IL COMMENTO La cultura non isola e le luminarie natalizie
DI BENEDETTO MANNA
Oramai è consuetudine creare nelle città il clima festoso per le festività più attese dell’anno, quelle natalizie, con allestimenti urbani sempre più sorprendenti e soprattutto luminosi, nei modi più fantasmagorici, con architetture svariate di combinazioni di luci, che non badano più alla parsimonia. Ischia, da tempo, in occasione del Natale, non fa mancare ai suoi cittadini, arredi e decori urbani, con effetti non inferiori ad altre realtà cittadine della terra ferma. Fin qui tutto bene, sennonché, essendo presenti sull’isola sei Comuni, quest’anno c’è chi, come Comune, ha pensato di dare più sfoggio e “luce“ a questo look natalizio, rispetto ad altri, che hanno agito con il normale criterio di non far mancare, in debita maniera, alla popolazione e ai visitatori affezionati al nostro territorio,anche durante le festività invernali, l’atmosfera particolare di festa, da vivere anche con eventi gioiosi programmati. Di conseguenza è scattata subito la gara al confronto (si è sempre ischitani) di chi, come Comune, merita di più l’inserimento nella palmares di Comune più organizzato, innovativo, all’avanguardia, per aver saputo porre su un piedistallo l’isola con le sue “magnificenze”, alle quali non ci si può sottrarre e da gridare ai quattro venti. Così, sembra si voglia dire, si riscatta l’isola, dopo essere uscita da un anno difficile per le note vicende. Perché, a guardar bene, per mettere in piedi tale operazione quasi faraonica, non si è badato a spese. Si parla di cifre esagerate, investite, se pur con buone intenzioni (ci mancherebbe), solo per la creazione di un periodo “magico”, però dai contorni temporali limitati. La domanda che viene ovvia da farsi è se tutte le risorse così destinate, hanno poi nel tempo il giusto ritorno che meriterebbe invece un territorio in fase di ricostruzione materiale, umana, sociale, culturale ed etica. Con questo anno appena trascorso, nulla è più come prima, infatti l’isola rimane segnata indelebilmente, non solo per i drammi che sono stati vissuti, ma per le tante défaillance venute alla luce, dovute alle“trascuratezze” di lunghi decenni, che hanno “marchiato” anche la coscienza dell’isolano.
A rigore di logica sembrerebbe il caso di non inebriare ulteriormente le poche consapevolezze in parte ancora confuse, fornendo false aspettative nel solito solco di una realtà di una volta, che adesso non c’è più e che sta cambiando rapidamente. Per essa occorre acquisire un adeguato abito mentale per potersi dare nuove prospettive, con una visione rinnovata del proprio territorio e del contesto di vita. Ciò per non essere sempre governati dagli eventi esterni, ma per essere presenti a se stessi, in maniera quotidiana. Il filosofo Seneca cita “Ducunt volentem fata, nolentem trhunt” – Il fato conduce colui che vuole lasciarsi guidare, trascina colui che non vuole. Quindi tornando al tema delle luminarie natalizie, il loro sfarzo eccessivo, non è nel segno di città Smart, come si suole dire oggi. Tale termine sta ad indicare appunto organizzazione del contesto sociale, ambientale, civile, urbano, secondo i criteri che emergono dai cambiamenti odierni in atto,che impongono un ripensamento del proprio contesto territoriale in relazione alle specificità dei propri luoghi e di quelli esterni, in quanto abitanti di uno stesso pianeta, ai fini di salvaguardare la qualità della vita in tutti i suoi aspetti. La critica riflessiva aiuta a fare quelle scelte che mancano quando si è dentro il can can di tempi caotici e frenetici, facendo deviare le risorse rispetto a una loro corretta destinazione, con produzione di nuova frustrazione, di ulteriore vuoto di aspettative e di vero isolamento. Di tutto l’ambaradan se ne può giovare solo un gruppo di pochi a scapito della collettività. Essa invece va tenuta presente e partecipe per tutti i giorni dell’anno e non per solo una breve parentesi se pur festiva. Non ci devono essere sproporzioni tra il vivere quotidiano, ove ritrovare la propria dignità come cittadino, e i pochi momenti lasciati allo svago festivo e allegra spensieratezza. Vanno considerati entrambi ma con “modus in rebus”, come direbbero i latini.Quindi se vogliamo possiamo affermare che L’ISOLA NON ISOLA, SE VIENE PERSEGUITO UN PERCORSO CULTURALE COSTRUTTIVO, ALLA BASE DI OGNI PROCESSO INNOVATIVO, per il quale non c’è bisogno di marcare la propria esistenza di comunità isolana con forme comunicative eccessivamente ridondanti, quasi cacofoniche, per dimostrare di esserci.
Ischia non è alla fine del mondo. Dobbiamo ricordare, e spesso dimentichiamo, che a Ischia ha avuto l’origine l’affermarsi della civiltà della Magna Grecia nella storia della penisola italiana e della Sicilia,con le prime popolazioni su essa sbarcata provenienti dall’Eubea nel 770 a.c., da dove poi si diressero per colonizzare e fondare prima Cuma e poi Napoli, dando luogo in seguito agli altri insediamenti. Ischia è stata “l’ombelico del mondo” e se partiamo dai suoi valori naturali, paesaggistici, di beni ambientali architettonici, storici, culturali, dalle sue tradizioni, dalle sue storie di gente, di agricoltori, pescatori, navigatori, non può che esserlo ancora e non essere invece considerata oggi da alcuni come un paradiso perduto d’Europa. Si tratta quindi di andare a ritrovare la propria collocazione nel suo habitat sia naturale e culturale, tra loro strettamente connessi, e identità nelle radici storiche. Bisogna promuovere la propria cultura che non isola e che ci fa conoscere e apprezzare nel mondo per quello che siamo stati, siamo e saremo. Perciò dispiace nel vedere una rincorsa a quanto più si“luccica” per darsi una visibilità, che si trova, per quanto detto,invece nell’isola stessa senza sovrastrutture Solo così anche Ischia potrà candidarsi anch’essa, quanto prima, ad essere meritatamente Capitale Italiana della Cultura, una volta liberata da inutili orpelli che la offuscano e come riscatto da tempi bui.
Tutte le operazioni di marketing, per usare un termine in voga, per il rilancio turistico per esempio con il portale “Visit Ischia”, avranno un significato solo se si parte dalla cultura che ci appartiene senza sovrapposizioni e contaminazioni improprie. Tanto per iniziare, qual è un primo segnale che si può dare duraturo, stabile e significativo della nostra realtà che non viene ancora conosciuta in pieno dagli isolani e tanto meno da chi viene a visitarci? Siamo un’isola che fa parte del Golfo di Napoli, studiata per importanza dei suoi fondali e fenomeni vulcanici di emissione di CO2 dalla Stazione Zoologica Anton Dhorn (vedere articolo del 18 novembre), e che fa parte dell’Area Marina Protetta(AMP) Regno di Nettuno. Orbene sfido chiunque sull’isola per sapere se trova su tutti i 46,3 km2un’indicazione che informi di essere inseriti in un’area marina protetta. Di conseguenza la maggioranza degli abitanti non sa niente della sua importanza e tantomeno della presenza nelle sue acque di sette specie di mammiferi marini. Realtà che passa inosservata e non di poco conto se pensiamo ad esemplari come la balenottera azzurra di lunghezza fino ai 24 mt. Ci sarebbe un modo immediato per rimediare a tale improvvida lacuna, come quello di effettuare un’installazione di gigantografie in scala 1:1 delle sette specie, intervallate da pannelli con didascalie, già in dotazione dell’AMP, sui muri frangiflutti del porto di Casamicciola e Forio. Si lascia immaginare l’impatto comunicativo ed emotivo per chiunque sbarca su ciascuno dei due porti. Il tutto sarebbe già pronto chiavi in mano, in quanto si tratterebbe di replicare quanto realizzato sul porto di Bordighera, con possibilità di un gemellaggio tra l’area Pelagos in Liguria e la nostra Area Marina Protetta Regno di Nettuno, con una spesa poco più di una decina di migliaia di euro. Spesa che fa ridere rispetto a quanto viene destinato per luminarie ed eventi vari. Solo che così si fa cultura, nell’altro modo i vantaggi concreti per l’isola sono difficili da individuare.
Tanto per capirci, a parte l’ischitano, il visitatore apprezzerà di più di conoscere la realtà unica, questa sì sorprendente, che circonda l’isola, oppure i soliti “fuochi d’artificio”? Su quali contenuti e temi si potrà, volendo compiere una svolta, per un cambiamento radicale, concepire la tanto agognata destagionalizzazione? Su ciò si avrà modo di approfondire nel corso del nuovo anno, cogliendo l’occasione di rivolgere a tutti i lettori i migliori auguri per un Buon Natale e Felice Anno Nuovo.
In regalo, a corredo dell’articolo, un ‘immagine della luna che illumina gli scogli di Sant’Anna.
* SOCIO WWF – LEGAMBIENTE – CAI