IL COMMENTO Lettera da Ischia al ministro Sangiuliano
Signor Ministro, qualche settimana fa, alla Biblioteca Antoniana di Ischia, si svolse una brillante rievocazione di Domenico Cirillo, martire della Repubblica Napoletana del 1799, medico e naturalista illustre. I relatori, tutti iscritti all’Accademia Filangieri-Della Porta di Napoli, dal Presidente avv. Benedetto Migliaccio all’ing. Giancarlo Carriero, al prof. di Diritto Europeo Amedeo Arena (lo è anche Lucia Annicelli, brava bibliotecaria dell’Antoniana) hanno reso onore a quei patrioti che subirono la vendetta restauratrice dei Borbone. Come Lei ben sa, Domenico Cirillo era uno dei 20 membri (passati poi a 25) del Governo provvisorio della Repubblica Napoletana, il cui Presidente era Carlo Lauberg. Voglio ricordare, delle purtroppo poche realizzazioni portate a compimento nel breve lasso di tempo governativo, il Catechismo Ufficiale della Repubblica Napoletana, che aveva il compito di educare i sudditi a diventare “cittadini”, come voglio ricordare una bozza di Costituzione elaborata da Mario Pagano, sul modello della Costituzione francese del 1795. Come è da ricordare, sempre di Mario Pagano, l’Eforato (ispirato all’antica magistratura collegiale spartana) che rappresentava un’anticipazione di quella che poi sarà la Corte Costituzionale dell’attuale Costituzione della Repubblica Italiana. Come ha richiamato il dott. Rosario De Laurentiis, esponente del Circolo Sadoul, nel suo volume “La storia di Ischia, raccontata ai giovani di oggi” ed anche nell’intervento dal pubblico alla Biblioteca Antoniana, Ischia fu partecipe del martirio dei rivoluzionari del 1799.
De Laurentiis accredita l’opinione prevalente che “mentre a Parigi le masse popolari spalleggiavano le richieste della borghesia illuminata e attaccavano e distruggevano la fortezza della Bastiglia, a Napoli i nobili e borghesi repubblicani furono costretti a trincerarsi nelle fortezze per proteggersi dal popolino fedele al re. De Laurentiis ricorda il contributo di uno dei primi repubblicani di Ischia, Filippo Di Lustro, che riuscì rocambo-lescamente a sfuggire alla cattura, rifugiandosi prima sull’Epomeo, poi imbarcandosi da Lacco Ameno per Civitavecchia. Partecipò con onore alla Repubblica di Oneglia (Liguria) di cui era presidente Filippo Buonarroti (discendente di Michelangelo) e alla Congiura degli Uguali a Parigi con Babeuf. Ma a Ischia e Forio in particolare, aderirono ai moti repubblicani Antonio e Giordano Candia, Antonio De Luca, Francesco Buonocore (nipote del Protomedico del Casino reale). In ossequio alla Repubblica Napoletana furono piazzati a Ischia e Forio, gli Alberi della Libertà che, a tragedia avvenuta della feroce restaurazione, furono sostituiti da Croci. Ancora, vengono ricordati i foriani Gaetano Morgera, Vito D’Abundo, Saverio Biondi e Polito, Michele Giambriano, Giacinto Calise e Leopoldo D’Alessandro. A luglio del 1799, alla Mandra di Ischia, vennero impiccati Pasquale Battistessa, Giuseppe Schipani e Agamennone Spanò (questi ultimi due, Generali). Tragica la fine di Battistessa che, ripresosi da una morte apparente, fu poi definitivamente ammazzato sul sagrato della Chiesa di San Pietro.
La restaurazione, per Ischia, rappresentò anche un momento di violenze e ruberie, capeggiate dall’ischitano Giuseppe Mattera. Anche il Casino Buonocore fu oggetto di spoliazione di beni e arredi. Ma c’è un altro legame, altrettanto importante, tra la Napoli intellettuale del ‘700 e Ischia. E faremmo bene a trasmetterlo ai nostri figli e ai nostri nipoti, affinché capiscano che la democrazia non è fatta di uguali, come se fossero “palle di biliardo” (Benedetto Croce) ma è fatta di coesione e trascinamento del popolo da parte di uomini illuminati ed illuminanti. E ad illuminare ci provò seriamente Vincenzo Cuoco che sosteneva: “Per produrre una rivoluzione è necessario il numero e sono necessari i conduttori, i quali presentino al popolo quelle idee”. Quando le élites culturali invece pretendono di prescindere dal sentire collettivo, diventano “mosche cocchiere”, come scrisse Antonio Gramsci, ovvero profeti disarmati e inascoltati. Mentre Domenico Cirillo manifestava a Napoli tutta la sua vocazione scientifica, che gli consentì, all’età di 21 anni, l’assegnazione di una cattedra universitaria, a Ischia il Protomedico Francesco Buonocore del Casino sul Porto, che poi diventerà palazzo Reale, coltivava la passione per la botanica e allacciava contatti col meglio della Cultura napoletana e, come Cirillo, passò dalla botanica alla medicina.
Pagine inedite ed illuminanti sulla figura di Francesco Buonocore scrisse, nel 2013, l’architetto Luigi Ziviello nel volumetto “ Il Protomedico Francesco Buonocore-Il termalismo a Ischia nel Settecento”. In esso si parlava dei contatti culturali tenuti da Buonocore con Cirillo, ma anche con Giambattista Vico, Mazzocchi, Micheli, Cocchi, Vallisneri, Chicoyneau e, soprattutto, con il grande architetto Luigi Vanvitelli. E parliamo dunque del legame Buonocore-Vanvitelli. E farebbero bene a parlarne i Sindaci dell’isola d’Ischia perché, a giorni (il primo marzo) ricorreranno 250 anni dalla morte dell’architetto, che legò il suo nome in particolare alla stupenda Reggia di Caserta, Lo dobbiamo ricordare dal momento in cui il Progetto Ejarque di Sviluppo e Marketing Turistico di Ischia prevede un nuovo Termalismo. L’arch. Vanvitelli scoprì le proprietà termali dell’isola d’Ischia quando, alla ricerca di una cura per il figlio Carlo e poi anche per lui stesso, dovette ricorrere alle fonti termali ischitane. Cosa dice oggi Ejarque? Che l’utenza internazionale richiede un benessere complessivo che curi, oltre al corpo, l’anima, che il nuovo termalismo deve tener presente fisico e mente, mobilità corporea e rigenerazione della psiche. E’ esattamente quello che cercava ad Ischia Vanvitelli, il quale curava sì il corpo ma voleva anche scemare la difficoltà psicologica che gli derivava dai dissapori con l’altro importante architetto, fiorentino morto a Napoli, Ferdinando Fuga, e anche col giurista e governante Bernardo Tanucci. Ottima frequentazione ebbe Buonocore con Vanvitelli e quest’ultimo ebbe a dire del protomedico: “E’ un vero e proprio uomo di garbo ma assai accorto”.
Fu proprio Buonocore che, nel 1752, prese in cura Carluccio, figlio dell’architetto, per i dolori renali di cui soffriva. Vanvitelli fu anche un attrattore, per Ischia, di personaggi importanti che, con la scusa delle cure termali, facevano dell’isola un luogo di convegni ed incontri. Lontano da Ischia, l’architetto si faceva inviare due barili sigillati di acqua del Gurgitello e quando ritornò nell’isola, nel 1759, incominciò a curarsi bevendo l’acqua della Villa dei Bagni. E proprio in quest’ultimo anno, Vanvitelli non si limitò più alle cure termali, ma iniziò ad osservare ed apprezzare altri aspetti dell’isola: l’agricoltura, la pesca, l’aspetto sociale rappresentato dal Pio Monte della Misericordia che curava gli indigenti, del panorama che si poteva ammirare da un promontorio di Casamicciola. Ma, soprattutto poté avvertire anche lui, per la prima volta, due scosse di terremoto, non nuove in questo territorio. Nel 1764 poté toccare con mano da vicino la carestia e la miseria in cui era caduta l’isola ed anche Napoli. Nel 1767 tornò ad Ischia e questa volta si curò presso l’acqua del Castiglione. Il 1768 (11 gennaio) fu l’anno in cui morì il Protomedico Buonocore. Si può consentire, su queste vicende, il silenzio? No, che non si può! La Biblioteca Antoniana, le varie Associazioni culturali dell’isola fanno il possibile per mantenere in vita questo retaggio storico. Ma è compito della politica e delle istituzioni pubbliche (ed è per questo che mi rivolgo a Lei, signor Ministro) far sì che tale retaggio divenga materia viva per un futuro che poggi su pilastri solidi e significativi. Il primo marzo inizieranno, alla Reggia di Caserta, le celebrazioni di Luigi Vanvitelli. Lei, Ministro, che sovraintenderà a queste celebrazioni, ha affermato: “Un’opportunità straordinaria per far comprendere l’eredità materiale ed immateriale di Vanvitelli…un gigante assoluto che ha lasciato segni tangibili nel nostro Mezzogiorno e in tutt’Italia”. Ministro, Vanvitelli ha lasciato un’impronta di vita, relazioni, interessi anche qui ad Ischia. Si tenga presente ciò e, se il 20 novembre del 2022, nella celebrazione del settantesimo anniversario della morte di Benedetto Croce, tutti dimenticarono la tragica vicenda in cui il terremoto di Casamicciola colpì la famiglia del grande filosofo ed egli stesso per poco si salvò, adesso non possiamo lasciar passare sotto silenzio l’importante presenza di Vanvitelli a Ischia e l’altrettanto importante sua frequentazione con il Protomedico Buonocore e con tutti gli intellettuali transitati per quest’isola. Ricordando Vanvitelli, ricordiamo anche i suoi trascorsi su quest’isola.