LE OPINIONI

IL COMMENTO La Festa del Porto simbolo dell’isola

DI LUIGI DELLA MONICA

Dal 17 al 23 settembre 2024 Ischia festeggia i 170 anni dalla fondazione del suo porto, per mano borbonica. Il Re di Napoli, nel 1854, dopo scarsi tre anni di lavori, fa visita alla sua amata isola per inaugurare il gioiello della ingegneria e della finanza dell’epoca: il nuovo porto capiente e sicuro. Lo scorso 17 settembre alle ore 10, l’alto onore concesso dal Sindaco d’Ischia dott. Enzo Ferrandino, per il cortese interpello fattone dall’assessore Luigi Di Vaia, è stato quello di ANMI Ischia, Gruppo A. Messina, che, con il suo rito militare dell’alzabandiera al cospetto delle alte Autorità Militari dell’isola, i Comandanti del Presidio Militare di Ischia, del Circomare Ischia ed il Luogotenente delegato dai Comandi CC sull’isola, la Comandante Polizia Municipale Ischia, ha issato il vessillo tricolore. Una cerimonia essenziale, scarna, ma densa di significato, poiché gli anziani soci del Gruppo ANMI Ischia, esponenti in congedo della Marina Militare, membri di altre Forze Armate aggregati o meri simpatizzanti particolarmente affiatati allo spirito di appartenenza alla Arma di mare, hanno idealmente passato il testimone spirituale della custodia del porto ai giovani allievi dell’Istituto Nautico “Cristofaro Mennella” di Ischia-Forio.

Per quale motivo argomento di custodia del Porto? Perché come giustamente è stato segnalato dall’Avv. Giovannino Di Meglio esso è un dono che il Re volle fare alla nostra isola che tanto amava ed esso come infrastruttura umana è il primo cardine del benessere commerciale e culturale della comunità, che venne affidato al presidio degli uomini di mare: faristi, ormeggiatori, pescatori, nocchieri, nostromi e comandanti. Tutto questo bagaglio di esperienze storiche ischitane si è distinto per merito e valore nel porto a far data dalla sua fondazione e viene tutt’oggi rappresentato dai soci ANMI Ischia, che purtroppo perdono anno, dopo anno, sempre pezzi umani importanti dal proprio organico per motivi di decessi anagrafici. Il simbolismo di immortalità dei valori, nonostante queste perdite umane, si è incarnato con la presenza dei giovani studenti dell’istituto nautico, verso cui lo statuto dell’associazione dei Marinai d’Italia è sempre proteso: possiamo morire, perire, ferirci o arrestarci per motivi di salute, ma il tedoforo dell’amore per l’isola e per la nostra Patria non verrà mai spento! Il porto è un gioiello lasciatoci in eredità dai Borboni, che pure costruirono una strada di collegamento fra i due versanti dell’isola, che dobbiamo lustrare a festa e custodire gelosamente.

Va ricordato che esso, oltre ad essere particolarmente capiente, è notorio per la sua sicurezza della protezione del naviglio, anche in caso di fortissimi eventi atmosferici, perché dispone di una conformazione geomorfologica ideale per la funzione che hanno progettato gli ingegneri costruttori. In altri termini, chi ormeggia nel porto d’Ischia non ha bisogno di tirare a secco l’imbarcazione con qualsiasi tempesta, sia essa di grecale in inverno o di libeccio in autunno\primavera e per questo dobbiamo ringraziare Ferdinando di Borbone. Giovannino Mazzella ha poi ricordato dal pulpito della chiesa del Porto Salvo di Ischia, alla fine della cerimonia religiosa seguita all’alzabandiera, che, circa sette giorni dopo l’inaugurazione del porto, venne posta la prima pietra del tempio cattolico adiacente, costruito a mo’ di protezione dei naviganti; ha proseguito il Sindaco di Ischia segnalando il Cristo Redentore, il quale idealmente abbracciava tutti gli avventori del porto, che in esso trovavano ristoro, riposo o riparo, dopo una faticosa traversata, oppure una burrasca. Ma la data significativa del 17 settembre della inaugurazione coincideva con la celebrazione cristiana di San Francesco di Paola, santo cui il re era particolarmente devoto, nonché patrono dei marinai, per avere imposto al suo erede al trono proprio il nome di Francesco. Quest’ultimo, ci riferisce Giovannino Di Meglio, è raffigurato in un dipinto posto nella navata centrale destra della chiesa del Porto Salvo. Un momento commemorativo solenne e prezioso, una riflessione contemplativa delle ragioni spirituali che hanno indotto il sovrano a quel gesto tanto importante per la comunità di Ischia, 170 anni or sono.

Terminato questo breve ma intenso momento culturale e spirituale, la cerimonia è proseguita con il lancio, per mani del Sindaco d’Ischia, del Comandante del Presidio Militare e del Comandante del Circomare Ischia, dalla banchina Redentore di una corona d’alloro in segno di ricordo dei caduti del mare, rituale che ANMI Ischia ripropone sempre ogni festa della Marina Militare, il 10 giugno. Un evento inaspettato, però, mi ha straziato il cuore: passeggiando conclusa la cerimonia sempre sulla banchina del porto, un passante autoctono, vedendo me e la mia tesoriera del Gruppo ANMI in divisa sociale, ci domandava quale festa si stesse svolgendo. Non riesco a capacitarmi di come commentare questa domanda: la domanda di “Pierino” per prendermi in giro, oppure quella del beota completamente disinteressato alla vita pubblica, purchè il proprio orticello sia grasso e gravido, a dispetto di quello del vicino. Non è possibile tollerare la ignoranza, perché essa è madre prolifica della crisi economica e della crisi di identità dell’isola. Non mi riferisco alla ignoranza innocente per problemi di salute o familiari, che hanno posto la persona in condizioni di svantaggio rispetto agli altri, ma quella della chiusura al cambiamento, perché “così non si è mai fatto”. È questo che mi induceva lo scorso 17 settembre scorso a vedere i ragazzi del Nautico, emblema positivo delle speranze della gioventù isolana, come dei pulcini impauriti, quasi vergognati e spaesati per non riuscire a cogliere il vero senso della loro presenza quella mattina.

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Il passante sul porto è proprio il messaggero di quella isola reazionaria e marcia, che ha reso timidi ed imbrigliati quei ragazzi meritevoli e coraggiosi, che non si fanno avanti per rivoluzionare pacificamente l’isola perché temono il giudizio degli altri.

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Se potessi comunicare ai ragazzi del Nautico, come a tutte le scolaresche dell’isola, il brivido lungo la schiena, l’orgoglio, il privilegio di udire un racconto di mare dalla bocca dei suoi protagonisti: nessuno immagina questa meraviglia, è come vivere in un romanzo di E. Eminguay, oppure di Emilio Salgari. Tutto questo accade realmente in Ischia, vicino al porto, in piazza Antica Reggia, ma se non viene promosso da un blogger, da uno youtuber o da un influencer non esiste. Pensate ragazzi ischitani, per restare in tema di festival di filosofia del nostro Prof. Raffaele Mirelli, che Cartesio identificava l’essere umano grazie al pensiero, ma nel 21^ secolo, all’interno dei vostri telefonini e dei vostri computer, ci sono dei soggetti che tentano di spegnere il vostro pensiero. Il mare, invece, ve lo sviluppa, ve lo potenzia, ve lo migliora, perché il suo rumore riassetta l’equilibrio delle cellule nervose, rasserena lo spirito e ricorda razionalmente che siamo rispetto ad esso una piccola goccia insignificante, per cui ci fa vivere il c.d. “bagno di umiltà”, ci elide i deliri di onnipotenza, atteso che, come si dice per mare, “o’ mmare ce piece o’ ttuost”: se sfidiamo una forza della natura siamo sempre perdenti. La festa del porto d’Ischia dovrà essere sempre ricordata come festa della cultura del mare e della storia gloriosa dell’isola.

* PRESIDENTE ANMI ISCHIA

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