IL COMMENTO La scomparsa di amici di valore in questo annus horribilis
Sta per concludersi quello che considero un Annus Horribilis. E non parlo della pandemia e delle gravi conseguenze fisiche e psicologiche che sta provocando sulla popolazione. Parlo della scomparsa, nell’arco dell’anno che volge al termine, di quattro cari e valorosi amici (tutti socialisti) di Ischia più uno di Procida (cattolico socialista). I quattro amici socialisti ischitani sono: Pietro Di Noto Morgera, ex vigile urbano del Comune d’Ischia, uomo di terra e di mare, nel solco del passato agricolo e di pesca dell’isola d’Ischia; Antonino Italiano, geologo, funzionario Enel, politico, sindacalista, vertice della Lega Navale, Presidente del Centro Studi dell’isola d’Ischia; Giovan Giuseppe Mazzella (meglio noto come Mizar), ufficiale a bordo di navi che hanno solcato i mari di mezzo mondo, poi dinamico agente immobiliare e opinionista da sempre de Il Golfo. Infine Lello Pilato, il più giovane del gruppo degli scomparsi, direttore d’albergo, politico prima socialista e poi segretario del circolo PD, grande cultore e sollecitatore dello sport dei giovani. E poi Enzo (Enzuccio) Esposito, della Chiaiolella di Procida (luogo d’origine di mio nonno Francesco e del mio papà Antonio). Senza dimenticare che, nell’aprile 2021, si è spento anche il Senatore Luigi (Gigi) Covatta, la cui formazione cattolica e socialista tanta influenza ebbe anche su Enzo Esposito e tanto ha significato in particolare per Forio. Il 15 dicembre, nella Chiesa di Sant’Antuono, si è celebrato il trigesimo di Lello Pilato: il 26 dicembre saranno trascorsi 6 mesi dalla morte di Mizar.
Ogni vita è sacra e tutti i morti, di qualsiasi età e per qualsiasi causa, vanno pianti e rispettati allo stesso modo. Senza voler invocare “’A livella” di Totò , almeno nella morte sparisce ogni differenza di censo, di religione, di sesso e di appartenenza politica. Ma di quei morti, è la vita che hanno condotto che fa la differenza. E questa differenza la percepiscono innanzi tutto i parenti e gli amici, quelli che hanno condiviso gioie, dolori, pensieri e tensioni ideali. Nemmeno per un attimo ho avuto il timore di fare “invasione di campo” in questo giornale con sentimenti privati di perdita e di dolore che sarebbe meglio conservare nel cassetto dell’intimità. La morte di queste persone toccano sì, profondamente me che ne ero amico e comilitante socialista, ma riguardano tutta la comunità ischitana e, naturalmente, Procida. Sono Ischitani (e procidano) che hanno combattuto, per tutta la loro vita, per delle idee e delle passioni. Approfondivano i loro campi di interesse con lo studio, l’applicazione, l’amore per i valori, le tradizioni, le ansie per un futuro da costruire. Antonino Italiano, prima ancora che dedicarsi agli studi geologici o scientifico letterari per il Centro Studi, è stato un formidabile organizzatore della sezione PSI di Ischia. Era lui che provvedeva alle iscrizioni, alla tenuta di documenti, registri; arrivò al punto di acquistare un locale ad Ischia Ponte, non tanto con l’intento di fare un investimento produttivo, quanto di assicurare che il Partito Socialista avesse una sede stabile e centrale. Da socialista fu consigliere comunale, successivamente – da indipendente – fu vice Sindaco di Gianni Buono. Pietro Di Noto era un vigile urbano speciale. Aveva un senso della giustizia che lo faceva andare oltre le normali regole dei Regolamenti comunali e del codice della strada. A questi aggiungeva un personale “codice” dell’amore per il proprio paese e per la storia del proprio paese. Quel “codice” di comportamento che s’ispirava ad un grande Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, simbolo – per lui – dell’incorruttibilità, dell’indipendenza e della giustizia sociale. Pietro fu il protagonista del gemellaggio di Ischia con Leni, dell’isola siciliana di Salina, e fu lui l’artefice che spinse l’amministrazione comunale d’Ischia a restaurare l’immagine della Madonna del Terzito a via Quercia, che ricorda il passaggio per Ischia dei tre fratelli liparioti Sanfilippo che salvarono, con l’uso dello zolfo, le viti e la vinicoltura ischitana. Nell’orto di casa Di Noto a Casamicciola, all’ingresso dell’abitazione, vi è una copia magnifica in ceramica della Madonna del Terzito, ad opera dell’artista ischitano Rosario Scotto Di Minico.
Di Mizar faccio ancora fatica a parlare. Mi manca il tavolino quotidiano del Bar Calise, dove a volte eravamo soli, altre in otto-dieci persone e più. La verve polemica di Mizar era sempre la scintilla che accendeva il dibattito. Giovan Giuseppe non amava il ragionamento sottile e prolungato. Lui era per la botta e la risposta, immediate. Non era intimidito da niente e da nessuno, era capace, sortagli un’idea in testa, di mettersi immediatamente a telefono e chiamare il Prefetto, il parlamentare, l’industriale da cui, in quel momento, attendeva una risposta che placasse la sua ansia di capire. Una volta, scherzando, gli dissi: “Ho capito perché hai dato il nome Mizar alla tua agenzia immobiliare e ti è rimasta appiccicata addosso l’etichetta”. E lui, incuriosito e sapendo che la scelta del nome era logica per un uomo di mare abituato ad orientarsi con le stelle, mi chiese di continuare. Allora gli dissi: “Secondo recenti scoperte astronomiche, la stella Mizar si è rivelata piuttosto un agglomerato di quattro stelle e quindi tu hai scelto un nome che ti vedesse come un corpo unico con tua moglie e i tuoi due figli Francesco e Luca, quattro stelle che si fondono e confondono in una”. Mi ringraziò, ben sapendo che la mia era una lettura forzata ma affettuosa verso tutta la famiglia Mazzella.
Lello Pilato era “il sorriso della vita”, assorbiva gli attacchi (bonari e assolutamente amichevoli) che gli arrivavano da Mizar o anche da me, che eravamo insoddisfatti ed arrabbiati dell’assenza, sui problemi più importanti della realtà locale, del Partito democratico, che per i socialisti rimaneva e rimane l’unica ancora di salvataggio di un socialismo decimato dalla Magistratura prima, da una stampa forcaiola, dall’oscuramento della storia socialista, di cui ai giovani è stato trasmessa un’immagine deformata e bugiarda e infine da una esplosione dei socialisti in una diaspora che ha visto trasmigrare ex dirigenti e militanti in tutti i settori dell’arco parlamentare. Enzo Esposito era, un po’ come Antonino Italiano, il grande organizzatore, lo “scienziato” della politica, dei sistemi elettorali, del controllo degli atti degli enti locali (era stato membro del CO.RE.CO, poi abolito), dei meccanismi decisionali dei partiti e, soprattutto, Enzuccio rappresentava l’incontro ideologico tra il cattolicesimo cristiano e il socialismo laico, sulla scia di Livio Labor e con l’apporto intellettuale di Gigi Covatta. La triade Enzo Esposito, Domenico Ambrosino, Maria Capodanno ha fatto la storia a Procida e, credo, al di là delle posizioni attuali di Maria e del “Chiodo” che, se oggi Procida è Capitale della Cultura 2022, molto merito vada a quel drappello socialista. No, la morte di questi socialisti non è perdita solo per gli amici, come me e tanti altri. E’ perdita per le comunità di Ischia e Procida, è perdita di riferimenti etici, politici e sociali per tutti i cittadini di queste due isole; soprattutto sono venuti meno “maestri” di vita per i nostri giovani; sempre più privi di modelli virtuosi a cui improntare i loro comportamenti. Il 2021 ci ha tolto molto e rappresenta una cesura nella nostra storia politico sociale. E dovremo lavorare molto per individuare e far crescere soggetti in grado di riempire e suturare questa lacerazione.