LE OPINIONI

IL COMMENTO La deriva della politica

Penso che questo mio scritto susciterà reazioni contrastanti a seconda della convinzione politica di chi legge. La prima idea è stata quella di soprrassedere alla stesura in omaggio ad una tranquillità personale e ad un’inerzia intellettuale. Ma tale atteggiamento non è nel mio stile: non sono uso a girarmi dall’altra parte di fronte a situazioni, stati d’essere della società che mi circonda. La televisione in questi giorni ci ha mostrato delle immagini che riprendono tafferugli alla Camera tra deputati della maggioranza e dell’opposizione. Non è stato uno spettacolo bello ed edificante. Oltretutto, con n gusto quasi sadico, lo mandano continuamente in onda. D’altra parte le cose brutte fanno notizia, le cose belle no. Al di là del contenuto politico e delle motivazioni dei tafferugli a me lo spettacolo ha fatto male e mi ha indotto a riflessioni che non avrei voluto fare. Mi ha riportato ai disordini alla Camera de ’21, 22, a quelli successivi all’ultimo discorso di Matteotti prima che venisse ammazzato barbaramente. Forse sbaglio, ma a me è sembrato di vivere lo stesso clima di allora. Anche oggi abbiamo un governo di destra che, anche se velatamente si ispira ad una ideologia fascista. E’ inutile nascondersi dietro il dito, ma è così. Mi sembra di rivedere Mussolini che dopo la marcia su Roma, nel suo discorso in Parlamento, dice:”Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Ho detto potevo, ma non ho voluto!”. Come il non aver occupato l’aula parlamentare fosse stato un atto di enorme generosità. Qualcuno dirà che il sottoscritto è troppo pessimista e che teme rivolgimenti politici allo stato non possibili. Può darsi che sia così, ma io temo che ci possa essere una svolta autoritaria.

C’è un sotterraneo senso di sovranismo che attraversa tutta l’Europa; C’è un desiderio di “ordine”, un rigurgito di antisemitismo, un atteggiamento più che negativo verso i migranti e tante situazioni che lascerebbero optare per la soluzione di un governo forte. Non voglio immaginare di un uomo forte. La storira si ripete con una ripetitività quasi ossessiva e a me sembra quasi di rivivere gli stati d’animo dei nostri padri e dei nostri nonni nel 20,21,22. A me, alla scuola del -vico, hanno insegnato che la storia si ripete, anche se ogni volta ad un livello diverso: è il famoso “ritmo spiralico della storia”. Il popolo è portato a sottovalutare certi sintomi. Poi, quando si rende conto, è tardi. Basta vedere una pellicola del 1940, quando Mussolini a Piazza Venezia, gremitissima ed osannante, dichiarò guerra a Francia e Inghilterra. Tutti i presenti, ma proprio tutti, applaudirono convinti che era cosa buona e giusta. Passato qualche anno tutti si convinsero che avevano applaudito ad una immane tragedia. Purtroppo così vanno le cose della vita. Ci si accorge sempre in ritardo di qualcosa di brutto che sta per caderci addosso. Un altro aspetto che mi ha francamente addolorato sono i cinquecentomila voti di preferenza a Vannacci. Pensate un po’: in Italia (e bisogna tener conto che sono andati a votare meno della metà degli aventi diritto) ci sono cinquecentomila persone che la pensano come lui. Vale a dire che gli omosessuali sono anormali, che i neri non sono come noi bianchi, tanto è vero che quando era ragazzo e viveva a Parigi, se incontrava un nero, ad esempio su un pullman, faceva di tutto per sfiorarlo per vedere se la sua pelle era come la nostra. Amenità del genere si trovano scritte nel suo libro che ha avuto un successo di vendite altissimo. Ora, amici che mi leggete, sono tutti questi fatti stranii che mi fanno preoccupare per il futuro di questa nostra nazione. Poi mi convinco da me stesso che i tempi sono cambiati e non è possibile alcuna avventura autoritaria. Già! E se non fosse così…

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