnare in pasto ai social in cerca di un like o d una condivisione. Sulla colpevolezza o meno di suo figlio, si pronuncerà la giustizia, auspicabilmente in tempi brevi, anche nell’interesse degli imputati. Ma sulla sua persona, sullo spessore politico di Grillo, mi auguro che si esprima presto un movimento nato con tante buone intenzioni, benché nutrito di eccessiva e populista antipolitica, ma che ha ampiamente dimenticato le sue origini. Un movimento che se oggi non reagisce e assume una posizione forte contro il suo leader toccherà veramente il fondo. Proprio come il suo leader, che quel fondo sembra averlo toccato da tempo.

* AVVOCATO E CONSIGLIERE COMUNALE DI ISCHIA

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