LE OPINIONI

IL COMMENTO Le tartarughe marine e la loro lezione di vita

DI BENEDETTO MANNA

“Non è la specie più forte a sopravvivere e nemmeno la più intelligente. Sopravvive la specie più predisposta al cambiamento (Charles Darwin)”, cioè con maggiore capacità, adattamento. La citazione ci aiuta ad inquadrare il fenomeno della nidificazione delle tartarughe marine, oltre il punto di vista strettamente legato alle condizioni per la conservazione della specie, sotto l’aspetto fortemente rappresentativo di come una specie,che ha fatto la sua comparsa sul Pianeta col suo progenitore circa 210 milioni di anni fa, abbia saputo rigenerarsi nel tempo senza soluzione di continuità. La tartaruga marina Caretta Caretta è tra gli animali primordiali, appartenenti agli antichi rettili ancora viventi che non ha fatto la fine dei dinosauri. Se rapportiamo la sua presenza sulla Terra con quella dei primi ominidi, risalenti ad almeno 4,5 milioni di anni passati, non possiamo fare a meno di domandarci quanto ancora possa essere assicurata la nostra capacità di sopravvivenza come specie sulla Terra, alla luce soprattutto delle attuali vicende mondiali che ci stanno conducendo verso l’autodistruzione. Le Caretta Caretta c’erano prima di noi e ci saranno dopo di noi (capisce a me). La riflessione è propedeutica per analizzare i comportamenti con una ottica a parte scientifica, in modo UTILE A NOI STESSI, in quanto queste creature millenarie hanno molto da insegnarci per la capacità di saper cercare FORME DI ADATTAMENTO VITALI per la sussistenza della loro progenie.

Nell’ANTROPOCENE invece la miracolosa e sorprendente realtà come organismi viventi può essere minacciata dagli effetti dannosi e distruttivi delle attività antropiche. Pertanto vanno attuate misure specifiche e attente per evitare il rischio di determinate l’estinzione della specie. Si può aggiungere che dal modo di COMPRENDERE, TUTELARE, ESPLORARE QUESTA REALTÀ, è possibile ricavare gli insegnamenti validi per riappropriarsi di una DIMENSIONE UMANA, che ci riporti in equilibrio con gli altri esseri viventi, sminuendo così il senso controproducente di voler primeggiare su tutti, oltre anche sui nostri simili. Si può stabilire così un approccio innovativo metodologico, al quale non si è abituati, ma che stando sulle “tracce” della nostra Caretta Caretta ci può essere d’aiuto a compiere il salto qualitativo e direi anche etico necessario. La sua presenza si è resa notevolmente evidente ed accuratamente documentata negli ultimi anni sulle coste del Mediterraneo, tra le quali anche quelle della Campania, a partire dai primi nidi apparsi a Baia Domizia nel 2002. Le tartarughe marine stanno tornando anche sui nostri lidi ischitani così come fu molto probabilmente nel passato, giungendo sulle stesse sponde su cui approdarono anche i primi colonizzatori greci dell’EUBEA agli albori della “Magna Grecia”.L’incontro con le popolazioni di allora non può non essere stato osservato in quel periodo storico con la stessa attenzione richiesta oggi, come lo stesso filosofo Aristotele ha dato prova. Il loro rituale di sopravvivenza preservato in modo inossidabile fin dai tempi più lontani, ci trasmette un messaggio di ANTICA SAGGEZZA, TENACIA, RESILIENZA, FORZA, che tanto basta per porci alcune domande sulla effettiva tempra della nostra natura umana e come essa riesce ad essere messa alla prova per delineare i propri destini, senza essere messa sotto scacco.

A questo punto comprendiamo il loro comportamento riproduttivo e la loro vicenda acquatica, in modo tale da considerare la loro presenza sulle spiagge e in mare con COMPORTAMENTI RESPONSABILI E RISPETTOSI, ritrovando cos ìil giusto equilibrio esistenziale in sintonia con la vita del Pianeta. Ben venga allora un salutare BAGNO DI UMILTÀ per vedere il mondo da un punto di vista “orizzontale”, “RIZOMATICO”,“ABBASSANDOCI” a livello appunto delle dune, che, ospitando le uova di tartaruga Caretta Caretta, vanno anch’esse come habitat naturali preservate e mantenute, senza più ritardi per opere di ripascimento e natualizzazione, ancora assenti nel vuoti di obiettivi seri e concreti di ricostruzione e riqualificazione del territorio. Si spera allora che la ricomparsa della Caretta Caretta possa compiere il “miracolo” di farci riappropriare dell’umano che è in noi. Partendo dalla conoscenza del CICLO VITALE (di circa 80 anni) della tartaruga marina Caretta Caretta e dell’evoluzione delle nidificazioni osservate negli ultimi anni, è quindi possibile dar luogo all’origine di quel processo metodico che rende maggiormente consapevoli a livello territoriale sulle procedure e comportamenti preventivamente d’assumere. Tale risultato si sta oggi concretizzando grazie al PROGETTO LIFE TURTLENEST, con durata 9 gennaio 2023 – 8 aprile 2028, sotto la supervisione scientifica della STAZIONE ZOOLOGICA ANTON DHORN e il coordinamento di LEGAMBIENTE per le attività di monitoraggio e messa in sicurezza dei nidi. Le nostre tartarughe marine non c’è dubbioche,essendo rettili, cioè animali a sangue freddo, sono favorite dai cambiamenti climatici che riscaldano l’ambiente, facendo sì che trovano sulle spiagge temperature idonee dove si possono con successo sviluppare embrioni nelle uova che vengono deposte nella sabbia.

Le tartarughine emergono in superficie dal nido, dalla profondità della sabbia, dopo 4 – 7 giorni dalla schiusa delle uova che avviene dopo un periodo di 45 – 60 giorni di incubazione, e si dirigono, dopo un percorso al buio verticale di 30 cm, verso il mare, orientandosi preferibilmente con la luce della luna. I neonati devono nuotare freneticamente senza fermarsi per 24 fino a 48 ore, finché raggiungono le correnti superficiali al mare aperto, dopodiché per 6 – 7 anni non si sa dove sono le zone in cui si intrattengono e crescono. Sicuramente in questa fase di vita si nutrono dei piccoli organismi che appartengono al PLANCTON e man mano che crescono possono mangiare organismi più grandi come le MEDUSE, delle quali sono ghiotte. Dopo aver fatto “la scuola materna”, imparando tutto da sola, verso gli 11 anni ritornano a mangiare sotto la costa, cambiando anche la dieta. Non mangiano più meduse, ma vanno a cercare del cibo sul fondo del mare, anche in acque basse di solo 10 – 20 mt., trovando nelle sabbie molluschi, granchi. Là crescono fino all’età adulta, che avviene in età molto avanzata, stimata sui 20 – 25 anni, finché quindi raggiungono una maturità sessuale, in età in cui iniziano a riprodursi. Quindi devono incontrare i maschi e femmine, migrano nella primavera, quando si alzano le temperature, nelle acque in cui ricordano di essere entrate in mare, per ACCOPPIARSI davanti le spiagge dove vogliono poi nidificare. Questa FASE DURA 1 O 2 mesi, quando dopo i maschi tornano nelle zone dove si alimentano, mentre le femmine restano per quasi l’intera estate in quella zona. Devono poi passare almeno 2 – 3 SETTIMANE perché maturino le PRIME UOVA nella pancia della tartaruga. PIÙ È ALTA LA TEMPERATURA, più si velocizzano i vari processi finché le uovasi calcificano e sono quasi pronte per essere deposte. A questo punto la femmina è pronta e cerca di avvicinarsi sempre di più, soprattutto di notte, alla spiaggia che risale, cercando il posto dove poi scavare, in una ventina di minuti, con le sue pinne posteriori, la buca in cui deposita le uova. Essa è profonda da 40 a 50 cm. massimo, a seconda della dimensione e lunghezza delle pinne. Con le pinne anteriori ricopre tutto, nascondendo tutte le sue tracce, lanciando per metri la sabbia per non voler più far vedere dove ha scavato precisamente, poi lascia e torna al mare. Ripete questo processo 2-3 volte, perché in un’estate, sulla stessa spiaggia o vicino,una tartaruga femmina può fare OGNI 2 SETTIMANE FINO A 3 – 4 NIDI, ognuno con oltre 80 uova.In questi 10- 15 giorni maturano le nuove uova che sono già fecondate e, aspettando che sono pronte, si riposa per 15 giorni. Deposte tutte le uova, lascia la zona e si dirige verso le zone di alimentazione che lei conosce dove vale ritornarci per il buon cibo, dovendo recuperare le forze avendo consumato molta energia ovviamente per la deposizione e nidificazione. Hanno bisogno di un lungo periodo di pausa e ripristino delle energie mangiando. Di solito NON DEPONGONO PIÙ PER ALMENO 2 – 3 ANNI. Volendo mettere un tag satellitare che può seguire i movimenti delle tartarughe, si possono ricostruire e vedere le rotte che le tartarughe migrano per tornare alle loro zone di alimentazione, anche dopo diversi anni. Il SESSO viene determinato dalla temperatura media in cui le uova restano sotto la sabbia in tutto il tempo mediamente di 50 giorni dal momento della deposizione, che si schiudono e si aprono le uova e i piccoli emergono. In questi 50 giornila media di temperatura decide se il rapporto dei sessi è più verso femmina, più verso maschi. Cioè temperature più basse di 29° C, sono più maschi, quindi se le temperature sono più alte di 29°C arrivano più femmine. Il riscaldamento globale sta determinando la FEMMINILIZZAZIONE delle SPIAGGE, perché le temperature vengono più calde e sempre più femmine vengono prodotte. Ciò determina uno sbilanciamento tra maschi e femmine in modo tale che alla fine non ci sono più in sufficienza i maschi per sostenere la crescita della popolazione. Nel prossimo articolo vedremo tutte le buone pratiche per la protezione della specie (1 – CONTINUA)

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