LE OPINIONI

IL COMMENTO La crisi dell’editoria e il ruolo dei giornali locali

In questo momento storico, caratterizzato da una crisi dell’editoria, dal livello nazionale a quello europeo (ha fatto bene a sottolinearlo, con un post su FB, Salvi Monti, corrispondente Ansa da Ischia) spiccano tre dati: uno europeo, l’altro nazionale e il terzo a livello isolano .Il dato europeo ci dice che il primo leader ad affrontare, con decisione, la desertificazione delle redazioni dei giornali è stato il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, che ha chiamato a raccolta (un anno fa) gli Stati Generali dell’editoria. Cinquanta esperti hanno esaminato le cause degli affanni dell’editoria giornalistica. Ci sono volute 176 audizioni di cronisti, editori, docenti universitari, sindacati, associazioni per concludere (in 352 pagine) che nel 2050 il giornalismo professionistico sarà estinto e sono state formulate 15 proposte per tentare di arginare e scongiurare questa fine del giornalismo. Tra queste, spicca l’idea di tassare al 7,25% i ricavi delle piattaforme digitali Google e Facebook, per alimentare l’editoria giornalistica.

Il dato nazionale è una decisa sterzata a destra dell’informazione cartacea (oggi sono molte di più le testate di centro destra o di destra centro che quelle di sinistra) e ciò si coniuga con un dichiarato tentativo di ribaltare l’egemonia culturale che, per anni, ha avuto un’impronta di sinistra. Ciò vuol dire che in Italia le mire dell’editoria, in questo momento, sono quelle di condizionare, in un senso o in un altro, l’opinione pubblica per fini politico elettorali e di potere di determinati settori dell’economia e della finanza, più che per necessità di informare e affinare la capacità critica dei lettori. Il dato isolano è che esistono due quotidiani cartacei e alcuni giornali on line. Di questi non si può dire che abbiano una chiara impronta di destra (a prescindere dall’orientamento dei rispettivi editori, di area vagamente centrista e anche dall’orientamento dei rispettivi direttori o coordinatori). Entrambi i giornali accolgono contributi diversi e di diversa opinione politica e preferiscono sentire le due campane delle varie contese piuttosto che sposare una determinata causa. Quindi potremmo rubricare i due quotidiani come giornali di informazione, arricchiti (si spera) da opinionisti di diverso orientamento. Basta questo per dire che Ischia, a differenza della carta stampata nazionale, non rientra nella crisi dell’editoria che affligge l’Italia e l’Europa? No! I giornali locali hanno bisogno di uscire in abbinata con quotidiani napoletani (Il Mattino e il Roma) Questi sì che hanno un preciso orientamento; il Roma storicamente di destra e il Mattino storicamente centrista democristiano ma che, soprattutto con la direzione di Roberto Napoletano, ha assunto una identità che definirei vagamente neo borbonica e neo nazionalista, che evidenzia un trionfalismo partenopeo e regionalistico alquanto fuori misura.

E’ ovvio che chi legge il quotidiano napoletano e poi quello locale viene influenzato da entrambe le letture, spesso con effetto di reciproco annullamento degli orientamenti. Che il giornalismo locale non sia estraneo alla crisi dell’editoria è dimostrato anche da altri aspetti: le due redazioni sono praticamente senza redattori retribuiti, ad eccezione di chi li dirige, i quali sono chiamati ad un lavoro intensivo e molteplice. Questo ha determinato anche una mancata crescita, formazione e carriera – oltre l’isola – di giovani aspiranti giornalisti. Pasquale Raicaldo ha avuto sì esperienza di direzione di quotidiano locale ma l’attuale sua carriera in progress, all’interno del quotidiano Repubblica, più che essere legata al giornalismo locale sul campo è legata alla Scuola Superiore di Giornalismo frequentata e alla sua predilezione per temi ambientalistici ed ecosistemici (ottimi i suoi recenti contributi sullo speciale Green & Blue di Repubblica). Altra giovane giornalista in carriera, sempre su Repubblica, è Serenella Mattera, che non è transitata per il giornalismo locale, scegliendo direttamente, e con successo, la via del giornalismo nazionale. Il coordinatore del Golfo, Gaetano Ferrandino, è attualmente corrispondente isolano di Il Mattino, dopo aver collaborato al Corriere del Mezzogiorno. Gaetano viene da anni di giornalismo locale e regionale, ma con caratteristiche più ampie di anchorman televisivo e dell’intrattenimento musicale. Ha conseguito prestigiosi premi di giornalismo da una giuria parlamentare e, più di recente, il Premio Caravaggio 2024; ma ciò per caratteristiche e predisposizioni proprie più che per l’esperienza maturata presso i quotidiani locali. Allora, dove vogliamo andare a parare con queste considerazioni? Andiamo a porci un interrogativo importante: quale funzione hanno avuto e potranno avere, quale incidenza hanno sulla vita sociale economica e culturale di Ischia i quotidiani locali?

Atteso che i politici locali ne dicono peste e corna, tranne a cercarne il consenso e la pubblicità delle loro azioni (ammesso che agiscano e che agiscano per il bene collettivo); atteso tutto ciò, perché un opinionista come me, o come altri, decide di continuare a scrivere, sforzandosi di formulare opinioni documentate, non già al fine di convincere i lettori su certi assunti ma nella speranza di sollevare dubbi, domande, analisi critiche. E’ per questo che riteniamo valga ancora la pena di “provare e riprovare”, come diceva Galileo Galilei. Senza un affinamento critico, non solo quest’isola, ma nessun paese al mondo può progredire e ognuno di essi rischia di naufragare nell’indifferenza sociale e di essere risucchiato dal potere autocrate e antidemocratico. Attendiamo che le scuole, prima di ogni altra espressione sociale, si convincano e si aprano ad un confronto. Cari Dirigenti scolastici, cari professori, fate leggere i quotidiani in classe, parlatene, anche male, se lo ritenete, ma sempre motivando i giudizi. E fate scrivere articoli da studenti che lo desiderano. Poi saremo i primi a dire ai ragazzi che la lettura e lo studio dei libri, quelli scolastici ma anche i romanzi, la letteratura classica e moderna, i saggi, le poesie, contano più del giornalismo, come la storia conta più della cronaca. Ma senza la cronaca non ci sarebbe nemmeno la storia.

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