LE OPINIONI

IL COMMENTO La genitorialità del 21°secolo

DI LUIGI DELLA MONICA

Non colpisce solo chi scrive la tragedia consumatasi alle porte di Milano. L’opulenza, il benessere e la tranquillità di una famiglia medio borghese, forse una delle ultime di Italia, non sono bastate a formare il carattere e l’autocontrollo di un diciassettenne, che prima asseconda il suo istinto omicidiario e poi versa lacrime di coccodrillo e dell’insincero pentimento, consapevole che senza i nonni la sua vita sarebbe completamente devastata. E’ cambiata molto l’Italia dei ragazzi del ’99, la classe di arruolati del Primo Conflitto Mondiale che diedero impulso alla battaglia di Vittorio Veneto, per dimenticare Caporetto, pietra miliare per le basi dell’odierna democrazia repubblicana. Non intendo sostenere che un ragazzo intruppato in una Forza Armata sia migliore degli altri, sarei impopolare e non credibile, visto che rappresento una associazione d’arma sull’isola. Ciò non di meno, lo svuotamento sistematico che una cultura laica e antisociale ha operato negli ultimi trent’anni, sostituendo Dio, Patria e Famiglia con edonismo, tecnologia e violenza, si è giunti ad interpretare il male come strumento di espressione delle relazioni umane. Una persona onesta e che sacrifica la sua vita per il bene del coniuge e dei figli è vista come una sconfitta, perché non ha due amanti, tre figli provenienti da relazioni diverse, tatuaggi per tutto il corpo e magari non è stato abile a sopraffare i più deboli di lui. L’odio, la rabbia, il rancore, l’accidia e la invidia per chi lavora poco o non lo fa per nulla, ma guadagna ingenti capitali è imperante e dilagante.

Decerebrati definiti “influencers” cicaleggiano da circa 20 anni sulla rete telematica e con il “like” guadagnano soldi immeritati, lanciando anche messaggi diseducativi e delegittimanti dell’autorità genitoriale, per cui spesso padre e madre, anche se da ultimo non si sa chi bene incarni queste figure, non riescono a riappropriarsi del loro ruolo delegato dalla natura, quella che si ostina a non voler cambiare ed essere cambiata dall’uomo. Non lo dico io, ma il Prof. Recalcati che il padre ha la funzione di negare e trasmettere regole, mentre la madre di permettere, trasgredire. Nelle società occidentali contemporanee tali ruoli sono stati completamente sovvertiti, i genitori si sono trasformati in amici o complici dei figli, mentre essi stessi tali sono rimasti, a volte schiavi delle stesse dipendenze dei loro figli: in una parola, non sono più credibili e coerenti. A questo punto, se chi ti ha messo al Mondo non sa nemmeno lui chi lo ha creato, se vive come una canna al vento, come volete che i ragazzi si formino in valori spirituali e culturali solidi? Le mie frasi non sono la interpretazione del fenomeno criminologico della disgraziata famiglia di Paderno Dugnano, che non mi compete per ruolo e competenze, ma uno spunto riflessivo per questa vicenda devastante devono stimolarlo. 

La rete, la cybernetica, il matrix, che aveva creato proprio l’uomo che è perito in mare davanti alle coste della Sicilia sul suo yacht miliardario, hanno creato uno strumento manipolativo delle menti, soprattutto quelle giovani, per scardinarli dal nucleo naturale di formazione, di educazione e di crescita sociale ed individuale: la famiglia. I ragazzi e\o ragazze crescono per una bramosia compulsiva del sesso, del denaro, del potere e del benessere rincorso a tutti i costi, anche da ultimo quello di uccidere un proprio congiunto. Il 17 enne indagato prima dichiara – scusate deformazioni da avvocato – di essersi sentito da tempo fuori luogo da quella famiglia e poi di avere agito di impulso? Mi viene da pensare ma nessuno lo aveva sollecitato ad aprirsi, nemmeno un sacerdote, un amico di famiglia, un compagno di merenda? Possibile che sia rimasto solo nel mutismo assoluto? Purtroppo, i poveri genitori si sono forse curati delle apparenze, come il rendimento scolastico, i meriti sportivi e la condotta taciturna, senza alcuna introspezione dell’animo di questo ragazzo. Personalmente e da avvocato non credo che evitare il carcere possa beneficiare il giovane, perché l’idea della violazione del codice naturale dell’intangibilità dei propri cari potrebbe arricchirsi di significato negativo con il piacere altrettanto insidioso della apparente impunità. Quest’ultimo sarebbe un messaggio ancora più devastante per i possibili emulatori del web. Qualcuno non ha mai insegnato, né dei suoi familiari, né all’esterno di essi, al giovane assassino che la vita è intrisa di sofferenza e sacrificio, senza dei quali non si arriva da nessuna parte, se non alla autodistruzione dell’essere umano. Questo intenderebbe occultare la società mendace degli “influencers”, non lavorare meno, lavorare tutti, ma non lavorate, tanto vivete lo stesso anche meglio di chi si spacca la schiena, affinchè voi viviate nel benessere.

Chi lavora (art. 1 Cost. l’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro) è uno sconfitto e la generazione dei lavoratori, cui appartengono almeno ancora i boomeers anni 70’-80’-90’ deve essere annientata anche fisicamente, per dare spazio ai millenials del progresso del dolce far nulla. In questo contesto nazionale, da cui Ischia non fa eccezione, soprattutto da ultimo con il dilagare dell’uso di alcool e sostanze stupefacenti in costante aumento, come dimostrano le cronache degli ultimi mesi, ci accorgiamo che i ragazzi non si emozionano più davanti a nulla. Le cinque Feste Patronali (Santa Restituta, San Vito, Sant’Anna, San Giovangiuseppe e San Michele) passano in secondo piano: per quanto la resilienza della tradizione non le faccia mai scemare, non si trovano più passioni giovanili per “aggredire” il futuro: vi è vergogna e timore di apparire in pubblico per non essere criticati o per non mettersi in gioco, narcotizzati dalla falsa idea che la sconfitta non sia motivo di crescita, ma di inadeguatezza irreversibile. La nidificazione delle tartarughe caretta caretta è un fatto episodico, che si ricorda quando vedi alcuni signori con magliette bianche che appartengono alla Guardia Costiera oppure al Regno di Nettuno o ancora alla Stazione Zoologica, ma non si grida al Mondo la gioia di questo evento! Cosa ci importa? Guardare le tartarughe che scelgono la nostra isola, nonostante discariche abusive sottomarine, sovramarine e tante altre violenze invasive del territorio, non fa notizia. Magari sarebbe più appetibile una visualizzazione con conseguenziali “like” su di un video di qualche folle che le uccida, perché i guardiani dei nidi sono degli sfigati, che proteggono questi meravigliosi animali per uno stipendio giammai pari a quello del “tiktoker”. Questa è l’isola che ci deve essere: quella di urlare al Mondo che ci sono giovani raggianti di gioia, perché il mare ed il sole di un’isola unica nel suo genere hanno regalato alla comunità tanti piccoli esseri viventi nell’armonia della convivenza fra uomo e natura.

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I genitori isolani, consci di questa specificità unica dell’isola, oasi di bellezze naturali ancora da scoprire, devono portare per mano dalle piccole cose, dal rispetto delle forme di vita di piccole indifese tartarughe, i loro figli a comprendere che il senso di responsabilità di essere chiamati a vivere un territorio ricco di risorse paesaggistiche e geomorfologiche meravigliose non è una gabbia dorata da cui dimenarsi, ma una scheggia di Paradiso in cui vivere sereni e senza sterili afflizioni. In conclusione, cari ragazzi, nell’approssimarsi dell’autunno umido isolano, abbandonate gli schermi digitali ed andate a gustare la crescita delle piccole tartarughe tra Forio e Lacco e cari genitori spronateli ad innamorarsi dell’ambiente circostante, non a subirlo, perché a volte il non comprendere la complessità dell’animo giovanile o non formarlo positivamente può condurre a nefaste conseguenze.

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