LE OPINIONI

IL COMMENTO L’eterno ritorno dell’uguale

DI ANTIMO PUCA

L’esperienza è un Valore, non un limite. Non ci si improvvisa in alcun lavoro. Passano anni prima che un idraulico diventi bravo a fare un impianto. E tanto tempo trascorre prima che un politico impari a fare politica. La carta d’identità è importante. Lo sa bene Giorgia Meloni che si tiene stretto Ignazio La Russa. Non sarà solo introducendo facce giovani che la nostra politica uscirà dalla palude. Servono idee e freschezza, certo. Ma sono necessarie anche memoria e capacità. Lo dico pensando a Bersani. Quello che da ministro – tra l’altro – introdusse la cosiddetta “probabilità” dei minuti, cioè la possibilità di andarcene in una banca che ci offre tassi migliori. Non avrà abolito la povertà, come annunciarono i 5 Stelle affacciati al balcone di Palazzo Chigi. Ma ci ha messo qualche soldo in tasca. Sul serio. 

Quest’anno la nostalgia della normalità è favorita dall’anticipato ritorno dei due grandi regolatori della vita nazionale: il campionato di serie A e la campagna elettorale. Due eventi che di solito segnano l’arrivo dell’autunno, cominciati questa volta prima di ferragosto. E che ci fanno sentire l’ineluttabilità di ciò che Nietzsche chiamava “l’eterno ritorno dell’uguale”. È una teoria basata su una concezione ciclica del tempo, che non si aspetta perciò niente di nuovo dal futuro:”Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta è ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione .. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!”. Beh, se applicata al più modesto periodo degli ultimi vent’anni della nostra vita, direi che è molto realistica. Guardate il campionato, per esempio. Da vent’anni lo vincono solo juve, Inter e Milan, più o meno in questa proporzione. Da sportivo devo ammettere che quando lo vincevano anche Roma e Lazio, Cagliari e Verona, Fiorentina e Napoli, l’imperdonabile contava di più. Lo stesso vale per la campagna elettorale. È tutto uno straordinario déjàvu. La flax tax, per esempio, la tirò fuori per la prima volta Berlusconi nel 1994, uguale uguale a come l’ha proposta qualche settimana fa. Ma senza spiegarci come mai nei suoi quattro governi, durati complessivamente più di nove anni, non l’abbia mai realizzata. Forse perché è impossibile? In compenso Giorgia meloni ci garantisce il blocco navale contro gli immigrati che nemmeno Salvini quando era al governo ha potuto tentare. Ed Enrico Letta rilancia l’idea di una patrimoniale per dare una dote ai diciottenni, che nessuno dei tanti governi del PD, compreso quello guidato personalmente da lui nel 2013, si è mai sognato di praticare.  Ma lo fanno per noi. Per regalarci l’eterno ritorno dell’uguale. Per cullarci nel ritorno alle faccende di sempre. E chiudere così la stagione delle illusioni: anche stavolta non faranno niente di ciò che promettono.

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